L’istituzione della nuova cattedra di “Cristianesimi d’Oriente” presso la facoltà di Lettere e Filosofia per il prossimo anno accademico, promossa dal dipartimento di Scienze religiose dell’Università Cattolica, ha avuto un solenne inizio nell’ambito del recente convegno “Cristianesimi d’oriente tra passato e presente. Libri, Tradizioni, Comunità” per illustrare temi e prospettive che il corso affronterà.
Nell’intervento introduttivo il rettore Franco Anelli ha collocato questa iniziativa scientifica nell’alveo dell’anno del Centenario dell’Ateneo: «Si tratta di andare alle origini più antiche della propria tradizione e per l’Università Cattolica non è solo riconoscersi espressione del cattolicesimo italiano del primo Novecento ma è andare oltre i limiti temporali e spaziali per difendere il nostro futuro interrogandoci oggi sulla relazione col mondo e con l’identità cattolica della nostra Università non solo in Italia ma in uno scenario più ampio. Non si può assistere inerti a quello che accade dove è nato il cristianesimo con il rischio di far rinsecchire le radici».
L’importanza di questo nuovo insegnamento sta nel conoscere e far conoscere le tradizioni che affondano nei secoli e vedono intrecciarsi lingue e culture in epoche differenti: «Capire questo contesto è il modo per cercare di rivitalizzare quelle forme e modalità di convivenza che esistevano in quel territorio». Il rettore ha poi riconosciuto che si tratta di una iniziativa di studi destinata agli iniziati, non accessibile a chiunque ma non è una esperienza limitata solo ai cultori di una materia specialistica ma la premessa di un modo di essere testimoni: «riproporre il cristianesimo delle origini difendendo e conoscendo quella tradizione».
Tale concetto è stato ripreso dal preside della Facoltà di Lettere e Filosofia Angelo Bianchi, che ha ribadito il rigore scientifico che la facoltà di Lettere, già dal tempo di padre Gemelli, ha dato alle discipline storico-religiose: «È un proseguire da parte della Facoltà sul piano di ricerca e formazione le iniziative già avviate in precedenza come quella a favore del sostegno e dell’accoglienza a giovani siriani poi rientrati nel loro Paesi».
Il saluto di monsignor Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico generale, è stato portato da monsignor Francesco Braschi, del collegio docenti di Teologia dell’Università Cattolica e dottore della Biblioteca Ambrosiana, il quale ha sottolineato l’attenzione che Milano da quattro secoli dedica alle Chiese d’Oriente, grazie all’impulso dato dal cardinale Federico Borromeo, fondatore della Biblioteca Ambrosiana. Inoltre, ha ribadito la disponibilità dei docenti di teologia dell’Ateneo a collaborare nel creare occasioni di testimonianze autorevoli del passato, in sinergia con le Chiese orientali della città di Milano.
Ad entrare nel vivo del convegno «Cristianesimi d’oriente tra passato e presente. Libri, Tradizioni, Comunità», è stato Marco Rizzi, direttore del Dipartimento di Scienze Religiose, il quale ha fatto presente che «l’idea di attivare tale corso è nata in occasione del viaggio di papa Francesco in Iraq nel marzo scorso e ciò ha suscitato l’attenzione sulle Chiese e le tradizioni cristiane presenti in quel Paese e in quell’area geografica, e di come un libro - in questo caso quello di Qaraqosh - sia stato il perno che unisce storia, teologia e vita comunitaria in un collegamento vivo e attivo, non museale, che integra le nostre tradizioni con la nostra vita di cristiani».
La prima lezione del corso è stata affidata al suo docente Lorenzo Perrone, già ordinario di Storia del Cristianesimo e Letteratura Cristiana Antica presso le Università di Pisa e di Bologna, che ha sviluppato il tema Cristianesimi d’Oriente: prospettive di studio tra passato e presente.
A questa lezione hanno fatto seguito le relazioni di inquadramento storico e archeologico affidate a Carlo Dell’Osso del Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana su "Geografia e archeologia delle Chiese cristiane d’Oriente", alla luce del De aedificiis di Procopio di Cesarea, e a Cristina Castelli, psicologa dell’Università Cattolica che ha raccontato "La storia di Sidra, il libro profugo di Qaraqosh", tornato nel suo luogo d’origine, portato da papa Francesco in occasione della visita a Tahira, quale segno di rinascita per una terra martoriata e di fratellanza universale. Questo manoscritto liturgico del XIV secolo, salvato dalla furia dei terroristi islamici, trovato da due giornalisti italiani che lo portarono in Italia per essere restaurato, ha dato evidenza al ruolo propositivo della cooperazione internazionale nel promuovere lo sviluppo sociale anche tramite la tutela dell’aspetto culturale. «Si può resistere e guardare al futuro, come questo libro ci ha dimostrato», ha concluso la professoressa Castelli.
Sono poi seguite le testimonianza di suor Silvia Batras delle Suore Domenicane di Santa Caterina in Iraq su "Le comunità cristiane in Medio Oriente: una presenza viva", del diacono Roberto Maria Pagani del Servizio per l’Ecumenismo e il Dialogo della diocesi di Milano su "La presenza delle Chiese cristiane d’Oriente a Milano", e dell’architetto Ermes Invernizzi che con le sue collaboratrici ha illustrato il complesso monastico di Mosul, oggetto di un progetto di riqualificazione affidato a docenti del Politecnico di Milano, a dimostrazione di un supporto non solo spirituale ma anche materiale che si sta dando a quelle comunità.