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Il Made in Brescia è uscito più forte dalla crisi Covid

04 gennaio 2023

Il Made in Brescia è uscito più forte dalla crisi Covid

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L’industria bresciana regge bene l’urto della crisi generato dalla pandemia e nel 2021 cresce e si rafforza, superando i già ottimi livelli del 2019.

A confermarlo è l’ultimo aggiornamento di ISM – Indice Sintetico Manifatturiero, nato dalla collaborazione tra il Centro Studi di Confindustria Brescia e OpTer (Osservatorio per il territorio: impresa, formazione, internazionalizzazione) dell’Università Cattolica: uno strumento che restituisce in un unico valore lo stato di salute delle società di capitali attive nell’industria.

In questa edizione sono analizzate – per il triennio 2019/2021 – 2.642 società di capitali manifatturiere del territorio con oltre 38 miliardi di fatturato aggregato (dati 2021). Un campione di aziende particolarmente significativo che dimostra come, non solo le aziende più grandi e patrimonializzate, ma l’intero “Made in Brescia” abbia tenuto nel 2020 e si sia ulteriormente rafforzato nel 2021 rispetto ai livelli pre-crisi.

Dopo la sostanziale tenuta evidenziata nel 2020 – pur in un generale contesto di indebolimento – ISM ha analizzato in questa edizione i bilanci dello stesso campione anche per il 2021, rilevando come il “Made in Brescia” abbia non soltanto recuperato i livelli precrisi, ma superandoli abbondantemente. In altre parole, l’industria bresciana è più robusta rispetto a prima della pandemia. Rispetto al 2019 la quota di aziende più virtuose (classe A) passa da essere il 28,9% del campione al 31,3%, la classe B cresce di un punto percentuale. Al contrario, la classe C si riduce di quasi 4 punti alla fine del triennio, mentre la quota delle aziende più in difficoltà (classe D) ritorna intorno ai numeri del 2019. 

La segmentazione al 2021 di ISM per classe dimensionale conferma alcune evidenze già emerse in precedenti lavori, ovvero come lo stato di salute delle imprese vada a migliorare, a livello aggregato, con l’aumentare della dimensione aziendale. Se si prende in considerazione la quota delle realtà che si posizionano nell’aggregato che accorpa le imprese nelle classi A e B, essa è pari a circa l’87% nelle grandi imprese (quelle con un fatturato superiore ai 100 milioni di euro), scende al 76% nelle medie, al 72% nelle piccole, 65% nelle micro e si riduce al 60% nelle nano (quelle con ricavi al di sotto dei 2 milioni). La correlazione tra dimensione e solidità economica è quindi piuttosto evidente, sebbene i numeri anche per le realtà meno strutturate appaiano nel complesso positivi.

ISM è stato poi implementato per attività merceologica. Emerge che i macrosettori con la quota più alta di imprese che si collocano nel blocco di merito più virtuoso (A+B) risultano essere il “Chimico gomma plastica” (circa 77%) e il “Metallurgico” (circa 75%). Tale quota risulta invece più bassa nei macrosettori del “Legno e metalli non metalliferi” e dell’“Alimentare”. Tuttavia, anche tramite questa chiave di lettura i numeri forniscono un quadro generale del Sistema Brescia particolarmente rassicurante.  

«ISM è uno strumento che mira a portare ancora più in profondità l’analisi dei bilanci del Made in Brescia. Il lavoro sviluppato con l’Università Cattolica ci consente di inquadrare il contesto da cui muove il nostro sistema produttivo, pur nella consapevolezza che le dinamiche geopolitiche ed economiche corrono oggi in modo più veloce di quanto avveniva in passato – commenta Franco Gussalli Beretta, presidente di Confindustria Brescia –. Le indicazioni generali provenienti dalla manifattura bresciana nel 2021 sono decisamente incoraggianti: un aspetto fondamentale, anche in considerazione delle già citate grandi incognite che caratterizzano l’economia mondiale nel breve e medio periodo, quali il rincaro dei costi dell’energia, le difficoltà di reperimento delle materie prime e le incertezze sul futuro dell’automotive. Per una valutazione complessiva dell’impatto di tali circostanze, che hanno caratterizzato tutto il 2022, dovremo aspettare le prossime rilevazioni, ma certamente il Made in Brescia le sta affrontando da un punto di partenza decisamente solido»..

«L’Indice Sintetico Manifatturiero, un modello costruito ad hoc sulle imprese manifatturiere bresciane e frutto della consolidata collaborazione tra OpTer - Università Cattolica e il Centro Studi Confindustria Brescia – aggiunge Giovanni Marseguerra, Pro-Rettore dell’Università Cattolica e Direttore di OpTer – consente di realizzare un monitoraggio puntuale sull’evoluzione del sistema produttivo e dunque di fornire un efficace supporto al sistema imprenditoriale del nostro territorio. Le imprese bresciane, come dimostra l’analisi presentata oggi, stanno reggendo molto bene l’onda d’urto della crisi generata dalla pandemia. In prospettiva, Università Cattolica e Confindustria Brescia intendono ampliare il campo di azione di ISM legandolo ad altre iniziative congiunte, quale ad esempio l’Osservatorio sulla sostenibilità, i cui primi risultati sono stati presentati lo scorso aprile».

Un articolo di

Antonella Olivari

Antonella Olivari

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