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Armida Barelli, tutt’altro che una “bella bambola”

31 maggio 2021

Armida Barelli, tutt’altro che una “bella bambola”

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È un dato di fatto che le nuove generazioni di studenti (e non solo), pur conoscendo l’ampia aula a lei dedicata nella sede di Via Sant’Agnese, sanno poco o niente di Armida Barelli, cofondatrice dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e appassionata componente della pattuglia di “sognatori” che circa cento anni fa si attivò per quella missione impossibile che era la fondazione di una Università Cattolica in Italia.

Tanti giovani, provenienti da tutto il territorio nazionale e anche dall’estero, che oggi sono qui a formarsi, devono dire grazie anche ad Armida se possono studiare in Cattolica. Si consideri, poi, che la sua dedizione, abnegazione e intelligenza in questa impresa le procurarono qualche difficoltà proprio per il suo essere donna attiva ai più alti livelli gestionali del nascente Ateneo, tanto che quando – per un debito di riconoscenza ma anche per una precisa indicazione di percorso per gli intenti futuri – Armida fu determinata per intitolarlo al Sacro Cuore … qualcuno ebbe a dire in modo dispregiativo a padre Gemelli “…Non dia retta a una bella bambola”.

Che Armida, pur nel garbo e nella delicatezza personale, non fosse una bambola era chiaro agli uomini e alle donne del suo tempo. Anche per questo il Comitato per le Pari Opportunità dell’Ateneo l’ha scelta - al di là delle ragioni legate al Centenario di fondazione dell’Università Cattolica e alla sua prossima beatificazione - per indicarla quale testimonial dell’inserimento della donna nei processi di modernizzazione della società in cambiamento, in occasione del webinar, promosso il 27 maggio dal Comitato in collaborazione con l’Ateneo, l’Istituto Toniolo, il collegio Marianum e l’Associazione Alumni.


Un’attualità, quella della figura di Armida Barelli, che si esprime anche attraverso nuove modalità di comunicazione individuate per farne conoscere ruolo e grandezza della sua opera. La sua storia, infatti, diventerà un graphic novel, cioè un fumetto, più facilmente divulgabile tra i giovani. Come ha spiegato nel suo intervento introduttivo il professor Aldo Carera, presidente del Comitato per le pari opportunità dell’Università Cattolica, avvalendosi di alcune tavole tratte dal graphic novel sulla biografia di Armida Barelli promossa dall’Istituto Toniolo. «Irripetibile la capacità della Barelli di mobilitare il mondo femminile cattolico dell’intera penisola nella prima metà del Novecento. L’intento è di sostenere un recupero di storicità individuale e collettiva che possa alimentare la consapevolezza di scienza e di fede, di pensiero e di azione che continuano ad identificare sia l’Ateneo che l’Istituto Toniolo».

Tiziana Ferrario, giornalista e componente del Comitato d’Indirizzo dell’Istituto Toniolo, in qualità di curatrice della graphic novel ne ha ribadito la bontà «alla luce di un linguaggio facile e diretto che arriva a una generazione giovane e rende l’idea di questa donna capace, determinata, rivoluzionaria per quegli anni, tutt’altro che una bella bambola, e se fosse vissuta oggi sarebbe arrivata ai vertici di istituzioni importanti».

 

Un articolo di

Agostino Picicco

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Moderate da Luca Milani, docente di Psicologia dello Sviluppo Tipico e Atipico in Università Cattolica, che ha citato il grande merito di Armida quale «tesoriera dell’Università», impegnata in attività di fundraising per riempire la cassa dell’Università nel nome del Sacro Cuore, hanno illustrato le caratteristiche umane e sociali di Armida Antonella Sciarrone Alibrandi, prorettore vicario dell’Università Cattolica, e Letizia Caccavale, alumna e presidente del Consiglio per le Pari Opportunità di Regione Lombardia.

La professoressa Sciarrone Alibrandi ne ha sottolineato la poliedricità e la sensibilità verso i temi di prossimità e alle situazioni di fragilità, un segno delle pari opportunità presenti nella vita di Armida. «È una figura estremamente moderna: è stata capace di uscire dagli schemi dell’epoca, ha dimostrato una straordinaria generosità di pensiero, si è fatta apprezzare per le capacità organizzative e manageriali già come amministratrice della casa editrice “Vita e Pensiero” (impensabile per una donna all’inizio del secolo scorso), ha utilizzato un linguaggio attuale, ha portato avanti tanti progetti nella sua vita che non è stata facile ma è riuscita a superare tutte le difficoltà grazie alla sua grandissima spiritualità fondata sul Sacro Cuore».

Altro merito di Armida era quello di fare rete e di costruire relazioni tra le persone, attivando attorno all’Università l’associazione degli Amici, valorizzando le potenzialità delle risorse dell’universo femminile e consentendo a molte studentesse del tempo di essere non convenzionali ma propositive come lei. Forse non è un caso che delle ventuno donne elette alla Costituente, ben tre erano laureate dell’Università Cattolica (Nilde Iotti, Laura Bianchini e Filomena Delli Castelli), grazie al clima percepito tra i chiostri del Bramante negli anni della loro formazione.

Sull’attualità di Armida si è soffermata anche Letizia Caccavale. «Il suo più grande insegnamento è che ognuno nel proprio ambito è chiamato a portare una testimonianza di convivenza. In questo Armida è stata una guida che ha generato tanto: aveva una capacità straordinaria di interpretare la realtà, non si abbatteva mai e per lei le difficoltà erano opportunità di crescita. La sua testimonianza è in grado di riaccendere il gusto per la vita».

A conclusione dell’incontro Maria Grazia Fiorentini, direttrice del Collegio Marianum (voluto da Armida e finanziato con il proprio patrimonio familiare), ha introdotto la lettura di brani di e su Armida a cura delle studentesse “marianne” Annalisa Gurrieri, Chiara De Stefano, Beatrice Marsili che, con grande vivacità espressiva, hanno reso tangibile l’empatia e l’entusiasmo che la cofondatrice della Cattolica sapeva suscitare.

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