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Cambiamento climatico ed ecologia integrale, incentivare le buone prassi

28 settembre 2022

Cambiamento climatico ed ecologia integrale, incentivare le buone prassi

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«Oggi abbiamo due grandi riferimenti per una visione integrata dello sviluppo sostenibile: l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite come un sistema di obiettivi che raccolgono molti aspetti dello sviluppo umano integrale, e la Laudato Si’ di Papa Francesco, che ci riporta alla ricostituzione del legame originario tra uomini, Dio e natura e che, attraverso l’idea di ecologia integrale, pone interrogativi profondi e sfide di cambiamento epocali». 

Con queste parole del professor Roberto Zoboli, prorettore per la ricerca scientifica per la sostenibilità dell’Ateneo, si è aperto il 27 ottobre il secondo appuntamento del ciclo “Le cose nuove del XXI secolo” a cura del Centro di Ateneo per la Dottrina sociale della Chiesa e dall’Osservatorio giovani delI’Istituto Toniolo di Studi Superiori.

Intitolato Cambiamento climatico ed ecologia integrale, l’incontro moderato da Ilaria Beretta, docente di Sociologia dell’ambiente e del territorio e membro del comitato di direzione della rivista online Dizionario di dottrina sociale della Chiesa. Le cose nuove del XXI secolo, ha approfondito il tema dell’approccio integrato nell’ambito del cambiamento climatico e la connessione di quest’ultimo con la crisi energetica.

Lo European green deal, priorità della Commissione europea nel 2019, fa leva proprio su una visione integrale rispetto a questioni quali cambiamento climatico ed energia, economia circolare, biodiversità, mondo agricolo, inquinamento atmosferico. «Se c’è un punto debole in questa strategia - ha spiegato Zoboli -, questo riguarda la componente sociale che non è dominante». Infatti, lo European green deal è soprattutto pensato per lo sviluppo economico e il riposizionamento dell’Europa nel contesto competitivo attuale ma occorrono nuove strategie per attutire i contraccolpi sociali. 

L’approccio integrato è al centro anche della professione agricola di cui ha parlato il professor Vincenzo Tabaglio, docente di Agronomia e coltivazioni erbacee nel campus piacentino dell’Ateneo. Infatti «la laurea in Agraria deve gestire un alto numero di discipline che interagiscono tra loro: matematica, modellistica, idraulica, genetica, agronomia, coltivazioni erbacee, zootecnia ecc. proprio per garantire una interdisciplinarità nell’ottica integrale» - ha dichiarato il professore.

Dopo aver studiato le leggi dell’ecosistema e i loro processi, occorre trasferirli nell’agrosistema (o ecosistema) perché questi meccanismi ecologici sono autoregolativi, e consentono all’ecosistema di essere indipendente dal lavoro dell’uomo. In questo modo si potranno regolare gli sprechi e si potrà ridurre la necessità di interventi esterni. Ecco che si integrerebbero le dimensioni economica e sociale, promuovendo un nuovo modo di intendere l’economia e un nuovo modo di rivitalizzare le comunità rurali. 

Sul tema della connessione tra cambiamento climatico e crisi energetica Zoboli ha spiegato che «dagli anni Settanta abbiamo goduto di prezzi reali dell’energia molto bassi, e se dalla fine del 2021, e oggi ancora di più, siamo tornati ad avere prezzi molto alti, dobbiamo però considerare un lato positivo. Infatti, possiamo accelerare le strategie per l’efficienza energetica attraverso la riduzione dei consumi e l’incremento delle energie rinnovabili. Per ottenere efficienza e risparmio energetico occorre incentivare una responsabilizzazione comportamentale da parte delle persone e un cambiamento degli stili di vita».

Se allarghiamo lo sguardo ad altri Paesi nel mondo ci accorgiamo che questo sforzo non è stato richiesto ma era una necessità in molti casi, come ad esempio quello dell’Africa dove molti territori erano già segnati da cambiamenti climatici non dettati dall’uomo. 

Altro aspetto fondamentale, sottolineato dal professor Tabaglio, riguarda le migrazioni che dipendono dalla malnutrizione e dalla fame, da una vita di sussistenza da cui le popolazioni vogliono sfuggire per avere una vita dignitosa. A questo proposito esistono progetti di sviluppo rurale della facoltà di Scienze agrarie, alimentari e ambientali e dell’Università Cattolica più in generale attraverso il Centro di Ateneo per la Solidarietà Internazionale CESI. «In particolare, operiamo in India, in Uganda e Etiopia dove sono in corso progetti di agricoltura rurale integrale. Qui agricoltura di sussistenza vuole dire difficoltà di vivere: non esiste acqua corrente, corrente elettrica, né spesso le strade, la qualità del cibo che non permette una dieta bilanciata a livello nutrizionale».

Dal cambiamento all’adattamento climatico. Sono ipotizzabili buone prassi per andare in questa direzione? Entrambi i professori sostengono di sì, o che almeno ci si possa provare. Ad esempio, coinvolgendo i cittadini nell’individuazione di misure di protezione dai cambiamenti del clima, come ha dimostrato l’Alta Scuola per l’Ambiente dell’Ateneo ASA con un progetto sul lago di Garda. O imparando a incentivare produzioni di colture prima non adatte in Italia, come il mango e l’ananas che ora crescono in Sicilia, o trasferendo alcune coltivazioni in Paesi più a nord come nel caso dei vigneti. 
 

Un articolo di

Emanuela Gazzotti

Emanuela Gazzotti

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