NEWS | Charity Work Program

Nepal, la gratitudine che arricchisce

13 marzo 2025

Nepal, la gratitudine che arricchisce

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La sveglia all’alba con il suono del gong, il risveglio muscolare, la colazione, il tempo scandito dalle ore di preghiera, le attività scolastiche, lo sport.

Grazie al Charity Work Program, Lorenzo Zani e Andrea De Maria hanno trascorso un periodo di volontariato in Nepal, supportando in particolare l’offerta formativa della lingua inglese e delle attività sportive a favore delle studentesse e degli studenti della Pal Ewam Namgyal Monastic Secondary School di Pokhara. Di fatto, una scuola monastero che offre un’educazione tradizionale buddista combinata a un’istruzione laica alle bambine e ai bambini delle famiglie povere provenienti dalle remote regioni himalayane.

«La mattina facevamo la nostra lezione d'inglese – spiega Lorenzo, laureato in Comunicazione, management e imprenditorialità per il turismo globale – ai vari gruppi di ragazze e ragazzi di diverse età. Giochi, canzoni e balli con i più piccoli per ripassare il lessico, comprensione del testo e conversazione su vari temi con i più grandi, cercando di adattare le attività al livello di conoscenza della lingua».

Il pomeriggio era dedicato all’attività fisica. «Il mio ruolo principale era legato allo sport una passione che da sempre mi accompagna e che ho avuto l’opportunità di coltivare durante i miei studi in Scienze motorie e dello sport – aggiunge Andrea - organizzavo lezioni sportive per i giovani monaci, esplorando diversi sport come basket, calcio, pallavolo e badminton. Nonostante le differenze culturali e linguistiche, lo sport è diventato un linguaggio universale che ci ha permesso di costruire legami autentici».

Un articolo di

Valentina Stefani

Valentina Stefani

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Alla base la consapevolezza che lo sport può davvero essere un mezzo potente per creare connessioni e trasmettere valori. Tra le soddisfazioni più grandi c’è sicuramente quella di aver contribuito a coinvolgere le ragazze, meno partecipi rispetto ai maschi, nelle attività sportive: «Indossare pantaloncini e maglietta per loro era motivo di imbarazzo, perché abituate alla tonaca che copre tutto il corpo», racconta Andrea, «ma alla fine si sono sciolte, hanno imparato a giocare a calcio e basket e partecipato a un torneo femminile, sostenute dai ragazzi».

«I fine settimana erano destinati alla scoperta della cittadina vicina e dei paesaggi mozzafiato che circondavano il monastero», racconta Andrea. «La migliore gita – aggiunge Lorenzo - è stata una passeggiata mattutina improvvisata sulle colline, guidati dal monaco Khenpo, alla ricerca di latte fresco e uova. Le persone del posto ci hanno accolto con gentilezza, offrendoci un bicchier d’acqua e condividendo con noi le loro storie, parlando della famiglia, del lavoro e della vita quotidiana. Quando si è fatto tardi, una famiglia ci ha invitato a pranzo, nonostante avessero già mangiato. Hanno preparato tutto apposta per noi, raccogliendo le verdure dall’orto e mettendoci a disposizione il loro tempo e la loro ospitalità. Un gesto semplice, ma profondamente autentico».

In Nepal Andrea e Lorenzo hanno lasciato un pezzo di cuore. «Torno a casa con una profonda gratitudine - dice Andrea - con la consapevolezza che ogni esperienza, quando vissuta con cuore aperto, ci arricchisce e ci rende migliori».

«Non dimenticherò mai i sorrisi con cui i monaci, gli studenti e le studentesse affrontavano quotidianamente le loro giornate, incarnavano pace, spensieratezza e serenità, riuscendo sempre a essere tranquilli, sorridenti e disponibili. Da quando sono tornato - conclude Lorenzo - cerco di vedere il lato positivo in tutto e di non arrabbiarmi; non sempre ci riesco, ma credo che questa visione del mondo mi abbia aiutato». 

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