«Alla maggior parte delle persone non importerà molto di voi, ma a un certo punto inciamperete in chi investirà sul vostro talento. Sono queste le persone fondamentali nella vita di ciascuno di noi». Beppe Severgnini incontra gli studenti dell’Istituto tecnico Luigi Casale di Vigevano nella doppia sala di vicolo Seminario, alle spalle della facciata barocca progettata dal vescovo Juan Caramuel y Lobkowitz per rimediare all’asimmetria della Cattedrale di Sant’Ambrogio con la strepitosa piazza Ducale voluta da Ludovico il Moro.
L’occasione nasce grazie a Peses, il programma di Educazione per le Scienze economiche e sociali dell'Università Cattolica diretto dal professor Carlo Cottarelli. La memoria dell’editorialista del Corriere della Sera e scrittore torna indietro di quasi mezzo secolo. «Faccio il giornalista da quando ho 22 anni» racconta Severgnini. «Ero convinto di avere un talento, soprattutto per la scrittura. Mi ero reso conto che i concetti si concretizzavano più chiaramente quando li mettevo su carta». A investire nel suo talento fu Indro Montanelli. «È importante trovare qualcuno che vi aiuti a capire se siete davvero portati per qualcosa, qualcuno che investa su di voi e vi lanci».
Le domande dei giovani muovono il dibattito verso le tematiche per loro più interessanti, come vuole il format di Peses (per partecipare al programma bisogna inviare una mail a programma.peses@unicatt.it). «Utile è un aggettivo meraviglioso» prosegue Severgnini. «Lo scopo è che oggi sia una giornata davvero utile, quindi chiedetemi ciò che vi interessa veramente». Da giornalista, l’editorialista del Corriere cede alla tentazione di fare la prima domanda. «Quanti di voi hanno sfiorato un giornale di carta nelle ultime settimane?». Gli studenti che alzano la mano sono una ventina. «In che modo allora preferite informarvi?». Instagram è meglio di TikTok, dicono i ragazzi. Oppure attraverso i canali WhatsApp.
Si passa dall’attualità del Festival di Sanremo all’educazione sessuale a scuola fino ai temi che mettono più ansia ai ragazzi. «L’ansia io l’ho provata da papà» dice Severgnini. «Nel mio mestiere da inviato erano solo certe partenze a provocarla. Dopo qualche anno, mi hanno un po’ segnato. Ma le gare di sci che ho fatto da giovane sono state una grandissima lezione di gestione dell’ansia». Così, dopo essere scattato dal cancelletto, dopo qualche porta Severgnini cambia passo e l’attenzione dei 150 studenti delle classi quinte rimane vivissima.
«Gli studenti tendono ad ascoltare quando si parte dal loro vissuto» spiega Elena Frojo, dirigente scolastico dell’Istituto Casale. «Faranno proprie alcune riflessioni che hanno colpito anche me, dal tema del viaggio all’importanza di informarsi. La nostra scuola è un punto di riferimento sul territorio per le discipline giuridiche e economiche, quindi abbiamo accolto con grande piacere questa iniziativa ideata dal professor Cottarelli che lascia una ricchezza ai ragazzi».
«Ho saputo di questo progetto da mia madre, aveva letto la notizia sul Sole 24 Ore» racconta Giuseppe De Signore, insegnante di Italiano e Storia. «Il programma era molto interessante, quindi ho chiesto al dirigente scolastico se potessimo candidarci perché gli studenti sono molto coinvolti da chi ha qualcosa da trasmettere. Mi ha colpito essere stato contattato direttamente dal professor Cottarelli, mi ha fatto capire quanto l’Università Cattolica tenesse a questo programma».
Come si trasforma la scuola nell’era dell’intelligenza artificiale? «I compiti servono per allenare la macchina» risponde Severgnini. «Chi usa l’intelligenza artificiale per fare i compiti non imbroglia i professori, ma sé stesso. Dall’altro lato, insegnante deriva dal latino in signo; chi insegna deve lasciare un segno. Proprio per questo un bravo insegnante non ha un programma, ne ha tanti quanti sono gli studenti». Prima di concludere, c’è tempo per alcuni dei suoi racconti più emozionanti. L’intervista di copertina a Scarlett Johansson realizzata per il settimanale "7" del Corriere, aver raccontato un concerto di Bruce Springsteen dal palco, seduto sulle casse, e lo scudetto dell’Inter dal prato di San Siro.
Gli ultimi minuti sono dedicati alla regola del porco. Quella che permetterà agli studenti dell’Istituto Casale di «scrivere un ottimo tema di italiano all’esame di maturità». Pensare, organizzare, rigettare, correggere, omettere. Porco ne è l’acronimo. «Pensate, leggete bene cosa vi si chiede» spiega Severgnini. «Dopodiché organizzate il pensiero schematizzando per punti da dove volete partire e dove desiderate arrivare. Rigettate, potrei dire vomitate, ma l’acronimo non avrebbe funzionato; in ogni caso scrivete di getto, senza pensarci troppo. Poi però ricordate di correggere, di levigare ciò che state creando. Infine omettete, ecco la O. Qualsiasi testo va asciugato una volta corretto. Tutto quello che non è strettamente indispensabile è dannoso». Less is more, la regola vale per un pezzo sul Corriere così come per il tema di maturità. Provare per credere, tra qualche mese.