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È il tempo delle Academy formative, un accordo tra scuole e imprese

03 aprile 2023

È il tempo delle Academy formative, un accordo tra scuole e imprese

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La pandemia ha accelerato un processo di trasformazione del lavoro e avviato una nuova stagione che richiede uno sguardo più attento tra la dimensione strutturale e quella culturale. In generale, sta crescendo il livello delle competenze richieste ai collaboratori, i quali debbono essere tecnicamente preparati, ma soprattutto connotati dalle “soft skill”, un’espressione che indica le disposizioni interiori che li rendano capaci di agire nel contesto della complessità.

I dati ISTAT elaborati dal Centro Studi di Confindustria Brescia mostrano come nel 2022 il mercato del lavoro bresciano abbia mostrato segnali misti, frutto di una stabilizzazione del numero degli occupati (dopo la crescita rilevata nel 2021) e di una contestuale flessione dei disoccupati, il cui numero si attesta su minimi pluriennali. Nel dettaglio, gli occupati sono pari a 542 mila unità, sostanzialmente invariati rispetto all’anno precedente e ancora inferiori di circa 11 mila unità nei confronti dei livelli pre-Covid (553 mila).

Quest’ultimo aspetto fa toccare con mano il disallineamento tra domanda e offerta di lavoro che caratterizza il territorio bresciano, al quale si aggiunge la crescita degli inattivi. Accanto ai noti fattori strutturali (es. denatalità) su queste dinamiche pesa sempre di più il cambiamento della cultura del lavoro resa evidente anche da altri fenomeni come quello dei giovani che non studiano e non lavorano (cd. Neet), dal fenomeno delle dimissioni volontarie, dalle trasformazioni della tradizionale etica del lavoro, dallo spreco delle competenze, dall’elevato turnover per alcune posizioni.

Questi temi sono stati analizzati durante un seminario promosso dal Dipartimento di Scienze storiche e filologiche e OpTer – Osservatorio per il territorio, che si è tenuto il 30 marzo nella sede di Mompiano, per condividere i dilemmi che oggi toccano da vicino l’idea di lavoro e per esplorare quella che si configura come una “nuova cultura del lavoro”.  

«Nel tempo nuovo emerge anche una questione di natura antropologica – spiega Dario Nicoli, docente di sociologia del lavoro -: la componente connotata dall’etica del lavoro ovvero quell’habitus che assicurava al soggetto una forte identità professionale ed una maestria di mestiere che garantiva loro un percorso lineare per tutto il corso della vita. Di contro, troviamo due forme differenti di espressione della “società degli individui”: la componente minimale che considera il lavoro solo come strumento per ottenere un reddito da poter spendere per i consumi ed in generale per quelle esperienze che soddisfano le proprie preferenze emotive».

Vi è poi la componente crescente di coloro che perseguono la realizzazione di sé tramite un “lavoro significativo” che è tale in quanto risulta dotato di senso e di contenuto buono, orientato ad un fine o scopo speciale, espressivo della persona ed insieme dell’organizzazione, che si svolge in orari compatibili con i valori connessi alla pienezza: i legami familiari, lo sport e la cura della salute, il rapporto con la natura, la vita di comunità.

Il sistema educativo in questo tempo è impegnato nel superamento del paradigma della mera istruzione per adottare un profilo educativo mosso dalla premura per il compimento umano di ogni studente tramite una cultura viva. Ciò richiede, prima dell’innovazione metodologica, un’opera di rinnovamento fondamentale, che offra ai giovani un curricolo in cui emergono esperienze di vita autenticamente formative ed una nuova alleanza con i soggetti del territorio.

È il tempo delle Academy formative, un accordo tra scuole ed imprese per aree economiche omogenee, mirato a creare percorsi di ingaggio progressivo dei ragazzi, dei giovani e degli adulti entro le organizzazioni di lavoro.

Un articolo di

Antonella Olivari

Antonella Olivari

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