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Guido Vestuti, tra pensiero scientifico e amicizia vissuta

28 giugno 2022

Guido Vestuti, tra pensiero scientifico e amicizia vissuta

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Attento studioso capace di far nascere riflessioni e affetti tra le persone, nel suggerire letture appropriate, nell’attaccamento all’istituzione, nell’attivare rapporti importanti per l’Ateneo, nel porgersi come buon educatore verso gli studenti. Sono alcuni tratti che hanno contraddistinto nella sua attività accademica Guido Vestuti, docente attivo fino al 2013 nell’allora denominata Facoltà di Scienze politiche, venuto a mancare il 18 febbraio scorso.

Per ricordare la sua figura e il suo pensiero scientifico la Facoltà di Scienze politiche e sociali e il Dipartimento di Sociologia hanno promosso l’incontro “Dove va il capitalismo”, chiamando a discuterne docenti della Facoltà, che con Vestuti hanno avuto un profondo rapporto di amicizia. Ma soprattutto esaminando un suo tema di studio, quello del capitalismo appunto, trasversale alle varie branche del sapere: dall’economia, alla sociologia, al diritto. Così, nel seminario del 22 giugno, è come se si sia svolto un dialogo tra loro e il professor Vestuti, passando in rassegna testi e sue riflessioni, cogliendo l’occasione non solo per soffermarsi sul suo pensiero accademico ma anche per evidenziare i tratti della sua personalità vissuta nella cordialità, nella conversazione, nella convivialità della tavola.

Il lungo legame tra il professor Vestuti e la facoltà di Scienze politiche, durato a vario titolo dal 1975 al 2013, prima come docente incaricato, poi come docente di ruolo, infine come docente a contratto con l’insegnamento di Storia del pensiero sociologico, è stato ripercorso dal preside della facoltà di Scienze politiche e sociali, Guido Merzoni, che ne ha tracciato un profilo caratterizzato da originalità e autonomia di pensiero nei temi di cui si era occupato, e da interdisciplinarietà in quanto, giurista di formazione, aveva approfondito la storia del pensiero sociologico ed economico, «con una presenza molto edificante e costruttiva in Facoltà».

La consonanza didattica sul pensiero sociologico storico è stata evidenziata da Marco Lombardi, direttore del Dipartimento di Sociologia. «Non dava per scontato il pensiero dominante. Era arguto e puntuto nelle sue osservazioni per dimensione estetica e percezione della bellezza che si coglieva».

Al professor Alberto Quadrio Curzio, emerito di Economia Politica all’Università Cattolica e presidente emerito dell’Accademia Nazionale del Lincei, il compito di tracciare un profilo di Vestuti come persona, studioso e uomo di cultura. «Per Guido l’amicizia era qualcosa di molto serio ma non serioso, perché comportava affetti reciproci e non comportava le stesse idee. Era un liberale. Parlavamo di temi dove non avevamo lo stesso punto di vista e non per questo c’era qualche forma di attenuazione dell’amicizia». Nel merito del tema del seminario, il professor Quadrio Curzio, da economista, ha parlato di impresa e mercato: «Nell’impresa emerge ed è importante il fattore umano, la collaborazione tra le persone. Se il mercato è allocativo delle risorse, sono le imprese che creano comunità di persone che collaborano per un fine comune. In tale contesto le istituzioni sono elemento essenziale per dare spessore alla democrazia partecipativa».

Anche per questo Vestuti è stato attento ai problemi di divisione della società, come ha affermato Rudi Bogni, membro della Fondazione Principe del Liechtenstein, denunciando «la distanza tra ricchi e poveri, e la crescita dei poveri, minando la coesione sociale di fini di un capitalismo umano».

Una caratteristica di Vestuti era quella di far incontrare le diversità. Lo ha affermato Vincenzo Cesareo, emerito di Sociologia generale dell’Università Cattolica e fondatore del Dipartimento di Sociologia al quale afferiva lo stesso Vestuti, che ne ha ricordato i seminari dedicati alle sfide del nostro tempo. «Nel pensiero di Vestuti sul futuro del capitalismo emergevano dotti e pertinenti riferimenti al passato in cui innestava le sue riflessioni al riguardo, con spiragli di ottimismo anche quando si affrontavano questioni di preoccupante gravità».

«I processi di globalizzazione erano da lui collocati in un contesto di storia del pensiero», ha ribadito Simona Beretta, direttore del Centro di Ateneo per la Dottrina sociale della Chiesa, grazie al vasto interesse per il mondo caratterizzato da «dinamiche profonde sui temi della libertà, della responsabilità e del bene comune».

Per favorire il bene comune nel futuro del capitalismo c’è la lotta alla povertà e la fiducia verso le istituzioni democratiche, come ha detto Giancarlo Rovati, docente di Sociologia dello sviluppo.

Il seminario si è concluso con la lettura di una briosa lettera aperta a Vestuti scritta dal professor Andrea Villani, docente di Economia politica, e con il saluto del figlio Cosimo Vestuti, che ha sottolineato come il padre fosse un avvocato prestato alla docenza. «Con il pensionamento lasciò l’avvocatura ma tenne la docenza per continuare a pensare. Un modo per coltivare l’amicizia era quello di organizzare pranzi con colleghi e amici in cui univa il piacere della tavola all’amicizia e al piacere di pensare, scherzando su stesso, dicendo di essere un VIP, ‘vecchietto in pensione’».

Fil rouge del seminario, dunque, l’elemento del ricordo perché, come ha affermato il professor Quadrio Curzio, «non bisogna dimenticare chi ha lavorato bene in una istituzione. Il ricordo dei colleghi scomparsi è esercizio di riflessione e segno di riconoscenza».

Un articolo di

Agostino Picicco

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