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Cottarelli: «È ora di rimboccarsi le maniche»

26 maggio 2023

Cottarelli: «È ora di rimboccarsi le maniche»

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«Tutto ciò che riguarda l’economia, riguarda in modo diretto i ragazzi, perché impatta sul loro futuro, sulla facilità di trovare un lavoro e sulla sua qualità. Per quest’anno e per il successivo l’economia dovrebbe essere ancora in crescita, vedremo sul medio-lungo periodo. Ai giovani (e a noi tutti) quindi consiglio di rimboccarsi le maniche» parola di Carlo Cottarelli che ha tenuto in Cattolica a Piacenza una vivace lezione sull’economia italiana dopo il Covid, animata da un confronto attivo con gli economisti di domani, i ragazzi di Economia e Giurisprudenza del campus piacentino. 

L’iniziativa, promossa dalla laurea magistrale in Banking e Consulting e dal Dipartimento di Scienze Economiche e Sociali dell’Università Cattolica, ha visto anche la collaborazione dell’associazione studentesca ELA di Unicatt, oltre che dell’Unione Cristiana Imprenditori Dirigenti UCID di Piacenza. Introdotto dal professor Stefano Monferrà, ordinario di Economia degli Intermediari Finanziari e Direttore di BANKS, il centro studi dell’Università Cattolica dedicato al settore bancario e finanziario, l’economista Cottarelli si è soffermato sullo stato di salute dell’economia italiana.

Perché se è vero che l’emergenza Covid è stata dichiarata conclusa dall’OMS, e anche vero che oggi e ancora per molti anni dovremo fare i conti con le conseguenze che la pandemia ha lasciato, comprese quelle sul piano economico. «Ad esempio – ha detto Cottarelli – in termini di finanziamento del debito pubblico, una quota molto alta del debito pubblico italiano adesso è detenuta dalla Banca Centrale Europea, tramite la Banca d’Italia. Il rimbalzo in uscita dal Covid, anche per l’arrivo di tutti i finanziamenti da parte delle istituzioni europee, è stato molto più rapido del previsto e siamo ancora sulla spinta di questa ripresa. Siamo ancora in una fase di uscita dalla crisi del covid, anche se in termini di produzione siamo al di sopra dei livelli dell’ultimo trimestre 2019».

In sostanza, continua Cottarelli, il Covid ha portato a: «uno shock economico parificabile a quelli del 2008 e del 2011, ma dal quale ci siamo ripresi molto più velocemente, anche se non sono ancora stati raggiunti i livelli di crescita del 2007. Insomma, una volta superata l’emergenza sanitaria, si è ripartiti abbastanza velocemente, anche perché siamo un paese prevalentemente manifatturiero che si è riorganizzato rapidamente, favorito da una presenza prevalente di media e piccola industria».

«In precedenza - ha ricordato Cottarelli tracciando un rapido excursus delle vicende economiche italiane degli ultimi decenni- c’erano vincoli finanziari imposti dalla Ue per realizzare politiche espansive. Poi nel 2020 per contenere lo spread, la Bce ha proceduto ad un massiccio piano di acquisti di titoli di Stato, essenziali per un paese con debito pubblico elevato come il nostro. Misure adottate prima del PNRR, che hanno consentito programmi di sostegno al reddito ed investimenti, con bonus per famiglie ed imprese, per sostenere la capacità di spesa degli italiani, incentivare gli acquisti e rafforzare la fiducia nel futuro, con conseguente rimbalzo produttivo come nel resto del mondo». E ancora: «Si è poi verificato un aumento dei prezzi delle materie prime, sia per la guerra in Ucraina, che per fenomeni speculativi, che ha stimolato politiche economiche fin troppo espansive. I prezzi delle materie prime sono regolati dalla domanda e dall’offerta; quindi eccesso di domanda e scarse forniture, portano a fenomeni speculativi. Prima le Banche centrali (Fed e Bce) hanno negato problemi di inflazione, poi è stato necessario aumentare i tassi per mantenere i depositi, con la disoccupazione che ha raggiunto, anche in Italia, livelli minimi, seppur sempre superiori a quelli di altri paesi europei. Cresce costantemente il Pil e aumenta tuttora».

«Sono moderatamente ottimista per la nostra economia, almeno per il breve periodo, considerato che cresciamo più di Francia e Germania, questo nonostante l’inflazione ed il debito pubblico, anche perché per quest’ultimo è prevista una modifica del patto di crescita e di stabilità, con una riforma che dovrà consentire di rafforzare la sostenibilità del debito e promuovere una crescita sostenibile e inclusiva attraverso riforme e investimenti»

E il PNRR? «Non tutto era perfetto fin dall’inizio, troppa carne al fuoco e obiettivi molto ambiziosi. Però adesso ho paura che si prenda il fatto che il piano non fosse perfetto come una scusa per non fare le cose che comunque si potrebbero fare. Prima cosa quindi, rimboccarsi le maniche e cercare di fare il possibile». 

Un articolo di

Sabrina Cliti

Sabrina Cliti

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