Studiosi e testimoni hanno ripercorso gli itinerari formativi, l’audacia di pensiero, l’afflato poetico di Ernesto Balducci e David Maria Turoldo, religiosi – il primo appartenente all’Ordine degli Scolopi, il secondo a quello dei Servi di Maria – molto attivi nel fervore culturale italiano nella seconda metà del secolo scorso.
Il convegno “Balducci, Turoldo e la Chiesa italiana”, il 12 ottobre presso la Sala Negri da Oleggio dell’Università Cattolica a Milano, promosso dal Centro di Ricerca sulla World history in collaborazione con la Fondazione Balducci, non è casuale. Si colloca, infatti, nel 30° anno dalla loro scomparsa, a cento anni dalla nascita di Balducci, e a ridosso del sessantesimo anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II del quale furono convinti assertori e ne diffusero lo spirito in anni caratterizzati da forti resistenze al rinnovamento conciliare, divenendo punti di riferimento per i laici impegnati.
Il loro contributo alla cultura della pace (nel periodo della “guerra fredda”) è stato ricordato dal rettore dell’Università Cattolica, Franco Anelli, nell’intervento introduttivo al convegno, riferendosi alle molte battaglie combattute insieme per le quali patirono incomprensioni e ostilità: «Furono religiosi scomodi, coraggiosi e originali, orientati a rompere gli schemi avendo vissuto un periodo di grandi trasformazioni sociali anche nella Chiesa. Suscitarono entusiasmi e critiche. Il loro pensiero è un lascito definitivo, una ricchezza nel patrimonio del pensiero cattolico e non solo, in linea con quelle che erano le battaglie dello scenario internazionale. Siamo di fronte a figure precorritrici nel loro modo di servire la chiesa, nel modo di agire, di stare nelle periferie in mezzo al gregge, di sporcarsi le mani, di non sottrarsi alla dialettica, al dibattito, a posizioni accese». In particolare, il rettore ha ricordato padre Turoldo, alumnus dell’Ateneo e allievo del filosofo Bontadini, con le parole del cardinale Martini che lo definì «uomo di fede, umo di Dio, amico di tutti gli uomini».
Su questa scia il Presidente Fondazione Ernesto Balducci Andrea Cecconi ha proposto padre Balducci «non come pacifista ma come operatore di pace, organizzatore della speranza storica, prima di quella escatologica. Chiamarlo prete del dissenso è una definizione impropria. È stato un sacerdote né del consenso né del dissenso».
«Il pensiero di Balducci emerge nei tanti libri che vengono pubblicati su di lui e che ne consegnano alle generazioni presenti e soprattutto future la freschezza del suo pensiero su argomenti oggi più che mai necessari”, ha rilevato don Simone Bruno, direttore editoriale San Paolo Edizioni.