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Allenarsi all'antifragilità: indicazioni per far fronte a una nuova forma di stress

04 febbraio 2021

Allenarsi all'antifragilità: indicazioni per far fronte a una nuova forma di stress

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Dopo quasi un anno di pandemia, alcune parole come lockdown, covid-19 e distanziamento sociale sono entrate ormai nel vocabolario quotidiano delle nostre vite. Insieme a queste, si sono aggiunti anche altri termini che, prima di adesso, potevano avere solo una risonanza più o meno lontana per ognuno di noi. Tra queste sicuramente è possibile annoverare anche l’espressione “stress da pandemia”.

Secondo i dati di Google Trends, il tool di Google che permette di visionare le ricerche effettuate dagli utenti online sul noto motore di ricerca, la parola stress, nell’intervallo tra marzo e aprile dello scorso anno, è stata ricercata con una maggiore frequenza di volte rispetto ai mesi precedenti, soprattutto associata alla parola coronavirus e pandemia. Da qui la nascita della specificazione stress da pandemia, termine usato per indicare uno stato di disagio nato e insorto durante questi mesi. È possibile notare come, nei mesi conclusivi del 2020, la ricerca dell’espressione stress da pandemia si è sicuramente affievolita, ma rimane comunque molto presente tra le parole che cerchiamo di più.

Se lo “stress da pandemia” fa parte ormai del nostro vocabolario quotidiano, quali significati ha raccolto al suo interno con il passare di questi mesi?

Se nei primi periodi del 2020, questo tipo di stress poteva essere legato più alla situazione di chiusura totale e isolamento con delle caratteristiche legate solo a un breve periodo di tempo (parliamo di marzo e aprile), ora sappiamo che questa forma di disagio ha delle sfumature molto diverse.

Con il prolungamento dello stato di lockdown e di distanziamento sociale, saremo chiamati a convivere con restrizioni ancora per un tempo più lungo rispetto a quello che molti di noi speravano. Di conseguenza, anche il termine stress risente di questo prolungamento e raccoglie al suo interno una dimensione di attesa e frustrazione spesso difficilmente sostenibili. L’elemento principale quindi che caratterizza lo stress di questo momento è la consapevolezza che non passerà velocemente.

Come possiamo imparare a gestire e convivere con questa dimensione?

In questo caso, ci viene in aiuto il concetto di “Antifragilità”, descritto dal filosofo saggista Nassim Nicholas Taleb nel suo libro del 2012 “Antifragile, prosperare nel disordine”. Per Antifragilità si intende la capacità di adattamento funzionale, propositivo e proattivo al cambiamento, il quale non solo non viene evitato, ma può spesso essere volontariamente ricercato.

In un contesto fortemente caratterizzato da incertezza e instabilità, le persone sono costrette a misurarsi con il nuovo, con qualcosa che non si sarebbero mai immaginate e, di conseguenza, con la loro capacità (o incapacità) di adattarsi al cambiamento costante in una situazione di scarsa prevedibilità. Il coronavirus e la gestione di questa pandemia, anche se ora siamo più consapevoli o semplicemente abituati a sentire questo genere di parole, ci chiama inevitabilmente ad avere un atteggiamento antifragile. Oggi si parla appunto di Antifragilità e non di resilienza proprio per la loro differenza principale, rintracciabile nella dimensione temporale con cui si gestisce il cambiamento. Se per Antifragilità si intende una modalità in evoluzione e continuativa, la resilienza prevede una modalità di resistenza efficace ma tendenzialmente statica verso il cambiamento (per la serie “resisto all’urto” e ritorno nella condizione di partenza, una volta che il problema è risolto).

Oggi, come mai fino a ora, siamo chiamati ad essere antifragili per superare questo lungo periodo di difficoltà; consapevoli che il coronavirus ci ha mostrato come, nel giro di pochi mesi, le nostre vite possono essere stravolte e le nostre certezze possono crollare improvvisamente.

Come ci si confronta con queste situazioni? Come si diventa antifragili? Come si traduce questo concetto nella nostra quotidianità? É possibile allenarsi ad essere sempre più antifragili?

In primis possiamo affermare che questo tema, oltre ad essere un concetto interessante, che stimola riflessioni e apre a nuove prospettive per far fronte al cambiamento, è considerabile una vera e propria capacità, una cosiddetta Soft skill. Questa capacità spesso è rappresentabile attraverso 4 dimensioni separate ma che lavorano tutte nella stessa direzione. Secondo gli scritti di Taleb queste dimensioni possono essere sintetizzate in: adattamento proattivo, evoluzione continua, agilità emotiva e la distruttività consapevole.

Per adattamento proattivo intendiamo la capacità di reagire in modo propositivo e dinamico di fronte a imprevisti ed eventi non controllabili all’interno di contesti nuovi e non sicuri per la nostra esperienza. Esso si allena con la continua ricerca di qualcosa di nuovo, anche di piccola entità, ma da portare avanti ogni giorno. Si parla di un allenarsi al nuovo, al non conosciuto.

Per evoluzione continua intendiamo la capacità di ricercare attivamente il cambiamento con spinte motivazionali rivolte verso la volontà di mettersi in gioco in contesti incerti. In questo caso, l’allenamento è legato al cambiare le proprie abitudini in maniera costante, vedere la propria quotidianità con prospettive diverse. Questo per noi significa non solo cercare qualcosa di nuovo ma anche cambiare gli occhiali con cui si guarda alla realtà.

Per agilità emotiva intendiamo la capacità di gestire le emozioni che percepiamo, partendo in primis dal permettersi di sentirle senza giudizio e accoglierle così per come ci arrivano. Questa dimensione si allena cercando di fermarsi durante la giornata per interrogarsi rispetto al proprio sentire emotivo. Che emozioni sto vivendo in questo momento? A cosa possono essere ricondotte? Riconoscere e codificare le emozioni provate è un’importante azione che alimenta la consapevolezza di sé, supportandone la stessa gestione.

Infine, per distruttività consapevole intendiamo la capacità di eliminare i vincoli psicologici che ci impediscono di andare oltre e vedere nuove possibilità. Questa capacità si allena ripensando e ricostruendo il nostro mindset con cui vediamo e svolgiamo le attività di tutti i giorni. Spesso siamo molto concentrati sul portare avanti con decisione e perseveranza le nostre scelte, i nostri obiettivi, le nostre abitudini, ma a volte è molto più saggio e coraggioso fermarsi a riflettere su quali sono quegli elementi che andrebbero “lasciati” per strada, abbandonati perché oramai non più utili per affrontare efficacemente le nuove sfide che la vita ci pone davanti.

Allenare questi 4 aspetti, assieme o separatamente, può diventare una strategia fondamentale per gestire lo stress e cercare di imparare qualcosa per noi e il nostro benessere da questa pandemia e dalle conseguenze, a volte molto dannose, che porta con sé.

Non si tratta, infatti, solo di reagire al cambiamento, ma di allenare a ri-costruire in maniera agile il punto di vista che prima avevamo sulle nostre abitudini e sui nostri modi di pensare, al fine di creare i presupposti per trovare nuove modalità e nuove strategie per trarre il massimo vantaggio “evolutivo” da qualsiasi tipo di situazione imprevista.

Un articolo di

Dario Bussolin e Martina Cassani

Dario Bussolin e Martina Cassani

Alumni Facoltà di Psicologia

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