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Diabetologia, a Teresa Mezza un premio alla ricerca

04 novembre 2022

Diabetologia, a Teresa Mezza un premio alla ricerca

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La dottoressa Teresa Mezza, ricercatrice della Facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università Cattolica e dirigente medico della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli, ha ricevuto il Premio Alcmeone della Società Italiana di Diabetologia (SID), durante il congresso nazionale della Società scientifica tenutosi ad ottobre a Rimini. Il premio viene attribuito a ricercatori under 45 che si siano particolarmente distinti nella ricerca diabetologica.

Quello intitolato ad Alcmeone, il grande medico-filosofo vissuto nel VI-V secolo a.C., è un premio alla prima parte di una brillante carriera di ricercatore e viene assegnato ai diabetologi italiani più smart, che non abbiano ancora compiuto 45 anni.  E la Società Italiana di Diabetologia quest’anno ha deciso di assegnarlo alla dottoressa Teresa Mezza, classe 1985, che, più che una promessa, è un pilastro della ricerca in diabetologia. La dottoressa Mezza ha già al suo attivo oltre 30 pubblicazioni su riviste ad elevato impact factor; è anche mamma di una bambina, nata lo scorso anno.

La consegna del premio Alcmeone, avvenuta lo scorso 28 ottobre, è stata seguita da una lettura attraverso la quale la premiata ha ripercorso il suo filone di ricerca, che l’ha portata a questo prestigioso riconoscimento.

«Nella mia relazione - ricorda la dottoressa Teresa Mezza, ricercatrice dell'Ateneo e dirigente medico presso il Centro delle Malattie del Pancreas del CEMAD, Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS, diretto dal professor Antonio Gasbarrini - ho presentato una sorta di viaggio in 4D nella storia naturale del diabete tipo 2 che si snoda attraverso la funzionalità, la massa, la morfologia e la regolazione molecolare delle cellule beta pancreatiche, produttrici di insulina, nelle varie fasi di sviluppo della malattia. Negli ultimi anni la mia attività di ricerca, si è completamente focalizzata sullo studio dei meccanismi fisiopatologici responsabili della disfunzione delle cellule produttrici di insulina e sulle alterazioni morfologiche e fenotipiche delle cellule beta pancreatiche, che compaiono nella storia naturale del diabete».

«In particolare – prosegue la dottoressa Mezza -  con le mie ricerche ho cercato di tracciare la storia naturale del diabete, mettendo in correlazione i vari stadi di funzionalità di queste cellule ‘in vivo’ (cioè nel paziente) e il corrispettivo stato morfologico/molecolare delle insule ‘ex vivo’ (cioè su pezzi operatori di pancreas), al fine di individuare e osservare da diversi angoli tutti gli step che caratterizzano la storia naturale del diabete, dal soggetto metabolicamente sano, al paziente con diabete tipo 2 conclamato, al fine di identificare i meccanismi che caratterizzano le diverse fasi. Questo modello di studio, sul quale si basano anche altri progetti di ricerca in corso, è incentrato sull’intervento di pancreasectomia parziale, effettuato presso il nostro Policlinico (Centro Chirurgico del Pancreas della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS, diretto dal professor Sergio Alfieri, Ordinario di Chirurgia Generale all’Università Cattolica), per diverse patologie, su pazienti in diverse condizioni metaboliche».

I risultati di queste ricerche, che hanno portato a numerose pubblicazioni su riviste scientifiche internazionali, quali Journal of Clinical Investigation, hanno consentito di mettere in luce alcuni meccanismi di compenso che consentono alle persone di essere protette dal diabete, fino a quando non raggiungono il punto di ‘non ritorno’, dovuto al fallimento di questi meccanismi. È l’avvio di una fase di declino della funzionalità pancreatica, caratterizzata da stress cellulare, dalla ‘perdita di identità’ delle cellule che producono insulina e che approda all’incapacità di produrre insulina funzionante (matura).

«Lo studio dei meccanismi di adattamento e la comprensione dei percorsi chiave coinvolti in questo processo – conclude la dottoressa Mezza - è importante per lo sviluppo di strategie in grado di indurre e potenziare i meccanismi di compenso, che potrebbe portare ad un potenziale trattamento del diabete di tipo 2 o alla sua prevenzione. Infine, stiamo cercando di individuare dei biomarcatori di disfunzione precoce delle cellule beta e dei meccanismi di compenso, per individuare le persone a rischio di un rapido declino clinico e personalizzare quindi l’intervento terapeutico».

«Il diabete tipo 2 – commenta il mentore della dottoressa Mezza, il professor Andrea Giaccari, Associato di Endocrinologia dell’Università Cattolica e Direttore del Centro per le Malattie Endocrine e Metaboliche, UOC di Endocrinologia della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS, diretta dal professor Alfredo Pontecorvi - è solo apparentemente una malattia semplice. Sebbene tutte le persone con diabete abbiano in comune la presenza di iperglicemia, ognuno ha una sua storia, una specifica causa del suo diabete. Un bravo medico, per curare bene, deve capire bene il perché della malattia. Poi la passione nel capire il perché delle cose diventa passione per la ricerca, studio, esplorazione. Questo è il percorso della dottoressa Mezza. Passione per la medicina e per la ricerca».

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Redazione

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