Alla base la consapevolezza che lo sport può davvero essere un mezzo potente per creare connessioni e trasmettere valori. Tra le soddisfazioni più grandi c’è sicuramente quella di aver contribuito a coinvolgere le ragazze, meno partecipi rispetto ai maschi, nelle attività sportive: «Indossare pantaloncini e maglietta per loro era motivo di imbarazzo, perché abituate alla tonaca che copre tutto il corpo», racconta Andrea, «ma alla fine si sono sciolte, hanno imparato a giocare a calcio e basket e partecipato a un torneo femminile, sostenute dai ragazzi».
«I fine settimana erano destinati alla scoperta della cittadina vicina e dei paesaggi mozzafiato che circondavano il monastero», racconta Andrea. «La migliore gita – aggiunge Lorenzo - è stata una passeggiata mattutina improvvisata sulle colline, guidati dal monaco Khenpo, alla ricerca di latte fresco e uova. Le persone del posto ci hanno accolto con gentilezza, offrendoci un bicchier d’acqua e condividendo con noi le loro storie, parlando della famiglia, del lavoro e della vita quotidiana. Quando si è fatto tardi, una famiglia ci ha invitato a pranzo, nonostante avessero già mangiato. Hanno preparato tutto apposta per noi, raccogliendo le verdure dall’orto e mettendoci a disposizione il loro tempo e la loro ospitalità. Un gesto semplice, ma profondamente autentico».
In Nepal Andrea e Lorenzo hanno lasciato un pezzo di cuore. «Torno a casa con una profonda gratitudine - dice Andrea - con la consapevolezza che ogni esperienza, quando vissuta con cuore aperto, ci arricchisce e ci rende migliori».
«Non dimenticherò mai i sorrisi con cui i monaci, gli studenti e le studentesse affrontavano quotidianamente le loro giornate, incarnavano pace, spensieratezza e serenità, riuscendo sempre a essere tranquilli, sorridenti e disponibili. Da quando sono tornato - conclude Lorenzo - cerco di vedere il lato positivo in tutto e di non arrabbiarmi; non sempre ci riesco, ma credo che questa visione del mondo mi abbia aiutato».