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Charity Work Program, un’estate di solidarietà
CeSI e Istituto Toniolo lanciano la nuova edizione del programma internazionale di volontariato: oltre 50 le borse di studio. Scadenza iscrizioni venerdì 8 marzo
| Valentina Stefani
12 dicembre 2022
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Dare un senso al percorso di studi intrapreso, sperimentarsi sul campo per «confermare la propria scelta», uscire dalla comfort zone fatta di numeri ed equazioni e, perché no, «mettere in pausa la vita di sempre per dedicarsi unicamente a dare una mano dove serve». Con queste motivazioni Chiara Maltagliati, studentessa di Cooperazione allo sviluppo, e Roberto Fei, studente di Economics in Cattolica, hanno deciso di partire per fare un’esperienza di volontariato grazie al Charity Work Program.
Il programma, promosso dal Centro di Ateneo per la Solidarietà Internazionale (CeSi), dà agli studenti la possibilità di vivere un’esperienza di volontariato internazionale di tre, quattro o sei settimane in un Paese del mondo durante il periodo estivo (online il bando 2023, iscrizioni entro il 13 febbraio).
Così, Chiara e Roberto hanno trascorso il mese di agosto nel nuovo Centro San Rachele, inaugurato nel 2016 a Gerusalemme nel quartiere di Talbieh dal Vicariato San Giacomo per i cattolici di lingua ebraica. Il centro è destinato ad accogliere durante l’anno i piccoli in età da nido, i bimbi e i ragazzi figli di migranti, divenendo poi centro estivo allargato quando le scuole chiudono.
Il compito a loro affidato era di intrattenere con giochi e attività bambini dai 4 ai 10 anni – una quarantina circa nelle prime settimane di permanenza – dalle 8 di mattina fino alle 16.30 di pomeriggio.
«Dopo l’adunata di tutti i bambini – racconta Roberto – andavamo al parco giochi, rientravamo poi al centro per scaldare le schiscette di tutti e pranzare, per guardare infine un film o un cartone animato tutti insieme nelle ore più calde».
«I primi giorni non sono stati facili – aggiunge Chiara – perché i bambini parlavano solo ebraico e dovevano abituarsi alla nostra presenza. Ma in qualche modo ci capivamo. Il bello è stato proprio quello: essere riusciti a creare un legame con loro nonostante le difficoltà e il poco tempo trascorso insieme».
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Per entrambi gli studenti è stata un’esperienza appagante. «Uno dei ricordi che mi porto dentro – racconta Roberto – è un pomeriggio in cui abbiamo giocato a calcio, a un certo punto mi sono staccato completamente dal mio ruolo, sono diventato uno di loro: giocavo e basta. È stato molto divertente».
Chiara e Roberto hanno soggiornato all’interno del Centro San Rachele in una casa condivisa con altri volontari provenienti da Paesi come Francia, Stati Uniti, Ungheria e Germania. «L’esperienza di comunità è una parte fondamentale del volontariato. Ti ritrovi a vivere come in una grande famiglia – racconta Chiara – dove si fanno i turni per cucinare in abbondanza anche per gli altri e ci si ritrova la sera a condividere il vissuto».
Il centro San Rachele si basa per gran parte sulla buona volontà delle persone ed è un posto organizzato bene, raccontano i ragazzi, con figure molto ‘pragmatiche’ come Sister Maria David, che coordina anche il lavoro dei volontari. Ma, soprattutto, è un posto accogliente, dove il benessere e la cura di chi presta servizio sono al primo posto. «Non ti senti mai ospite – dice Roberto – sei parte del progetto, un copilota della macchina, non un semplice passeggero. E questo conta tantissimo».
Fin dal primo giorno, Chiara e Roberto sono stati infatti coinvolti in un lavoro che richiede un certo grado di responsabilità ma non è mai mancato, dicono, il costante supporto dei componenti dello staff: «Non sei mai solo ad affrontare le situazioni – aggiunge Chiara – c'è una grande attenzione da questo punto di vista».
L’accoglienza ricevuta da parte di tutti, soprattutto da parte dei bambini, è sicuramente il dono più grande di questa esperienza, che è stata l’occasione per scoprire un Paese nuovo. «Il weekend eravamo liberi – raccontano – quindi ne abbiamo approfittato per fare i turisti, visitato Gerusalemme in lungo e in largo ma anche la Palestina, Betlemme e Gerico, la Galilea, il deserto e il Mar Morto. Anche questo è importante – sottolinea Chiara – perché rafforza l’esperienza di volontariato che vivi. Sperimentare una realtà diversa dalla tua ti aiuta a capire certe dinamiche».
L’idea è quella di tornare, prima o poi. «Magari a gennaio - aggiunge Roberto - e chissà se in quell’occasione non ci scappi pure una settimana di trekking sulle alture del Golan».
«L’unica variabile è la disponibilità di alloggio - spiega Chiara - la porta del Centro San Rachele resta sempre aperta».
Il Centro di Ateneo per la Solidarietà Internazionale (CeSI) promuove per l’estate 2023 una nuova edizione del programma di volontariato UCSC Charity Work Program. Il programma propone esperienze di volontariato in Italia e all’estero, volte a valorizzare e rafforzare il percorso di crescita professionale e umana di studenti e neolaureati UCSC. Iscrizioni entro il 13 febbraio 2023.