Il costume teatrale diventa protagonista di un evento promosso dalla Fondazione Cerratelli giovedì 28 settembre al mattino presso la Scuola Normale Superiore di Pisa e alla sera all’interno di Villa Roncioni, sede della stessa Fondazione a San Giuliano Terme, con l’esposizione dei costumi del film di Franco Zeffirelli del 1968 Romeo e Giulietta, realizzati dalla sartoria Cerratelli.
A un anno dalla scomparsa di Floridia Benedettini, fondatrice - presidente della Fondazione, il primo seminario di studio “Studi sul costume teatrale” si aprirà alle ore 10 con i saluti di Elisa Guidi della Scuola Normale, di Monica Barni, presidente della Fondazione Cerratelli, con l’introduzione di Diego Fiorini della Fondazione Cerratelli e Bruna Niccoli dell’Università degli Studi di Pisa. Interverranno poi Gianfranco Adornato della Scuola Normale su “Costumi e maschere nel teatro antico”, e Maria Teresa Zanola, direttrice dell’Osservatorio di terminologie e politiche linguistiche dell’Università Cattolica e responsabile scientifica della Fondazione Cerratelli, su “Il costume e il teatro della moda, un dialogo fra Italia e Francia”.
In che modo il teatro diventa passerella di lancio delle tendenze della moda europea? La risposta sfaccettata a questo quesito risiede negli studi delle tematiche che intrecciano il costume con il tempo, il luogo e la lingua.
«Un esempio su tutti riguarda l’abito femminile settecentesco (in francese robe à la française) - ha spiegato Zanola - che resta denominato andrienne in ricordo dell’abito vestito dall’attrice Marie Carton Dancourt nell’Andrienne di Baron, un rifacimento dell'Andria di Terenzio. Si tratta di una vestaglia da camera che l’attrice porta in scena perché incinta. La foggia di quest’abito, portato così in scena, diventa la veste più in uso nel XVIII secolo e il simbolo dell’eleganza francese».
Dal teatro, che sdogana la vestaglia da camera, l’andrienne diventa costume di corte. Le pieghe piatte sul retro del manto impreziosiscono modelli di soprabiti grazie alla creatività del couturier Yves Saint Laurent. Ecco che teatro e moda dialogano e intersecano i loro linguaggi.
«Qui si innesta il ruolo dell’Università Cattolica per la ricerca linguistica - continua la docente -: ricostruire percorsi linguistico-culturali per facilitare questo studio in un sistema complesso e stratificato come quello della moda nel tempo. La moda, dunque, non è la rappresentazione dell’effimero ma l’espressione di segni e simboli, la pista di una ricerca linguistica, filologica, antropologica e culturale».
La collaborazione scientifica dell’Università Cattolica si esprime anche attraverso un altro filone di ricerca, ovvero la digitalizzazione e il restauro dei registri della sartoria Cerratelli. Un materiale unico che riunisce le attività intense della casa d’arte e della sua produzione per il teatro, ma anche per il cinema e più tardi la tv.
A omaggiare la presenza del costume nel mondo della settima arte, nella serata del 28 settembre l’esposizione dei costumi di Romeo e Giulietta sarà accompagnata alle ore 18 dall’intervento di Massimo Scaglioni, direttore del Centro di ricerca sulla televisione e gli audiovisivi dell’Università Cattolica.
A partire da questa giornata dedicata alla moda e al costume, la professoressa Zanola auspica per il futuro «una ripresa della tradizione avviata alcuni anni fa nel campus milanese dell’Ateneo, con l’esposizione dei costumi di diverse opere liriche, e con il rinnovo della proposta di realizzare una Summer school con questi approcci interdisciplinari».