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Capire l'immigrazione oggi per costruire l'Italia di domani

22 giugno 2021

Capire l'immigrazione oggi per costruire l'Italia di domani

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In media riteniamo che gli immigrati presenti in Italia siano il doppio di quanti effettivamente sono. È solo uno dei tanti dati presentati nella ricerca “Gli immigrati nell’economia italiana: tra necessità e opportunità” presentata oggi da Laboratorio Futuro, la piattaforma realizzata in partnership con IPSOS dall’Istituto Toniolo di Studi Superiori, ente fondatore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. «I progetti portati avanti da Laboratorio Futuro vogliono approfondire e aiutare a capire temi complessi. Il fenomeno dell’immigrazione rientra perfettamente in tale dinamica -ha sottolineato il Prorettore dell’Ateneo Antonella Sciarrone Alibrandi-, andando al di là di stereotipi e precomprensioni su cui si sviluppano atteggiamenti radicali. Ben vengano ricerche serie come questa che con una divulgazione che consente all’Università di raggiungere i suoi obbiettivi di Terza Missione, cioè aiutare il tessuto sociale a comprendere più adeguatamente l’importanza e la dimensione di determinate tematiche».

L’open paper, come tutti gli altri studi pubblicati dalla piattaforma, prova a dare un quadro al fenomeno dell’immigrazione provando a inserirlo in una prospettiva di medio lungo termine e svincolandolo dal dibattito pubblico dei nostri giorni, che ne parla troppo spesso come un’emergenza: «Invece è un argomento complesso -ha sottolineato Alessandro Rosina, docente di Demografia e Statistica dell’Università Cattolica e coordinatore scientifico di Laboratorio Futuro-  che dovrebbe trovare un suo ruolo, riconosciuto e ben governato. Gli immigrati ormai sono una presenza imprescindibile nel nostro Paese. La riduzione demografica determinata da denatalità e invecchiamento produce squilibri crescenti nel rapporto pensionati-occupati, un buco nero nella nostra forza lavoro che non verrebbe colmato neanche riportando l’occupazione giovanile verso valori europei».

 

Ma l’immigrazione non è la soluzione definitiva dei nostri problemi demografici e occupazionali: «Il nostro sistema produttivo è caratterizzato da una domanda di lavoro poco qualificato mentre il livello di istruzione delle nuove generazioni è cresciuto -ha spiegato Corrado Bonifazi, ricercatore del CNR che ha curato lo studio-, il lavoro sommerso è molto maggiore rispetto ai paesi vicini e il welfare faceva fatica già prima del Covid-19 a tenere il passo dell’invecchiamento della popolazione. L’immigrazione, se ben organizzata e gestita può dare il suo contributo, ma va affiancata da un aumento dei tassi di nascita e del lavoro femminile, che nel sud del Paese è inferiore del 45% rispetto alla Svezia, paese modello per percentuale di donne inserite nel mercato del lavoro».

L’esempio è quello della Germania, che ha attivato misure simili prima dell’ultimo periodo di recessione: «Vedo molte difficoltà nel replicare un modello analogo da noi -continua Bonifazi- perché qui il dibattito resta legato alla dimensione dell’emergenza, senza riuscire a capire i vantaggi e le opportunità del fenomeno». Spesso infatti sono le famiglie e gli agenti sociali a colmare i vuoti lasciati dalle istituzioni, «Un tema che riemerge spesso nel nostro dibattito pubblico è quello dei costi relativi all’immigrazione, spesso percepita come un onere quando in realtà il bilancio tra contributi versati ed erogati dagli stranieri residenti è positivo di quasi mezzo miliardo di euro per lo stato» ha sottolineato Angela Paparusso, ricercatrice del CNR.

«Voglio ringraziare Laboratorio Futuro perché aiuta il Paese a fare una cosa a cui non è abituato: pensare nel medio lungo termine -ha dichiarato il Ministro delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili Enrico Giovannini concludendo il webinar-. Fenomeni come il cambiamento climatico, le crisi economiche e le guerre spingeranno sempre di più i paesi fragili sulla via dell’immigrazione. L’Italia per gran parte di loro è una terra di passaggio ma il nostro paese è in fase di cambiamento demografico profondo e settori come quello dei servizi, dell’edilizia e assistenza alla persona hanno una forte presenza di immigrati. In un momento di ripresa e rimbalzo non possiamo trattare con superficialità questo tema. Nel titolo della ricerca, tra le parole opportunità e necessità aggiungerei dovere: le istituzioni devono occuparsi di queste persone e secondo me questo va fatto innanzitutto coordinando meglio le politiche che impattano su temi come edilizia, riqualificazione e connessione centro-periferie, ad esempio ricostituendo il comitato interministeriale per le politiche urbane».

Un articolo di

Michele Nardi

Michele Nardi

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