NEWS | Politica

Il governo Draghi e il ritorno alla comunicazione istituzionale

26 febbraio 2021

Il governo Draghi e il ritorno alla comunicazione istituzionale

Condividi su:

L’ingresso nella fase matura dell’era digitale, nella seconda metà degli anni zero, imprime un andamento nuovo ai processi comunicativi. La connettività ubiqua permetteva infatti di sfondare le ultime barriere della comunicazione mediata: la barriera dello spazio, grazie alla miniaturizzazione degli apparati di distribuzione dei contenuti; la barriera del tempo, già erosa nei decenni precedenti dagli strumenti di registrazione, e definitivamente rimossa dalla diffusione dei sistemi VOD, in tutte le loro varianti; la barriera della relazione, con la possibilità per la prima volta di replicare l’interazione tipica della comunicazione non mediata e di intrattenere un dialogo vero, e non più solo  simulato, con i pubblici. 

La caduta di queste ultime barriere viene salutata come l’avvio di una nuova stagione per la comunicazione, ricca di promesse, in cui riecheggiano parole come inclusività, dialogo, collaborazione. Attraverso questa nuova comunicazione (disinter)mediata sembrava, infatti, finalmente possibile accorciare le distanze, persino annullarle; far sentire le istituzioni prossime; rendere partecipi i fruitori-cittadini, trasmettere l’idea che le decisioni si prendono insieme. 

Gli anni che sono seguiti ci hanno consegnato un bagaglio di esperienze, positive e negative: ci hanno, per esempio, mostrato che la vicinanza e l’informalità possono predisporre all’ascolto e favorire la sintonia, ma possono anche ridurre o persino compromettere l’autorevolezza di chi parla.  

Ci hanno mostrato che valorizzare il contributo di tutti non esime dal prendere posizione, denunciare gli errori, produrre una sintesi; hanno provato che la comunicazione asimmetrica in talune circostanze è più efficace di quella orizzontale; hanno portato in superficie l’ambivalenza del principio dell’accessibilità e il disorientamento che l’esposizione a troppe informazioni può generare (gli ultimi mesi sono stati in questo senso rivelatori). 

La decisione di Draghi e di una parte del suo Governo di adottare una comunicazione affidata agli uffici stampa, che fluisca attraverso i canali istituzionali, provando a reintrodurre una linea di separazione fra ruolo pubblico e sfera privata, non credo dunque vada letta come una questione di stile o come una azione tesa a marcare la distanza con il precedente Governo. Essa ci appare piuttosto come una scelta mirata a rendere più efficace la comunicazione: ottimizzare i suoi flussi, ridurre il rumore, eliminare l’inessenziale, provare a contenere le false informazioni, mantenere l’attenzione sugli obiettivi da raggiungere. Il tempo ci dirà se questa strategia ha funzionato.

Quello di cui fin da ora possiamo essere certi è che non ci troviamo di fronte a un ritorno al passato, ma a un avanzamento nella direzione che lo studio recente sui media chiama ‘ecologica’ e che punta a valorizzare tutte le risorse in campo, comprese quelle ‘tradizionali’ e porre il sistema in equilibrio. Un ritorno sì, dunque, ma al futuro.  
 

Un articolo di

Mariagrazia Fanchi

Mariagrazia Fanchi

Direttore dell’Alta Scuola di Media, comunicazione e spettacolo dell'Università Cattolica

Condividi su:

Newsletter

Scegli che cosa ti interessa
e resta aggiornato

Iscriviti