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Il Mattarella bis è una vittoria del Parlamento

31 gennaio 2022

Il Mattarella bis è una vittoria del Parlamento

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La rielezione di Sergio Mattarella, secondo i commenti che abbiamo letto in questi giorni, costituirebbe un fallimento della politica che non sarebbe stata capace di trovare il successore del Capo dello Stato. Commenti, a mio giudizio, assolutamente fuori luogo anche perché spesso accompagnati da questa considerazione: “Per i cittadini è una buona notizia, per la politica è stata un fallimento”.

Tuttavia, se a eleggere il Capo dello Stato è la politica - visto che il Parlamento, in seduta comune con i delegati regionali, è costituito da tutti soggetti che le appartengono - e i cittadini sono contenti di questa soluzione, a me pare che il Mattarella bis sia stato non un fallimento ma una vittoria della politica. E, in particolare, un successo del Parlamento, inteso nel suo insieme. Non di questo o di quel leader politico che magari voleva intestarsi una soluzione piuttosto che un’altra, intestardendosi in questa ricerca. I parlamentari sono usciti, nel loro insieme, assolutamente bene da questa vicenda e hanno saputo interpretare le attese dei cittadini. Abbiamo trovato una persona giusta per sette anni e l’abbiamo rieletta. Anzi, i primi a proporre Mattarella sono stati alcuni di quelli che sette anni fa non l’avevano votato.

Il Capo dello Stato, in una democrazia parlamentare come la nostra, deve essere super partes e - pur provenendo da una parte - riuscire ad andare oltre la propria appartenenza, essere il punto di riferimento di tutti, rappresentare l’unità nazionale. Sergio Mattarella ha certamente interpretato questo ruolo. E nel migliore dei modi.

La Costituzione, poi, non impedisce il rinnovo del Presidente della Repubblica. Dove ha voluto impedirlo l’ha scritto. È il caso, per esempio, dei membri del Consiglio Superiore della Magistratura, in cui le cariche non sono immediatamente rinnovabili. Il fatto che per la più alta carica dello Stato sia stabilito un termine di sette anni è solo perché qualunque mandato pubblico deve averne uno. Naturalmente le interpretazioni possono essere le più differenti, come chi dice che per tenere fede allo spirito della Costituzione il mandato deve essere di un solo mandato. Ma i costituenti nella loro saggezza se ne son guardati bene dal dirlo. Per questo possono esserci situazioni in cui convenga un mandato solo - come è stato per molti anni - o situazioni nelle quali invece sia utile chiedere un supplemento, come fu nel caso di Napolitano, o un mandato pieno, come ora per Mattarella.

La sua riconferma è una vittoria della politica. Anche della forma di governo parlamentare. Questo ha scatenato anche una sorta di innamoramento per l’elezione diretta del presidente. Alcuni ne parlano, altri l’hanno sempre detto e c’è anzi una forza politica che l’ha sempre sostenuto sin dagli inizi della vita repubblicana. Una posizione legittima su cui però probabilmente sarebbe meglio meditare. Se il corpo elettorale elegge direttamente il Presidente della Repubblica non elegge un arbitro, elegge il capo di una maggioranza. Questa non è evidentemente la storia del nostro Paese, in cui è forse più utile avere al Colle una persona super partes piuttosto che il leader di una maggioranza. E finora tutti i Presidenti della Repubblica hanno interpretato bene questo ruolo. Probabilmente Sergio Mattarella meglio di tutti. Ma questo sarà la storia a dirlo.

Dalla difficile settimana appena trascorsa quindi ne esce bene sia la politica, cioè i parlamentari che sono stati capaci di interpretare il sentimento prevalente dei cittadini, sia la stessa forma di governo parlamentare. Avremo ancora per sette anni un garante di tutti come Capo dello Stato. Non è poco, sapendo anche che nel prossimo settennato ci attenderanno tante sfide a cominciare da quella di uscire il prima possibile, ma bene, da questa lunga pandemia e di attuare il Piano nazionale di ripresa e resilienza. Alla politica spetteranno ancora tante scelte. E, la scorsa settimana, ne ha fatta una davvero importante.

(testo raccolto da Katia Biondi)

 

Un articolo di

Renato Balduzzi

Renato Balduzzi

Docente di Diritto costituzionale nella facoltà di Giurisprudenza

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