NEWS | L'intervento

Femminicidio. Un approccio antropologico all'ennesima strage

04 agosto 2023

Femminicidio. Un approccio antropologico all'ennesima strage

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Dietro la fatalità della pandemia, oltre l'assurdità della guerra, la cronaca dei femminicidi sembra sbiadire e farsi normale amministrazione. Un conteggio dilatato nel tempo, ma costante e non abbastanza conturbante. Vi è certo una sproporzione fra i numeri delle vittime del Covid e del conflitto in Ucraina rispetto a queste morti. Mentre la pandemia ha messo in campo l'intera comunità scientifica per produrre al più presto un vaccino (oltre ad altre imponenti forme di solidarietà a livello mondiale) e il conflitto nell'Europa orientale continua ad alimentare un dibattito acceso e almeno a tentare opere di mediazione, molto minori sembrano lo sconcerto e le analisi su questo stillicidio di giovani esistenze spezzate per mano di fidanzati, mariti, compagni di vita. Per certi aspetti la questione sembra paragonabile a quella del cambiamento climatico: in larga misura dipende da noi, anche se non tutti lo riconoscono, richiederebbe un mutamento radicale dei nostri stili di vita basati su una nuova consapevolezza diffusa (che in parte c'è, come nella raccolta differenziata dei rifiuti) che tuttavia per assumere la massa critica necessaria richiederà tempi medio-lunghi e dovrà coniugarsi con interventi strutturali in campo economico che oltrepassano la responsabilità dei singoli.


Occupandomi da decenni di persone e comunità immigrate da società ancora legate a un modello 'tradizionale' le quali - e non soltanto per motivi religiosi - sono ancora maggioritarie a livello planetario rispetto all'Occidente, ho potuto notare che il loro spaesamento da un lato e i nostri timori dall'altro sono riconducibili prevalentemente a gerarchie implicite, ma non per questo meno decisive, che caratterizzano tre livelli delle relazioni interpersonali. La prima riguarda le generazioni: altrove l'autorità degli anziani e il rispetto per loro sono ancora profondamente radicati nei comportamenti quotidiani, mentre dopo il '68 da noi c'è stata una reazione contro gli adulti che ha ridimensionato un certo paternalismo desueto, ma ha anche sdoganato atteggiamenti francamente problematici da parte dei giovani che oggi paiono privi di qualsiasi inibizione nei confronti di genitori, insegnanti e persino sacerdoti.


La seconda gerarchia tradizionale misconosciuta nella post-modernità è quella fra gruppo e individuo: la famiglia (in senso allargato), la comunità scolastica o religiosa, la società nelle sue varie articolazioni hanno perso il ruolo di punto di riferimento normativo che altrove invece mantengono. Anche in questo caso si è trattato di una reazione non immotivata rispetto a imposizioni che altrove ancora sussistono e legittimamente ormai rifiutiamo, come la pratica dei matrimoni combinati. Tuttavia, il singolo in tal modo è spesso lasciato solo, e si sente tale, privo di una rete di relazioni che possono offrire sostegno e aiutare ad orientarsi di fronte alle grandi scelte della vita. Optare per un certo corso di studi, valutare opzioni lavorative e professionali, decidere se rimanere in famiglia o abitare da soli basandosi meramente su impulsi momentanei o superficiali può esporre a rischi che invece una pacata valutazione condivisa con chi ci conosce e ci vuole bene magari si ridurrebbero, benché resti il fatto che si impara anche, se non soprattutto, dai propri errori.


La gerarchia fra i generi, maschio e femmina, è forse tra le più antiche e radicate. La rimozione di enormi limitazioni che ancora gravano sulle donne un po' ovunque nel mondo è un processo lento e contrastato, legato strettamente alle prime due forme di priorità che abbiamo appena illustrato. Andare controcorrente rispetto al volere dei più grandi e realizzarsi in settori che la società considera ancora monopolio maschile è tuttavia meno gravido di conseguenze, talora drammatiche, che scegliere di emanciparsi da una relazione di coppia. L'ostacolo, in questo caso, non è la mentalità dei 'matusa' che potrà stigmatizzare il tuo comportamento, né l'ambiente che inghiottirà a fatica le tue ambizioni facendotene pagare in qualche modo il prezzo, ma un'altra persona con cui hai uno speciale rapporto e insieme alla quale avrete investito sogni, speranze e progetti di vita in comune.

Il precario bilanciamento degli equilibri ancora in corso in tutti e tre i settori presi in esame, si rivela in questo caso una miscela potenzialmente esplosiva poiché tutta concentrata in un solo punto: la relazione di coppia. Personalità fragili o disturbate, forse disturbate proprio perché fragili a tal punto di non saper sopportare una frustrazione, possono degenerare fino alle conseguenze più estreme.
 

Misurarsi con le conseguenze di una rivoluzione copernicana a livello antropologico non è cosa da poco. Per chi approda alle nostre sponde si può tradurre in una serie di shock che ho potuto registrare: lasciate soli o ricoverate i vostri vecchi quando hanno più bisogno di voi; i vostri bambini non solo vi disubbidiscono, ma addirittura vi insultano; le giovani donne da voi sono troppo disinibite e i loro comportamenti compromettono l'onorabilità delle vostre famiglie. Ma i femminicidi non avvengono soltanto in coppie 'miste', pertanto si tratta di prendere in seria considerazione la sfida che ancora per non pochi nostrani rappresenta un cambiamento d'epoca che irresponsabilmente riteniamo compiuto e ormai universalmente accettato. Le esperienze quotidiane, registrate puntualmente dalla cronaca, relative ai tre mutamenti di paradigma qui brevemente richiamati reclamano un ben più ampio e sistematico ripensamento circa la prevenzione di dinamiche con concrete e spesso fatali conseguenze.

Famiglia, scuola e comunità religiosa sembrano sprovviste di risorse adeguate in tal senso, forse perché esse stesse coinvolte nel fenomeno, ma un'approfondita riflessione da parte di queste agenzie educative di base non può certo mancare. Si potranno naturalmente immaginare soluzioni innovative anche attraverso i messaggi che circolano nei cosiddetti social media, ma a nostro modesto parere nulla potrà sostituire del tutto il ruolo della rete relazionale di cui ognuno fa parte, ciascuna delle cui componenti non si è evidentemente ancora a sufficienza interrogata e messa in gioco nonostante la gravità e l'urgenza del problema.

Un articolo di

Paolo Branca

Paolo Branca

Docente Dip. di Scienze religiose - Università Cattolica

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