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Covid-19 e nuove sfide del giornalismo: come il racconto televisivo si è digitalizzato

29 aprile 2021

Covid-19 e nuove sfide del giornalismo: come il racconto televisivo si è digitalizzato

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La pandemia ha indubbiamente cambiato le nostre vite. L’intensificarsi della didattica a distanza ha richiesto nuove competenze informatiche e software creati ad hoc. Lo smart working ha avuto un’impennata improvvisa e decisiva. Il processo di digitalizzazione è ormai inarrestabile. L’informazione, dunque, oltre alla pandemia sta raccontando un mondo investito da cambiamenti epocali. Un compito tanto arduo, quanto affascinante e necessario.

La mente mi riporta al mese di febbraio dello scorso anno, quando ancora non si sapeva bene cosa fosse il Coronavirus. Erano molte le incertezze anche all’interno del mondo scientifico. Ai cronisti il dovere di raccontare con precisione qualcosa di indefinito. Ricordo un periodo di smarrimento tra dubbi e paure. La televisione, forse per la prima volta nella sua storia, si è trasformata in un flusso ininterrotto di notizie. Il web ha lanciato una sfida ai media tradizionali. Le informazioni ormai si susseguono freneticamente e la televisione deve essere capace di raccontare questo flusso continuo. Credo che i doveri di un giornalista siano, soprattutto oggi, di verificare sempre le notizie e di rispettare il proprio pubblico, impegnandosi a non cedere al sensazionalismo o al clickbaiting (vera piaga del giornalismo odierno sempre più influenzato dai “click”).

Il mio lavoro di inviato nella trasmissione di Raiuno “La vita in diretta” mi ha portato a raccontare le diverse fasi della pandemia dalla regione più colpita e sofferente: la Lombardia. Una delle sfide è stata sicuramente quella di declinare per un pubblico generalista un linguaggio scientifico. Quattordici mesi fa, molti termini che ormai fanno parte della nostra quotidianità erano sconosciuti ai più. I media hanno dovuto spiegare anche le diverse restrizioni decise dal Governo. Limitazioni che hanno portato con sé rabbia e timori. Il ruolo dei mezzi di comunicazione, soprattutto nei mesi del lockdown della scorsa primavera, è stato assai complicato.

La cronaca di un’emergenza sanitaria così drammatica ha dovuto confrontarsi con una situazione di grande incertezza. In questo scenario le fake news sono dilagate e non sempre è stato possibile arginarle. Anzi, in alcuni casi le notizie false sono state diffuse con una leggerezza eccessiva. Per questo motivo ritengo che la pandemia abbia presentato ai giornalisti una sfida tanto difficile quanto fondamentale. La credibilità di chi scrive o parla assume ora un ruolo decisivo. I social permettono di rendere virale qualsiasi tipo di contenuto. I cronisti devono, quindi, impegnarsi per garantire un’informazione corretta. L’emergenza sanitaria ci ha messo di fronte alla fragilità della vita e a una quotidianità inesorabile della morte. Il rispetto del lettore (o spettatore) assume un ruolo decisivo nel cambiamento in atto del sistema informativo.

I media tradizionali possono difendersi dal web non solo adeguandosi a questo flusso continuo di notizie ma utilizzando la propria credibilità per arginare quello che potrebbe diventare un fiume impetuoso e pericoloso. Il mio lavoro di giornalista mi ha portato spesso a riflettere sul peso delle parole. L’epoca odierna è quella della sintesi e della semplificazione estrema. Credo però che la pandemia abbia permesso di capire quanto sia importante scegliere le giuste parole nella comunicazione, a maggior ragione se si sta parlando di vite umane.

Le paure della gente non devono essere cavalcate. Viviamo tempi drammatici che necessitano rispetto. Non è positivo nemmeno assecondare furbamente il sentire collettivo. Siamo entrati in una nuova fase della pandemia, “la tanto agognata ripartenza”, così titolano molti giornali. È sicuramente un bene dirigersi verso una sorta di possibile normalità ma proprio in questo frangente il ruolo dei giornalisti diventa ancora più serio. L’obiettività del racconto non deve venire meno. È necessario separare i fatti dalle opinioni e comprendere pienamente il ruolo sociale svolto dall’informazione. Nel buio in cui viviamo un faro acceso verso una rinascita può essere rappresentato dal rispetto. E la dilatazione degli spazi informativi deve portare con sé un’informazione migliore che sia capace di creare un (nuovo) rapporto fiduciario con i fruitori.

Un articolo di

Luca Forlani

Luca Forlani

Giornalista Rai - Alumnus di Lettere e Filosofia

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