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Adolescenti e impegno, oltre i luoghi comuni

19 novembre 2021

Adolescenti e impegno, oltre i luoghi comuni

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Chi l’ha detto che gli adolescenti sono perdigiorno e scansafatiche. Spesso danno prova di impegno sociale e di coinvolgimento soprattutto negli organismi rappresentativi della scuola. I dati parlano chiaro: da una indagine su scala nazionale che ha coinvolto 8.400 studenti, le loro scuole, i docenti e i dirigenti scolastici emerge che il 48% dei ragazzi e il 67 % delle ragazze sono impegnati in diverse forme di partecipazione ad attività di volontariato. È la fotografia sulla condizione giovanile in Italia del Rapporto Giovani dell’Istituto Toniolo, illustrato e discusso nel webinar del 17 novembre moderato da Roberto Fontolan, dell’Istituto Toniolo. Un incontro che ha messo sotto la lente la partecipazione degli adolescenti italiani in particolare nell’ambito scolastico, per avere un quadro più chiaro del loro coinvolgimento diretto nelle scuole e con le scuole.

Per Elena Marta, docente di Psicologia sociale e Psicologia di comunità, la ricerca va oltre lo stereotipo di adolescenti disimpegnati dato che è stato dimostrato che sono attivi in contesti organizzativi e si dedicano a sogni, progetti e desideri. «La partecipazione è importante in questa fase della vita perché aiuta a costruire l’identità personale e sociale e soprattutto l’identità civica degli adolescenti, cosa importante per tutta la comunità. La partecipazione si compone di diverse modalità, dal prendere parte a contesti organizzati da adulti a forme di assunzione di responsabilità personale per un impegno anche temporaneo finalizzato allo sviluppo della comunità e del bene comune», ha affermato la professoressa Marta.

La partecipazione si compone di forme fluide e creative con un approccio che poggia sulla considerazione che gli adolescenti che hanno del talento sviluppano capacità e competenze ma è importante che i contesti, in cui agiscono, strutturino tali talenti. In tal senso i giovani dimostrano fiducia, relazioni, capacità di rispettare le norme e di prendersi cura del contesto, desiderano far sentire la loro voce e testimoniare valori e competenze. La partecipazione creativa in campo scolastico necessita di accompagnamento e sostegno da parte della scuola.

Ma fondamentale è anche lo sviluppo di competenze sociali e civiche. Lo ha spiegato bene il pedagogista Pierpaolo Triani. «Si impara insieme facendo insieme. La scuola è un dispositivo fondamentale, che oggi vede maggiore attenzione sulle competenze sociali, in particolare sull’insegnamento dell’educazione civica. Anche per questo negli adolescenti c’è apprezzamento per le forme di partecipazione, anche se con il crescere dell’età c’è il sorgere di un disincanto di fronte alla partecipazione» poiché essa «si innesta su una struttura scolastica individualista e frammentata. Il valore collaborativo ha ampi margini di sviluppo e può trovare nei patti educativi di comunità un dispositivo interessante». La partecipazione degli studenti, inoltre, la si promuove quando non si lasciano solo spazi di espressione, ma gli si consente di esercitare scelte curriculari e scelte di rapporto con il territorio che possono incidere sul loro percorso formativo.

In questa prospettiva l’alternanza scuola-lavoro può giocare un ruolo centrale «per proiettare gli studenti all’esterno interrogandosi sul senso di quello che stanno facendo», ha detto Giancarlo Sala, già dirigente scolastico del Liceo Banfi di Vimercate (MB), istituto che ha contribuito alla ricerca dell’Osservatorio Giovani.

Sulla partecipazione agli organi collegiali hanno portato la loro testimonianza gli studenti Nicole Properzi, matricola del Collegio Paolo VI, e Davide Battiato, matricola del collegio Ludovicianum, entrambi attivi quali rappresentanti dei loro istituti scolastici prima dell’iscrizione all’Università. Nelle loro parole il desiderio di darsi da fare, di vivere il contatto con le persone che stimola la creatività, di essere voce di chi non ha voce, di arricchire la propria personalità. Un impegno svolto in un periodo difficile a causa della pandemia, tanto da inventare anche forme nuove come la creazione di un network per mettere in relazione i rappresentanti scolastici di tutta Italia. Tra i momenti negativi vissuti la gestione del confronto con i genitori preoccupati di far tornare i propri figli a scuola vista come luogo di contagio.

Ne è emerso l’accentuato desiderio di partecipazione provocato proprio dalla pandemia per l’inedita situazione vissuta che ha generato positivamente nelle nuove generazioni la voglia di mettersi in gioco.

Un articolo di

Agostino Picicco

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