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Humane Robotics: contro l'inquietudine tecnologica

11 maggio 2022

Humane Robotics: contro l'inquietudine tecnologica

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«Sono proprio curioso di scoprire cosa pensano gli umani di noi» si è chiesto Pepper mettendosi in un angolo dell’aula Pio XI del campus milanese dell’Università Cattolica. Il robot umanoide è di casa nell’Ateneo, dove accoglie gli studenti nella sede di via Sant’Agnese rispondendo a domande su aule e lezioni. Oggi ha introdotto i relatori che hanno partecipato alla presentazione di “Humane Robotics: A multidisciplinary approach towards the development of humane-centered technologies”. Il volume pubblicato da Vita e Pensiero è stato curato dai docenti dell’Ateneo Giuseppe Riva e Antonella Marchetti e analizza l’impatto sociale della robotica raccogliendo contributi dei gruppi di ricerca della Cattolica, coordinati dal laboratorio Humane Technology Lab, e di altre realtà accademiche europee e internazionali. Il convegno è stato aperto dal rettore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore Franco Anelli ed è stato moderato dalla giornalista del Corriere della Sera Annachiara Sacchi.

Papa Francesco ha sottolineato più volte che siamo davanti a un vero cambiamento d’epoca che può portare nuovo benessere ma anche rimettere l’Uomo nella condizione di distruggere sé stesso: «Questo è avvenuto con le armi nucleari, su cui siamo riusciti a trovare un accordo. Poi è avvenuto con i cambiamenti climatici, su cui capi di Stato e di governo sono riusciti a trovare una intesa durante la Cop26 di Parigi. Ora è urgente che la stessa cosa avvenga per l’Intelligenza Artificiale» ha sottolineato monsignor Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita.

 

Anche perché ormai ognuno di noi passa 6 ore in media al giorno davanti a schermi o interagendo con tecnologia di ogni tipo: «La domanda a cui dobbiamo rispondere è se essa ci fa stare meglio – si chiede Giuseppe Riva, direttore dello Humane Technology Lab-. La sua diffusione è esplosa quando è diventata un’esperienza. Oggi un bambino che non sa leggere è già in grado di interagire con un Iphone e tra dieci anni il confine tra digitale e fisico sparirà con il metaverso. Questo tocca tutte le aree dell’esperienza umana ed è proprio con lo sguardo multidisciplinare tipico della Cattolica che lo Humane Technology Lab porta avanti le sue ricerche».

Secondo il direttore di Italian Tech e Green&Blue Riccardo Luna è ingannevole mettere uomini e robot in alternativa: «Loro ci servono per vivere meglio, non per sostituirci. Essi non ci rubano il lavoro, casomai lo cambiano. La sfida è avere competenze adeguate per i nuovi lavori che si generano. Nel 2014, quando le insidie del web e della tecnologia non erano ancora così evidenti, il Papa disse che internet è un dono di Dio. Non si sbagliava: siamo noi a usarlo male. Io a 12 anni leggevo i fumetti mentre i nostri figli hanno a disposizione una quantità di dati incredibile. Se sapremo accompagnarli faranno cose meravigliose».

 

«L’interazione uomo-robot per noi deve esser accettabile oltre che soddisfacente -ha evidenziato Antonella Marchetti, direttrice del dipartimento di Psicologia dell’Ateneo e co-autrice del volume-. Ciò significa che il comportamento di un robot deve essere percepito dall’uomo come comprensibile e affidabile. I meccanismi che ci permettono da un punto di vista psicologico di comprendere il comportamento altrui e di ritenerlo affidabile cambiano nel corso di ciclo di vita. Per cui per progettare robot che entrano in relazione con l’uomo in modo efficace e accettabile per noi è necessario tenere presente lo sviluppo delle competenze cognitive affettive e sociali dell’uomo nel corso della sua vita».

Il lato etico di robotica e Intelligenza Artificiale deve recuperare terreno nei laboratori dove esse vengono sviluppate: «Noi tecnologhi facciamo fatica a gestire questo fronte – ha confermato Giorgio Metta, direttore dell’Istituto Italiano di Tecnologia-. Io sono un tecno-ottimista, credo che oltre a sforzarci per non usarla male dovremmo fare uno sforzo a livello nazionale per sviluppare la nostra tecnologia. Attualmente l’Italia ha forse l’1% delle capacità di calcolo globali. Per investire in maniera corretta però dobbiamo darci orizzonti temporali che vadano oltre la durata dei governi. I nostri ricercatori hanno avviato la ricerca su una molecola che potrebbe risolvere alcuni disturbi dello sviluppo neuronale dieci anni fa e potrebbe volerci un altro decennio per produrre un farmaco».

Una alleanza tra governi, università e aziende è fondamentale: «Serve mantenere uno sguardo positivo sulla tecnologia – ha sottolineato Roberto Vavassori, Chief Officer Pubblic Affair e Relazioni Internazionali di Brembo-. Dobbiamo cercare in dialoghi come questo fino a dove può arrivare la tecnologia e qual è il suo inalienabile punto di arrivo. Pensiamo all’editing genetico: cosa rende umano l’uomo quando esso ha a disposizione una quantità così impressionante di tecnologia? Su questo il mondo delle aziende deve essere aiutato a riflettere».

Un articolo di

Michele Nardi

Michele Nardi

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