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Laureati in lingue, un valore aggiunto per il mondo del lavoro

14 marzo 2025

Laureati in lingue, un valore aggiunto per il mondo del lavoro

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Competenze linguistiche, prima di tutto. Ma non solo queste. A fare la differenza per un laureato in Scienze linguistiche e letterature straniere dell’Università Cattolica del Sacro Cuore c’è anche altro: le approfondite conoscenze di carattere economico, una certa padronanza di tematiche che si occupano di organizzazione aziendale e, per chi fosse interessato, anche una buona infarinatura di linguistica computazionale, sempre più richiesta dalle imprese per meglio gestire e analizzare l’enorme quantità di dati. Una formazione trasversale, dunque, molto apprezzata dal mercato del lavoro ormai alla continua ricerca di figure professionali dotate di conoscenze interdisciplinari fondamentali per affrontare la complessità del nostro tempo. Ecco allora perché venerdì 7 marzo 10 aziende nazionali e internazionali rappresentative di diversi ambiti del mondo professionale hanno accolto di buon grado l’invito della Facoltà di Scienze linguistiche e letterature straniere a partecipare alla prima edizione dell’iniziativa “Career Path - Get inspired - Scopri le professioni dei laureati in Lingue”, promossa in collaborazione con il Servizio Stage&Placement dell’Ateneo e il Comitato Università Mondo del Lavoro. Un’occasione che si è rivelata preziosa per i circa 200 tra studentesse e studenti delle lauree magistrali desiderosi di conoscere i molteplici sbocchi professionali della laurea, le competenze più richieste e gli strumenti per destreggiarsi nei vari ambiti lavorativi. A rendere tutto ancor più accattivante i 22 manager delle aziende partecipanti - Deloitte, Credit Agricole, GI GROUP, Intesa Sanpaolo, Fiera Milano, Mondadori Libri, Emergency, The Adecco Group, Lenovo - che volentieri hanno messo a disposizione la loro expertise non solo per sciogliere dubbi ma anche per raccogliere CV.

Eppure, quando si parla della laurea in Scienze linguistiche e letterature straniere prevale l’idea che fornisca solo conoscenze umanistiche. A fare chiarezza sul tema è stato il preside Giovanni Gobber che, nell’introdurre i lavori della giornata, ha accolto nell’aula Diamante di Via Olona 2 i numerosi partecipanti. «Spesso si pensa che i nostri laureati in lingue abbiano sostanzialmente una formazione cultural-umanistica con scarse conoscenze del mondo aziendale, dell’Human Resource management, della finanza aziendale. E invece non è così», ha spiegato il preside. «Ormai da circa trent’anni abbiamo sviluppato percorsi che vanno incontro, da una parte, alle richieste legate al mondo del lavoro, quindi alle aziende industriali e di servizi e organizzazioni, dall’altra, all’esigenza dei nostri iscritti di avere una formazione sia culturale sia professionale. Quindi, i nostri sono laureati che hanno competenze in settori che riguardano soprattutto l’economia, il marketing, la comunicazione aziendale, la gestione delle risorse umane. Nello specifico guardando alla laurea magistrale, queste conoscenze sono integrate e approfondite con elementi di comunicazione internazionale per le aziende e di Human Resource Management».

 

Un articolo di

Katia Biondi

Katia Biondi

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Del resto, ha fatto eco la docente di Lingua, traduzione e linguistica tedesca Federica Missaglia, «il valore aggiunto e la specificità delle nostre laureate e dei nostri laureati sta nel fatto che la lora formazione si fonda su due pilastri: le competenze molto elevate in almeno due lingue europee e non, le conoscenze acquisite anche in altre discipline, come quelle dell’economia, della politica, della comunicazione e naturalmente della letteratura». Va poi sfatata la credenza che una lingua sia migliore delle altre nell’aprire al mondo del lavoro. «I nostri giovani devono essere in grado di comunicare con persone appartenenti a nazioni e a gruppi linguistici differenti. Pertanto, il nostro obiettivo è aspirare al plurilinguismo e a conoscere più lingue. Proprio per questo la Facoltà prevede nei suoi programmi lo studio di almeno due se non addirittura tre lingue».

In realtà, «quello che in questo momento stanno chiedendo le aziende sono soprattutto competenze trasversali», ha precisato Chiara Frigerio, docente di Gestione delle risorse umane e dei progetti. «Ed è proprio questo l’elemento chiave che rende spendibili nel mondo professionale i laureati in discipline linguistiche che, in virtù della solida preparazione, della grande memoria e della capacità analitica di cui sono dotati, sanno sfidare problemi complessi. Credo che in futuro sia quanto mai importante poter contare su questo mix di skill piuttosto che su conoscenze specialistiche». In concreto quali sono gli ambiti in cui un laureato in lingue trova facilmente lavoro? «Si va dalle aziende nazionali a quelle globali fino ad arrivare alle organizzazioni internazionali e a tutto il mondo della pubblica amministrazione. Senza dimenticare tutto il tessuto delle Pmi che rappresentano una rilevante fonte di lavoro, soprattutto quelle dalla forte vocazione internazionale», ha concluso Frigerio.

Ma nell’era dell’Intelligenza artificiale alcune professioni, più di altre, potrebbero essere penalizzate. Come far fronte a tale rischio? «La nostra Facoltà ha attivato da alcuni anni un corso di laurea magistrale in Linguistic Computing, totalmente in lingua inglese, coordinato dal professor Marco Passarotti, vincitore di un Erc, e destinato alla gestione dell’elemento linguistico da parte di chi si occupa, per esempio, di Sentiment analysis per ragioni di marketing o promozioni di attività in sede politica ed elettorale», ha affermato il preside Gobber. «È necessario sapere in che modo preparare i documenti e i testi affinché uno strumento di intelligenza artificiale possa estrapolare le informazioni necessarie. La qualità linguistica dei dati significa, ad esempio, fare il cosiddetto tagging, ossia dotare ogni elemento linguistico di indicazioni che permettano alla macchina di classificarlo nel modo corretto. Tutto questo richiede un’accurata preparazione tecnica che alcuni insegnamenti di questa laurea magistrale, dove partecipano in qualità di consulenti anche rappresentanti delle Big Tech, sono in grado di fornire».

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