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Disastri del cielo, una ricerca giuridica tra i controllori del traffico aereo

22 ottobre 2021

Disastri del cielo, una ricerca giuridica tra i controllori del traffico aereo

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Condizioni climatiche avverse, guasto tecnico, avaria, errore umano. I fattori all’origine di un incidente aereo possono essere molteplici, non sempre chiari e di facile interpretazione. Del resto, la stessa risposta penale ai grandi disastri aerei è sempre complicata e richiede un’analisi multidisciplinare che, oltre a tener conto degli aspetti di tipo giuridico-penale, deve saper cogliere la complessa realtà organizzativa, il fitto tessuto di relazioni intersoggettive e la mutevolezza dei rischi in cui in molte circostanze si trovano a operare i controllori del traffico aereo.

Quali sono allora le peculiarità del contesto organizzativo che connota la gestione della navigazione aerea? A tracciarne i tratti distintivi affinché siano oggetto di attenzione anche in sede di accertamento giudiziale delle responsabilità, per il caso di produzione di eventi avversi di grandi dimensioni come i disastri aerei, è la ricerca condotta tra il 2019 e il 2020 dall’Alta Scuola “Federico Stella” sulla Giustizia Penale (ASGP) dell’Università Cattolica e in collaborazione con l’Associazione Nazionale Assistenti e Controllori della Navigazione Aerea (ANACNA).

La ricerca è stata condotta attraverso un’indagine empirica basata su interviste di tipo qualitativo e quantitativo alle quali hanno preso parte 169 controllori del traffico aereo, finalizzate ad acquisire la conoscenza relativa al contesto entro il quale l’air traffic controller opera.

Le interviste, svolte perlopiù nella forma del focus group, hanno consentito di raccogliere i dati relativi alle modalità di condotta degli operatori sia in contesti ordinari -assenza di minacce, errori, stati indesiderati -, sia in contesti di prossimità a eventi avversi. I quesiti, sia nei focus group, sia nell’indagine quantitativa, hanno, in particolare, avuto a oggetto: (i) la maggiore o minore frequenza delle situazioni di rischio ordinarie rispetto a quelle di emergenza; (ii) le procedure da seguire nel caso di minacce inattese; (iii) la possibilità di decrittare eventuali segnali di pericolo e l’influenza, su tale profilo, della formazione ricevuta (competenze, corsi di aggiornamento, durata, rinnovi); (iv) l’incidenza del teamworking sulla corretta applicazione delle procedure; (v) i tempi per l’assunzione di decisioni rilevanti; (vi) le modalità di interazione con altre professionalità (i piloti, il gestore aeroportuale, i veicoli che transitano negli aeroporti, i vigili del fuoco, le strutture mediche); (vii) il ruolo delle nuove tecnologie nello svolgimento di attività ordinaria o straordinaria.

Tra i risultati più significativi emersi figurano l’incidenza del teamworking sulla corretta gestione del traffico aereo; la capacità di gestire minacce esterne inattese, soprattutto quando gli spazi aerei controllati sono interessati da penetrazioni non autorizzate; l’opportunità di non aderire alle procedure se lo scenario di traffico lo richiede. Insomma, un insieme di elementi che, in sede di verifica giudiziale, del contesto di rischio in cui l’air traffic controller opera non vengono presi in considerazione.

L’output della ricerca è consistito nell’elaborazione di soluzioni normative in grado di considerare adeguatamente le specificità del settore, per non incorrere, come spesso è accaduto, in accertamenti che sfociano in forme di «responsabilità da posizione»: una responsabilità radicata sul fatto di rivestire, per via della propria qualifica o delle proprie specifiche competenze, un ruolo apicale/di preminenza nella gestione di un certo rischio; ciò conduce in molti casi erroneamente a ritenere che il soggetto in questione sia sempre nella condizione di poter evitare la produzione di un certo fatto o di poterne diminuire il rischio di verificazione.

L’analisi delle dinamiche di imputazione «per colpa» di eventi lesivi su larga scala presenta, del resto, un interesse non solo giuridico, ma altresì sociale, culturale e operativo, rappresentando un ambito paradigmatico per un più generale ripensamento dei criteri di imputazione e responsabilità in relazione a macro-eventi di danno che si producono nelle organizzazioni ad alto potenziale di rischio.

Un articolo di

Katia Biondi

Katia Biondi

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