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Il diritto privato alla prova della rivoluzione digitale

23 novembre 2023

Il diritto privato alla prova della rivoluzione digitale

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In che termini la rivoluzione digitale impatta sul sistema del diritto privato sia nella disciplina dei rapporti tra operatori professionali e utenti che nella regolazione delle attività e dei servizi da questi ultimi offerti al mercato?  Quali sono le ricadute patrimoniali della supremazia tecnologica di alcune imprese del settore sugli utenti?  Quali gli opportuni strumenti di controllo per la tutela delle attività individuali onde evitare la prevaricazione del più forte sul più debole?  Quali tutele l’ordinamento deve apprestare nei campi in cui la dimensione digitale è pervasiva?  Sono questi alcuni temi trattati nel tradizionale convegno annuale organizzato venerdì 17 e sabato 18 novembre dall’Unione dei Privatisti in collaborazione con il Dipartimento di Scienze giuridiche dell’Università Cattolica, sede dell’unità locale di ricerca del PRIN “E-Agorà Efficienza economica e tutela dei diritti degli utenti dei servizi. Innovazione tecnologica e condivisione dei servizi nel mondo digitale”.  Il problema è stato affrontato da due prospettive: quella delle Autorità indipendenti, cui spetta dare risposte immediate agli interrogativi posti dal digitale, e quella del cultore del diritto privato, chiamato a ridefinire le tradizioni categorie del diritto per trovare soluzione alle questioni nuove che si prospettano in tema di digitalizzazione e attività economiche, piattaforme digitali, algoritmi e tutele civili.  Di seguito pubblichiamo l’intervento introduttivo al convegno pronunciato da Antonio Albanese, ordinario di Diritto civile nella Facoltà di Giurisprudenza e responsabile scientifico dell’unità locale Prin E-Agorà.

 

Siamo di fronte a una vera e propria rivoluzione digitale, che sta trasformando progressivamente la vita di ciascuno di noi. Di fronte alla rapidità con la quale si susseguono le innovazioni tecnologiche è diffusa la sensazione che il diritto faccia fatica a stare al passo con i tempi. Questa percezione, che corrisponde alla realtà, non assume però una connotazione necessariamente negativa.

È naturale e anche giusto che il diritto si occupi di ciò che accade e non si (pre)occupi troppo di ciò che potrebbe accadere. Solo nelle loro manifestazioni concrete le attività umane mostrano gli interessi da proteggere e da bilanciare nelle situazioni in cui entrano in conflitto. Per questo, i tentativi di regolare anticipatamente fenomeni non ancora ben definiti hanno talvolta prodotto discipline artificiose e velleitarie, come dimostrano le esperienze di alcuni ordinamenti.

Al riguardo va precisato che lo sviluppo e l’utilizzo di nuove tecnologie non cade in un vuoto normativo. In particolare, una soluzione ai conflitti può essere offerta dalle regole generali del diritto privato e dall’attività di regolazione delle Autorità indipendenti. Queste ultime, in particolare, pur quando non abbiano specifica competenza in merito all’utilizzo di una particolare tecnologia, sono comunque legittimate a intervenire per proteggere, nell’ambito dei poteri ad esse attribuiti, i diritti delle persone e gli interessi della società che potrebbero essere pregiudicati.

Attraverso un intervento capillare, che incide anche sulla disciplina dei rapporti tra privati, si prevengono condotte scorrette, mediante le quali un soggetto abusa della propria superiorità tecnologica. In tal modo la regolazione si pone come limite esterno alle scelte imprenditoriali, senza però sostituirsi all’iniziativa economica privata, che individua liberamente i propri obiettivi secondo le leggi della domanda e dell’offerta.

Analogamente, le norme del diritto privato tutelano i diritti e gli interessi dei singoli e al tempo stesso orientano le scelte imprenditoriali. Oltre alle norme imperative, che vietano abusi di potere contrattuale al fine di garantire la correttezza e la giustizia degli scambi nel mercato, vengono in considerazione le norme sulla responsabilità civile. Queste, se sapientemente interpretate, possono apprestare un sistema efficiente e razionale di disincentivi, che in alcuni casi si affiancano alle sanzioni irrogabili dalle Autorità di controllo, e sono così in grado di orientare e governare lo sviluppo tecnologico, coniugando e bilanciando i diritti dei singoli danneggiati con l’interesse collettivo a favorire innovazioni in grado di migliorare le condizioni della vita umana.

Già prima del verificarsi di eventuali danni da risarcire, queste regole costituiscono infatti criteri di valutazione, che vengono assunti all’interno dei processi aziendali, influenzando le scelte economiche e organizzative delle imprese che offrono al mercato beni e servizi basati sulle nuove tecnologie, attraverso la valutazione e gestione dei relativi rischi nell’interesse sia di shareholders che di stakeholders.

Da questa duplice prospettiva, l’attività di regolazione delle Autorità indipendenti e le categorie del diritto privato rappresentano strumenti tra loro complementari, in grado di dare risposte concrete ai problemi più attuali posti dal progresso tecnologico.

 

Foto di Marten Bjork su Unsplash

Un articolo di

Antonio Albanese

Antonio Albanese

Docente di Diritto civile

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