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Aldo Travi, l’«amministrazione vera» per cui vale la pena spendersi

06 dicembre 2022

Aldo Travi, l’«amministrazione vera» per cui vale la pena spendersi

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Maestro riconosciuto del diritto dell’amministrazione pubblica. Fondatore di una scuola ricca, importante e prestigiosa. Autore di innumerevoli saggi e libri uniti da un medesimo fil rouge: il rapporto tra cittadino-persona e amministratore declinato nella parola servizio. È unanime l’opinione di docenti e allievi verso l’amministrativista Aldo Travi, che, per omaggiare il collega e professore, venerdì 2 dicembre si sono ritrovati in una gremita Cripta dell’Aula Magna per partecipare al convegno ispirato a un tema a lui caro “Cittadino e amministrazione” - e su cui di recente il docente ha anche pubblicato per la casa editrice Vita e Pensiero il libro “Pubblica amministrazione. Burocrazia o servizio al cittadino” - e organizzato dalla facoltà di Giurisprudenza e dal Dipartimento di Scienze giuridiche in occasione dell’uscita di un volume dei suoi Scritti scelti.

Allievo di Umberto Pototschnig, il professor Travi, dal 1990 ordinario di Diritto amministrativo, prima nella facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Pavia e dal 1998 a Milano in quella dell’Università Cattolica, dove ha insegnato per 22 anni, ha saputo sempre unire la passione per l’insegnamento con l’intesa produzione scientifica, entrambe portate avanti con equilibrio e sobrietà lombarda. «Uno studioso che ha dato tanto alla nostra Università», ha detto il rettore Franco Anelli parlando di «pertinenza» tra gli studi del giurista e il «contesto valoriale» di un Ateneo che da sempre si sforza di porre al centro della sua attenzione la persona. «Nel Talmud c’è scritto che un maestro è tale se è stato in grado di suscitare, di formare allievi. E Aldo Travi ne ha avuti davvero molteplici e tutti bravissimi», ha fatto eco il preside della facoltà di Giurisprudenza Stefano Solimano, ringraziando a nome di tutti gli storici e i filosofi del diritto e dei romanisti il docente della Cattolica per aver compreso che il diritto ha la «stessa struttura temporale della storicità».

Da parte sua, la vicepresidente della Corte costituzionale Daria de Pretis, che ha introdotto il dibattito, ha ripercorso alcuni aspetti che accomunano gli scritti scelti del giurista, tra gli oltre trecento da lui elaborati, e raccolti nel volume. «Il primo è l’approccio pieno di cultura dell’autore che, oltre a mostrare un’apertura alla multidisciplinarità, indica la direzione verso cui deve muoversi in futuro lo studio del diritto. Un secondo aspetto è la limpidezza di linguaggio e di pensiero. Un’altra costante è il rigore del metodo di interpretazione, confermato dal suo rivendicare il valore della legge. Infine, la passione del giurista, dello studioso e dell’operatore del diritto che applica il suo sapere anche alle giuste cause».

Tutte caratteristiche che ancora una volta rimandano a quella centralità del cittadino tipica dell’opera di Travi. Lo ha ribadito Carlo Marzuoli, dell’Università degli Studi di Firenze, affrontando nel suo intervento il tema “Nuovi modelli di azione amministrativa”. «Una concezione, quella di Aldo Travi, che, se da un lato implica la necessità di non considerare più il cittadino come un individuo astratto, dall’altro, porta in evidenza l’emersione di un’altra persona: l’agente dell’amministrazione che, da semplice esecutore, diventa sempre più un importante protagonista della scena in quanto è colui che deve fare». A mettere in evidenza l’importante contributo che l’opera di Travi ha dato nel ripensare il giusto processo è stato il docente dell’Università Cattolica Luigi Paolo Comoglio. In un intervento intitolato “Diritto amministrativo e cultura giuridica”, e letto per l’occasione in sua vece dal professor Alberto Romano, ha posto l’accento sull’impegno del giurista Travi a sollecitare riforme che migliorassero il processo amministrativo, in linea con quella sua visione di servizio orientata alla tutela del cittadino.

Ecco perché Massimo Luciani, dell’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, approfondendo i termini “amministrazione” e “costituzione”, ha definito il professor Travi un autentico campione della tutela della legalità. «La rigorosa concezione della certezza dell’affidamento, che ha coltivato lungo tutto l’arco della sua produzione scientifica, equivale alla limpida comprensione delle ragioni della legalità come cardine dell’amministrazione e della costituzione». D’altronde tra i grandi meriti che vanno riconosciuti all’amministrativista c’è soprattutto l’aver alimentato il «flusso della cultura costituzionale». Ne è convinto Bernardo Sordi, dell’Università degli Studi di Firenze, secondo cui nell’opera del docente della Cattolica c’è un tema più di ogni altro ricorrente ed è quello della legalità. Un’attenzione che prosegue nella sua lettura della giurisprudenza. L’affermazione di un principio che non rimane fine a se stesso ma si apre sempre verso lo spazio della tutela giurisdizionale. E che, nel contempo, esprime un’esigenza profonda: «Riportare il diritto amministrativo a una base comune con gli altri rami degli ordinamenti». Il che significa restituire una «struttura codificata», almeno per quanto riguarda i principi generali, all’attività amministrativa e al processo, che un po’ quello che si è fatto effettivamente, prima, con la legge sul procedimento, poi, con il codice del processo amministrativo. Insomma, è «l’amministrazione vera», per dirla con le parole di Aldo Travi, quella per cui da giuristi vale la pena battersi e lavorare con quella stessa grande passione evocata nei suoi “scritti scelti”, frutto di un’altrettanta grande cultura giuridica, consapevole e responsabile.

Una “cultura giuridica” a detta di Guido Greco, dell’Università degli Studi di Milano, ben espressa dalla varietà dei temi trattati da Aldo Travi nei suoi scritti e confermata dalle sue grandi qualità di avvocato. Proprio il professor Greco ha messo in luce l’importanza dell’attività professionale nel pensiero dell’autore, anche nell’individuazione di soluzioni che possano risultare sempre «operative» sul piano pratico.  

Le conclusioni del pomeriggio di studi sono state affidate a Riccardo Villata, dell’Università degli Studi di Milano.

 

Un articolo di

Katia Biondi

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