NEWS | Il ricordo

Enrico Vaime, maestro di una tv figlia di radio e teatro

01 aprile 2021

Enrico Vaime, maestro di una tv figlia di radio e teatro

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Nel doloroso momento della sua scomparsa Enrico Vaime un po’ di fortuna l’ha avuta. Il primo a dare la notizia è stato il suo amico e discepolo Fabio Fazio e lo ha fatto in un modo che a Vaime sarebbe piaciuto. Non solo con sincero dispiacere e senza retorica, ma con un meccanismo televisivo certo casuale ma non per questo meno sorprendente. Si stava giocando attorno al tavolo di Che tempo che fa e Fazio ha chiesto in regia se c’era ancora tempo per dire una cosa prima di andare in pubblicità. Tutti abbiamo pensato che volesse proseguire il gioco con i suoi ospiti, invece ha raccontato quello che era successo e ha rievocato il loro rapporto di quarantennale amicizia. Niente lacrime finte, niente visi compunti ma per ricordarlo degnamente, la citazione di una delle battute, quella dei tre o quattro.

Non credo sia il caso di ripercorrere la carriera di Vaime, come fosse un curriculum, come molti hanno fatto in questi giorni. Piuttosto, se vogliamo spiegare la sua grandezza, la bellezza dei programmi che ha realizzato per quella tv così elegante, così intelligente, così colta…. mica come quella di oggi e chi più ne ha più ne metta fino a far diventare quel giudizio un luogo comune, se vogliamo spiegare questo arcano, forse potremmo concentrarci su un fatto. Il fatto è che Vaime, come parecchi autori della sua generazione e a differenza di quelli di oggi, non era solo un uomo di televisione. Chi sa solo di televisione, non sa niente di televisione, per parafrasare un famoso allenatore che dice la stessa cosa a proposito del calcio.

Infatti Vaime conosceva e frequentava due linguaggi da cui la televisione è nata, quello del teatro e quello della radio. La sua attività artistica era cominciata proprio in un genere che fondeva i due modi, il radiodramma. Ma la radio la conosceva così bene che poteva spaziare nell’arco dei generi più diversi. Nel '68 era tra gli autori di un programma sperimentale come Esercizio di memoria, un montaggio stereofonico di interviste, brani poetici, musiche di Giorgio Gaslini capaci di evocare il passato e il presente, lo spazio e il tempo di una città, un tipo prodotto da terzo programma.

Negli anni successivi invece il suo nome non poteva mancare tra gli artefici del più grande successo popolare della radio italiana, il Gran Varietà che faceva compagnia alle mattinate domenicali di 8 milioni di italiani.

Proprio a Vaime toccò il compito di costruire nell’estate del 77 una sorta di “il meglio di” Gran varietà, intitolato Buona domenica a tutti.

Questa capacità di proporre stili molto diversi tra loro nell’ambito di uno stesso medium, ha segnato anche la sua televisione. C’è la sua firma in tanto intrattenimento leggero popolare, nei varietà del sabato sera per famiglie: la Canzonissima del '69 con Walter Chiari, Paolo Panelli e Mina, il Fantastico dell’88 con Montesano e Oxa, l’Hai visto mai con Gino Bramieri, persino una Risatissima per Canale 5 che spingeva la sua comicità in una direzione ancor più casereccia. Però la sua firma (e la sua mano) compare anche in un programma come Quelli della domenica, un varietà anomalo, nella sua produzione milanese e nella sua collocazione pomeridiana (una contradizione all’epoca), un varietà aggressivo come il Kranz di Villaggio, imbarazzante come il povero Fracchia, squinternato come i nonsense di Cochi e Renato, un pezzo di Sessantotto, con la sua carica ironica, piombato all’improvviso nel palinsesto della Rai, un varietà cinico nelle apparenze ma con tanto entusiasmo nelle intenzioni (forse proprio come il suo autore).

Un articolo di

Giorgio Simonelli

Giorgio Simonelli

Docente di Teoria e tecniche del linguaggio giornalistico - Università Cattolica

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