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Il cantiere aperto dell’Europa secondo David Sassoli

05 aprile 2023

Il cantiere aperto dell’Europa secondo David Sassoli

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«Io porto con me la sua umanità, la capacità di accostarsi alle persone, e poi il valore di una formazione esigente che lo portava a leggere tanto, a confrontarsi sulle idee. Voleva crescere per stare dentro questo tempo, un compito che è anche dell’università».
È concentrato in queste efficaci parole, il ricordo di David Sassoli, giornalista e politico morto un anno fa, che il giornalista di Agensir Gianni Borsa ha raccontato lunedì 3 aprile in Università Cattolica a Milano durante l’incontro “Europa cantiere aperto. L’eredità di David Sassoli” dove è stato presentato il suo libro David Sassoli, la forza di un sogno. Uomo, giornalista cittadino d’Europa (editore In Dialogo).
Nella memoria di tutti Sassoli era un volto del TG1 ma anche quello del presidente del Parlamento europeo (3 luglio 2019 - 11 gennaio 2022) che si è trovato ad affrontare contemporaneamente la pandemia, la questione irrisolta e sempre più grave dei migranti e lo spettro del conflitto Russia - Ucraina che stava prendendo minacciosamente forma.

Come ha ricordato il preside della Facoltà di Scienze politiche e sociali Guido Merzoni che ha promosso l’incontro, «Sassoli richiama al compito di testimonianza dei valori condivisi dell’Europa, di quell’Europa che è appunto un cantiere aperto, una cattedrale in costruzione» a cui l’università è sempre attenta, come dimostrano le molte personalità che nel corso degli anni sono intervenute, invitate dalla stessa Facoltà, in occasione di lauree honoris causa come quelle attribuite a Jaques Delors, Romano Prodi, Josè Maria Aznar, o lectio magistralis come quella più recente di Serena Rossi, o ancora le inaugurazioni dell’anno accademico con le prolusioni di Mario Draghi e Ursula Von der Leyen.

Il cantiere è stato richiamato anche da Simona Beretta, direttrice del Centro di Ateneo per la Dottrina sociale della Chiesa, che ha spiegato come la dottrina sociale sia appunto definita come «un cantiere in cui ci sono architetti e artigiani che devono essere sporchi di polvere, che tocchino la carne delle vittime e che agiscano di conseguenza».

«Nel libro si ripercorre la vita, l’impegno politico, la presidenza del Parlamento europeo e si coglie una continuità tra ideali giovanili e la militanza istituzionale ai livelli più elevati - ha sottolineato il direttore del dipartimento di Scienze politiche Damiano Palano -. Per questo Sassoli può essere un modello a cui i giovani che guardano la politica possono ispirarsi». E l’aula Pio XI gremita di studenti ha confermato l’interesse di fronte a una personalità carismatica e autentica al tempo stesso.

Michele Nicoletti, docente di Filosofia politica all’Università di Trento, intervenuto al convegno, ha conosciuto David Sassoli da ragazzo, hanno avuto gli stessi maestri come Pietro Scoppola, Achille Ardigò, Paolo Ruffilli. Da quest’ultimo in particolare «Sassoli ha preso il senso delle istituzioni. E poi ancora Paolo Giuntella a cui dobbiamo molte letture di quegli anni Ottanta» - ha raccontato il docente che ha ritrovato Sassoli presidente del Parlamento Europeo mentre lui era presidente dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa. In quelle occasioni hanno parlato molto di migranti e rifugiati, un tema a cui Sassoli era particolarmente sensibile. «Il libro di Gianni Borsa - ha detto il professore - ha saputo rappresentare una figura impegnata in politica con una forte componente ideale, con un’antropologia alle spalle e una visione dell’uomo e della società maturata negli anni della sua giovinezza che faceva riferimento al personalismo francese, in particolare a Mounier». Ha ricordato, inoltre, le sue parole nel discorso in occasione della sua elezione come presidente del Parlamento europeo che si possono parafrasare così: “Noi non siamo un incidente della storia ma siamo dentro una famiglia spirituale, dentro l’avventura europea. E se si vuole starci dentro da protagonisti consapevoli, bisogna avere basi di riferimento”. «Sassoli credeva nell’incarnazione perché, diceva, “la materia è ciò che evita che lo spirito si smarrisca nel sogno o nell’angoscia”. E le istituzioni devono essere al servizio delle persone in carne e ossa. Per questo ha voluto vedere con i suoi occhi i luoghi dove si sono consumate le tragedie nel Mar Mediterraneo e le frontiere dell’Europa dove i migranti erano trattenuti in modo disumano a volte, o il campo di prigionia di Fossoli dove è rimasto colpito dalla fissità degli occhi delle vittime». 

Concepire l’Europa come comunità di valori, cooperazione e mercato unico ma sempre con un’anima racchiusa nella protezione della dignità della persona è il tratto di Sassoli emerso in tutti gli interventi della mattinata di studi e dal libro di Borsa. Il ritratto di un uomo sempre convinto che “nessuna sanzione avrebbe impedito di difendere i diritti umani, la libertà e la democrazia”.

Andrea Santini, docente di Diritto dell’Unione Europea in Università Cattolica, ha sottolineato il tema della democrazia partecipativa su cui si fonda la UE e che per Sassoli era fondamentale: «la democrazia è fragile - diceva il presidente - ma perché funzioni deve essere difesa. E sosteneva che il bello dell’Europa è nel suo dibattito, nel progredire insieme, nel mettere in atto la democrazia partecipativa».
Gianni Borsa, inviato di Agensir a Bruxelles, ha conosciuto Sassoli da vicino e con lui alla fine del 2021 è nata l’idea di raccontare in un libro la sua idea di Europa. Non c’è stato il tempo a causa della sua morte prematura, ecco dunque il volume come omaggio a una persona con una grande umanità e che aveva rispetto di due categorie di persone: di quelle che, come giornalista, doveva raccontare e di quelle che aveva di fronte e che lo avrebbero ascoltato e letto. «David - ha detto Borsa nel suo intervento finale - aveva due grandi passioni per la storia e la politica che venivano prima del giornalismo e dell’impegno in politica. A me piace molto il suo tentativo di coniugare la visione con l’azione politica, le sue azioni concrete. Pandemia, Brexit, minaccia russa… coglieva le grandi dinamiche e si chiedeva concretamente “cosa facciamo adesso?”. E diceva che alla politica e all’Europa ci affezioneremmo se questa producesse risultati per la nostra vita di tutti i giorni».

«In politica aveva riportato alcuni termini che corrispondono a valori a cui si era formato in gioventù: solidarietà, giustizia sociale, fratellanza, dignità della vita e della persona, uguaglianza. Valori attorno ai quali costruire la sua risposta a un’Europa che sta dentro la storia, come la nostra vita». Per Sassoli nel cantiere aperto europeo stanno le sfide a cui rispondere, stanno anche i “no” decisi al nazionalismo e ai populismi, stanno risposte complesse a questioni complesse che il presidente ha affrontato «portando la sua testimonianza da credente se pure con grande rispetto della laicità - ha concluso Borsa -. Era un credente inquieto, capace di farsi interrogarsi dal Vangelo che lo portava a chiedersi: io cosa posso fare? Come lo definì il direttore di Avvenire Marco Tarquinio il giorno dopo la sua morte, “cattolico senza complessi e democratico senza esitazioni”».
 

Un articolo di

Emanuela Gazzotti

Emanuela Gazzotti

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