«La scoperta dei microRNA (miR) – spiega il professor Maurizio Genuardi, docente di Genetica medica presso la Facoltà di Medicina e chirurgia - ha gettato luce sul funzionamento di una parte del patrimonio genetico su cui fino a poco fa non si sapeva niente o quasi. Circa l’1% del DNA contenuto nel nucleo di cellula dell’organismo umano è costituito da geni che codificano proteine (“DNA codificante”). Il passaggio da gene a proteina avviene attraverso l’intermediazione del prodotto primario del DNA, il cosiddetto RNA messaggero. La funzione del restante 99% del DNA nucleare (“DNA non codificante”) era per lo più misteriosa. Erano in realtà note anche altre tipologie, di RNA (RNA ribosomiale, RNA transfer), che svolgono funzioni specifiche nella sintesi delle proteine. I miR modulano l’attività dei geni che codificano proteine legandosi a sequenze specifiche dell’RNA messaggero. Il numero di diversi tipi di miR presenti nella cellula umana è superiore a 2.000. Questi sono prodotti da una porzione del DNA non codificante, a cui quindi è stato possibile attribuire una precisa funzione. Nel corso degli anni si è scoperto che i miR agiscono in squadra: vari miR vanno a legarsi insieme a diversi tipi di RNA messaggeri per poter esercitare il loro effetto, ed esistono molte diverse combinazioni di miR attive. Sono state scoperte anche altre forme di RNA che svolge attività regolatrice della funzione dei geni codificanti proteine, di diversa grandezza e struttura rispetto ai miR».
«Oltre alle interessanti informazioni sull’organizzazione e le funzioni del patrimonio genetico delle specie viventi, la scoperta ha avuto e verosimilmente avrà in prospettiva delle importanti ricadute in ambito medico. Conoscendo il meccanismo d’azione dei miR sono state sviluppate terapie basate sull’uso di molecole di RNA per alcune patologie genetiche, come l’atrofia muscolare spinale, e diversi studi sono in corso, in particolare in ambito oncologico. Sappiamo infatti che la disregolazione dell’attività dei miR è una caratteristica di molti tumori, e in prospettiva queste conoscenze potranno essere utili per l’identificazione di marcatori di diagnosi precoce, di prognosi e di risposta a terapie, nonché per lo sviluppo di nuove terapie antitumorali».
«Va sottolineato – conclude Genuardi - che i primi esperimenti che hanno portato all’isolamento dei miR sono stati condotti nell’ambito di progetti di ricerca di base, non traslazionale, effettuati sul nematode C. elegans, un tipo di verme dall’aspetto cilindrico molto utilizzato per studi genetici. La scoperta dimostra quindi l’importanza fondamentale della ricerca di base, dalla quale derivano alcune delle innovazioni più importanti, non solo per la medicina».