«Nel pensiero sociologico l'infanzia è rimasta per un certo tempo un’ombra. Per secoli i bambini sono stati considerati sì come dei soggetti di cui prendersi cura, ma sostanzialmente come meri destinatari della socializzazione degli adulti. Pensiamo che valga la pena di provare a ribaltare questa visione e osservare i bambini come una generazione di figli, al centro di una trama di relazioni».
Con questa riflessione, giovedì 3 febbraio la professoressa Donatella Bramanti, docente di Sociologia dei processi culturali presso la Facoltà di Scienze della formazione, ha aperto la presentazione del libro Famiglie, infanzia e servizi educativi: partecipazione, reti e alleanze (ed. Vita e pensiero) scritto con Maria Letizia Bosoni, ricercatrice di Sociologia della famiglia della Facoltà. Un volume che propone un’interessante riflessione sulle relazioni tra i servizi educativi e le famiglie, con un focus su quelle che sono le criticità e le sfide con cui essi sono chiamati a confrontarsi nella società post-pandemica contemporanea.
«Ciò che avviene dentro le famiglie – ha aggiunto la prof.ssa Bramanti - è correlato a ciò che succede nello spazio sociale più ampio. Se in ogni fase della vita il riferimento alle relazioni familiari è fondamentale, nell’infanzia diventa cruciale. Oggi, ci troviamo di fronte ad una contraddizione lampante: da un lato vi è un’accresciuta sensibilità e attenzione a proteggere i bambini dai rischi a cui possono andare in contro; dall’altra una sempre più diffusa indifferenza e irrilevanza del valore del figlio, dimostrato dal crollo delle natalità».
Nel corso dell’incontro è intervenuto Marc Grau-Grau, professore di “Social and family policies” presso l’Università Internazionale di Catalunya di Barcellona che ha sottolineato come i comportamenti dei bambini siano fortemente influenzati dai contesti politici e culturali nei quali si trovano.
«L’evento pandemico - ha spiegato Maria Letizia Bosoni - è stato significativo in questi termini: ha ingenerato una serie di cambiamenti radicali in tutti gli ambiti di vita, come la crescita e lo sviluppo delle nuove generazioni di bambini». Secondo la sociologa, la sfida che attende i ricercatori, gli insegnanti, e i genitori, sarà sostanzialmente l’essere in grado di valorizzare la dimensione generativa delle reti e delle relazioni anche nelle situazioni di emergenza: «L’ascolto, la partecipazione, la presenza dei bambini e dei genitori dovranno essere il fondamento di un’alleanza generativa, in grado di creare relazioni fiduciarie e collaborative».
Alessandra Carenzio, ricercatrice in didattica e pedagogia speciale della Cattolica, ha invece posto il tema del rapporto fra l’educazione e le tecnologie: in particolare, ha individuato tre sfide che le scuole dell’infanzia si trovano a sostenere ogni giorno. La prima è il necessario superamento dell’adozione di un approccio strumentale alla tecnologia, la seconda è l’uso della tecnologia come mediatore e veicolo di contenuti, la terza è la necessità di un approccio che non sia teorico ma operativo nella formazione degli educatori. I rischi da evitare di fronte a queste operazioni sono quattro, legati a quattro soggetti diversi: svalutare il ruolo culturale dei media; sottovalutare il ruolo del bambino, relegandolo ad essere solo pubblico; impostare una formazione che sia centrata sulla dimensione strumentale a discapito di quella etica ed estetica; da ultimo, dimenticare la famiglia.
L’ultimo intervento è stato affidato ad Antonella Morgano, psicologa e docente di Metodologia della ricerca psicologica nonché membro della commissione pedagogica Fism (Federazione italiana scuole materne) a livello lombardo e nazionale. Nel suo speech, dal titolo Lasciare traccia attraverso forme “nuove” ha sottolineato come in questo periodo di pandemia la sfida maggiore che la scuola dell’infanzia si è trovata ad affrontare è stato il continuare ad essere scuola. Le scuole hanno infatti cercato la continuità con il prima, provando al contempo ad innovarsi nella quotidianità: in poche parole, hanno deciso di vedere il vincolo del covid come un’opportunità. Tra le riflessioni più presenti quella sulla gestione della relazione scuola-famiglia: un’alleanza educativa codificata nelle fasi di incontro, condivisione, fiducia e comunione. La distanza imposta dalla pandemia ha spinto le scuole materne Fism ad interrogarsi su come far entrare comunque le famiglie nelle scuole; e la risposta è stata andare oltre ai confini dell’operato quotidiano. Insomma, la scuola ha continuato ad esserci, anche con il Covid.
(Photo by Natasha Ivanchikhina on Unsplash)