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Cremona Beside Caregivers: una ricerca per assistere chi assiste

09 settembre 2021

Cremona Beside Caregivers: una ricerca per assistere chi assiste

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Entro il 2060 un terzo dei cittadini europei avrà più di 65 anni: un dato che fa della Silver Economy uno dei settori economici in più rapida crescita il cui valore è stimato in 7 trilioni di dollari all'anno a livello globale che diventano 620 miliardi di euro se si guarda al Belpaese. La risposta ai bisogni muove l’economia, ma anche l’impegno di una comunità chiamata a prendersi cura dei suoi cittadini. L’aumento della speranza di vita rappresenta una sfida per il sistema sanitario, che si trova a dover fronteggiare patologie croniche e la progressiva perdita di autonomia dell’anziano, in particolare dopo gli 80 anni.

Per la provincia di Cremona si tratta di quasi il 10% della popolazione, pari a circa 29mila abitanti che ha la necessità di un accompagnamento stabile e continuativo: si tratta di quasi 10.000 persone che, se non assistite a domicilio, ricadrebbero sul Sistema Sanitario Nazionale con costi elevati per la sostenibilità del Welfare.

Nasce da questo impulso “Cremona Beside Caregivers”, il progetto che vede l’unione multi-disciplinare dei saperi e delle metodologie di ricerca di due atenei attivi sul territorio (Università Cattolica, con i professori Lorenzo MorelliGuendalina Graffigna e Rita Bichi, e Politecnico di Milano) e delle loro diverse discipline scientifiche (Scienze agrarie, alimentari e  ambientali, Psicologia, Sociologia, Medicina, Ingegneria) in sinergia con le istituzioni del territorio (Comune di Cremona), le rappresentanze industriali e produttive (Camera di Commercio), a sostegno dei caregivers e dei loro bisogni.

Ne abbiamo parlato con la professoressa Guendalina Graffigna, docente a Cremona della Facoltà di Scienze agrarie, alimentari e ambientali dell’Università Cattolica.

Perché è importante focalizzare l’attenzione sui bisogni di chi si prende cura?
«I caregivers famigliari costituiscono l’ossatura invisibile del sistema socio sanitario occidentale e ricoprono un ruolo chiave di sostegno all’anziano nella quotidianità, coordinando il network di attori e specialisti che operano per il suo supporto. In Europa, gli over 65 rappresentano il 19% della popolazione, mentre In Italia, hanno già superato il 22%. La loro distribuzione non è omogenea sul territorio nazionale, con una maggiore presenza nelle aree rurali. Si tratta di persone che, con il crescere dell’età, si troveranno a interfacciarsi con il Sistema Sanitario Nazionale (SSN), il quale presenta forti squilibri nell’erogazione di servizi tra aree urbane e rurali. Si tratta quindi di persone a rischio dell’esclusione sociale e fragilità. In questo contesto, i caregiver informali giocano un ruolo fondamentale nel permettere alle persone anziane di poter continuare a vivere nei contesti a loro cari, nonostante la minore presenza di servizi».

Su quali linee di approfondimento si muoverà l’indagine e con quali partnership?
«Assistere chi assiste. Con questa idea, l’Università Cattolica di Cremona in partnership con il Politecnico di Milano lancia un progetto ambizioso ma concreto che, partendo dai senior e dagli anziani, andrà nel tempo a considerare un’ampia area nel campo dell’assistenza. E lo fa coinvolgendo da subito il territorio (Il Comune, la Camera di Commercio e altre realtà importanti), per creare sinergie con le competenze che a Cremona, proprio nell’ambito dell’assistenza agli anziani, ai disabili e ad altri ambiti della fragilità, sono ampie e strutturate».

Quali gli obiettivi di breve raggio e quali a lungo termine?
«Grazie a un finanziamento della Fondazione Comunitaria della Provincia di Cremona, nelle prossime settimane, in collaborazione con Comune di Cremona e Camera di Commercio di Cremona partirà un’attività di monitoraggio con particolare focus sulle figure dei caregivers (familiari, parenti, badanti).  
In dettaglio, questa prima ricerca avrà l’obiettivo di condurre una mappatura degli stakeholders sul territorio cremonese, delle risorse presenti e degli spazi possibili di collaborazione per la costruzione di un hub permanente di collaborazione e scambio tra utenza e servizi. Il fine è esplorare e misurare i bisogni scoperti, le aspettative e le richieste verso servizi e prodotti che permettano una migliore qualità di vita, con particolare riferimento ai consumi alimentari corretti e all’uso di quelle tecnologie che aiutino anche i più fragili a vivere in serenità e il più a lungo possibile nella propria casa».

Possiamo considerarlo un esempio di università e ricerca intesi come “strumenti” al servizio del territorio e dei cittadini?
«Sì, l’obiettivo è proprio questo, e l’Università Cattolica, in coerenza con la sua terza missione, ha messo in campo saperi multidisciplinari che spaziano dalla psicologia, alla sociologia alle scienze agrarie proprio per – in collaborazione con le competenze gestionali e ingegneristiche messe in campo dal Politecnico – riuscire a rispondere efficacemente alle esigenze del territorio».

Un articolo di

Sabrina Cliti

Sabrina Cliti

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