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I giovani del Sud, tra stereotipi e voglia di riscatto

21 gennaio 2021

I giovani del Sud, tra stereotipi e voglia di riscatto

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Nel Mezzogiorno sono quasi 4 volte in più i giovani fuoriusciti dalla formazione e dal lavoro rispetto a quelli del Nord-Est (30,1% vs 9,2%) e le donne raggiungono la quota massima italiana del 33,1% (Istat 2019). Sono alcuni dati dell’Osservatorio Giovani Sud dell’Istituto Giuseppe Toniolo presentati martedì 19 gennaio nel corso del webinar “Giovani del Sud, presente e futuro”, promosso dall’Istituto Giuseppe Toniolo in collaborazione con l’Università Cattolica e la Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale.

Obiettivo dell’Osservatorio Giovani Sud, costituito circa due anni fa, «è confrontare le ricerche tra gli studiosi, verificare l’idea del futuro che hanno i giovani, nei termini in cui la esprimono nelle interviste raccolte», ha esordito la professoressa Rita Bichi, responsabile scientifico di tale Osservatorio, anticipando la nuova pista di indagine sulle opportunità, le difficoltà e le sfide delle nuove generazioni nell’area del Sud Italia.

Anche Paola Bignardi, coordinatrice dell’Osservatorio, ne ha evidenziato la novità e il fatto che sia nato su sollecitazione di realtà ecclesiali tra le quali la Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale, con lo scopo di «dare lettura territoriale dei dati raccolti a livello nazionale». Infatti l’analisi elaborata dai ricercatori dell’Osservatorio - che hanno proseguito i loro studi anche durante la pandemia raccogliendo dati quantitativi su campioni rappresentativi della popolazione - ha indagato il tessuto associativo dell’area metropolitana di Napoli ponendo sotto la lente disuguaglianze, fratture ma anche nuove opportunità e facendo venire meno alcuni stereotipi sui giovani.

«Il prodotto di tale ricerca, però, non ha fini solamente accademici dato che offre risultati utili ad elaborare progetti molto concreti e prospettive interessanti ai nostri giovani», ha affermato nel suo saluto don Francesco Asti, Decano della Pontificia Facoltà Teologica dell'Italia Meridionale sezione San Tommaso.

Entrando nel merito della ricerca, i docenti dell’Università degli Studi di Salerno Stefania Leone e Raffale Rauty, e Francesco Del Pizzo, coordinatore Osservatorio Giovani Sud, ne hanno illustrato i risultati.

I dati - tratti dal volume “Giovani del Sud. Limiti e risorse delle nuove generazioni nel Mezzogiorno d’Italia”, pubblicato da Vita e Pensiero (2020) - partono dalle diseguaglianze strutturali profonde che penalizzano il Sud. Su questa base si innesta la riflessione su una visione del lavoro che, per oltre il 90% dei giovani, è centrata sulla possibilità di avere un reddito, ovvero pragmaticamente una condizione di indipendenza e la possibilità di affrontare futuro e famiglia.

I giovani del Sud conservano più forte il valore del lavoro come autorealizzazione e riconoscimento sociale e un’aspirazione al successo (+10% rispetto al Nord); ne consegue minore sofferenza per la fatica e lo stress lavorativo (-12%). Contro la critica ai giovani meridionali ritenuti resistenti a lasciare il luogo d’origine, l’indagine mostra più elevata propensione alla mobilità per lavoro tra i giovani del Sud, specie laureati (9,5% vs 20,5% Nord). Insomma, «è stato smentito lo stereotipo del giovane meridionale pigro, grazie alle percentuali in aumento di coloro che pur di trovare lavoro si trasferiscono anche all’estero in un contesto in cui lavoro e futuro modellano paradigmi di vita – ha rilevato Stefania Leone –. Si tratta infatti di giovani aperti alle nuove tecnologie, alla comunicazione e all’uso dei social, pronti a cogliere le opportunità che si prospettano fuori dal loro territorio, propensi a spostarsi e desiderosi di migliorare la qualità della loro vita.

Quanto ai dati rilevati prima della pandemia Covid-19, la fiducia riconosciuta alle istituzioni da parte dei giovani risulta concentrata sui settori della conoscenza - istruzione, università e ricerca scientifica (77-80%) e ospedali (73% al Nord, 66% al Sud). All’opposto, regna la sfiducia verso le istituzioni politiche (86% al Nord e 82% al Sud) e le amministrazioni regionali (76,8% al Sud contro il 66,5% al Nord) e comunali (71,6% contro il 59,6% al Nord).

Un tocco “geniale” al webinar è stato dato dall’intervento di Eugenio Bennato. Il cantautore ha vantato “il genio del meridione”: «Un giovane del Sud deve prendere coscienza del vantaggio che accompagna la sua origine e la sua forte identità altrimenti il rischio è l’appiattimento su un modello unico. Ciò è evidente nella musica: elementi quali l’uso dei dialetti e lo svolgimento delle feste patronali rappresentano un forte radicamento vissuto in maniera positiva e realizzato da elementi culturali diversi, la diversità è la sintesi e la scintilla della creazione». A tal proposito ha raccontato di un concerto che doveva fare a Parigi cinque anni fa, e all’aeroporto erano andati persi i bagagli coi tamburelli: «Vent’anni fa non avremmo potuto svolgere il concerto, ma cinque anni fa quattro scuole di musica, che eseguivano musica etnica del Sud, ci sono venute in soccorso portandoci i tamburelli».

Un segno concreto di come ritrovare la propria identità artistica rifacendosi a una tradizione che si rinnova e diventa contemporaneità.

Webinar 19 gennaio

Un articolo di

Agostino Picicco

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