News | Lutto
Addio a Giuseppe Vico, maestro della Pedagogia
L’ultimo saluto dell’Università Cattolica all’ex preside della Facoltà di Scienze della formazione, morto il 10 gennaio a Vigevano dove viveva
| Redazione
12 gennaio 2023
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La Comunità pedagogica italiana e l’Università Cattolica del Sacro Cuore partecipano commosse alla perdita del Professor Giuseppe Vico, Ordinario di Pedagogia Generale fuori ruolo che ci ha lasciato il 10 gennaio 2023.
Nato a Genova nel 1938, negli anni Settanta riceve l’incarico di docente di Pedagogia Speciale e di Pedagogia Generale nella Facoltà di Magistero e, successivamente, di Scienze della Formazione dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, dove ha ricoperto il ruolo di Preside dal 1992 al 2002 ed è stato inoltre Direttore del Dipartimento di Pedagogia.
Giuseppe Vico aveva avviato le sue ricerche in ambito pedagogico sui problemi e i metodi della pedagogia speciale su sollecitazione del Professor Aldo Agazzi, esponente di spicco della pedagogia di ispirazione cristiano-personalista, del quale era allievo, rivolgendo il suo iniziale interesse ai temi delle disabilità in età evolutiva, approfondendone le implicazioni di carattere educativo in collaborazione con insegnanti ed educatori e collaborando con la scuola del “Centro Auxologico Italiano” di Piancavallo. Nel tempo la sua attenzione per la pedagogia speciale aveva trovato concretezza anche attraverso l’impegno nella fondazione del “Centro studi e ricerche sul disagio e le povertà educative” e come giudice onorario presso il Tribunale per i minorenni di Milano, avviando l’approfondimento pedagogico dei problemi relativi alla devianza e alle implicazioni educative delle diverse forme del disagio minorile.
Direttore dell’Istituto Superiore di Educazione Fisica (ISEF) dell’Università Cattolica, ne aveva seguito la trasformazione in corso di Laurea in Scienze motorie e dello sport.
Componente di “Scholé”, Centro di studi fra pedagogisti di ispirazione cristiana e ambito di riflessione teoretica e di impegno educativo sui problemi della pedagogia, aveva consolidato nel tempo un profondo legame con Monsignor Enzo Giammancheri, allora direttore presso la casa editrice La Scuola di Brescia delle riviste "Pedagogia e Vita", "La Famiglia" e condirettore di "Scuola Italiana Moderna”; per la stessa casa editrice, Giuseppe Vico aveva affiancato il professor Aldo Agazzi nella direzione della rivista “Scuola e didattica”, succedendogli come direttore responsabile sino al 2006, ma continuando anche successivamente a ricoprire il ruolo di membro del Comitato Editoriale.
Particolarmente proficua nel tempo è stata anche la collaborazione con l’Editrice Vita e Pensiero dell’Università Cattolica, un sodalizio che ha trovato espressione nei numerosi volumi pubblicati, tra i quali vanno ricordati in particolare: Erranza educativa e bambini di strada (2005), sintesi del suo impegno pedagogico, formativo e progettuale in contesti internazionali, in particolare mediante le riflessioni sui viaggi esplorativi del mondo delle povertà educative in Kenia e in Madagascar, compiuti in collaborazione con l’Associazione “Educatori senza frontiere” (ESF), da lui fondata insieme a Don Antonio Mazzi e della quale era stato Presidente; o il volume L’avvento educativo dei ‘poveri cristi’ (2007), nel quale si delinea la sintesi ermeneutica di Giuseppe Vico intorno ai problemi antropologici, etici e pedagogici del nostro tempo, tesa a coniugare l’attenzione per i fondamenti del discorso pedagogico e per la teoria dell’educazione con i “fini educativi”; questi ultimi devono essere alimentati dal saper guardare, così come Giuseppe Vico amava sottolineare con ispirazione mouneriana, alla persona concreta, in situazione, da cogliere primariamente nella sua educabilità, seppur declinata nelle differenze, diversità, con senso di fiducia nell’umano e nelle sue potenzialità. Nella sua prospettiva il sentire pedagogico doveva lasciarsi sollecitare da quell’erranza originaria che è «connotazione peculiare dell’uomo», per avvicinarsi all’educativo là dove si esprime, nei volti, nelle persone, nelle relazioni, nei contesti difficili ma che ricercano comunque il “bello” che ogni educatore è chiamato a rintracciare esercitandosi anche nel gusto per il pensiero narrativo, poetico, metaforico.
Così le persone che hanno avuto il privilegio di formarsi e di crescere al tuo fianco ti ricordano, come Maestro, recuperando il termine Magister da te più volte evocato negli scritti e durante le lezioni con gli studenti: termine che ci rimanda a magis, che vuol dire grande e che con il suffisso comparativo –ter, sta a significare "il più grande", perché possiede quel di “più” di umanità che gli permette di essere una guida saggia e autorevole, che sa lasciare “tracce indelebili” nei suoi discepoli. Sono le tracce per le quali ti ringraziamo e che hai saputo rendere disponibili nei dialoghi condivisi con alcuni, anche nell’ultima stagione della vita, quella non più accademica e istituzionale, ma dedicata alla narrazione, al riposo e agli affetti, seppur segnati da dolorose sofferenze.
Grazie Giuseppe!
Un articolo di
Docenti della Facoltà di Scienze della formazione, Università Cattolica