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Il riscaldamento globale aumenta il rischio d'impresa. Cosa fare?

08 giugno 2021

Il riscaldamento globale aumenta il rischio d'impresa. Cosa fare?

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L’innalzamento della temperatura, i cambiamenti climatici e il degrado ambientale danno origine a mutamenti strutturali che influiranno in modo decisivo sulle attività economiche e sul sistema finanziario del Paese.

Aumentano i rischi per le imprese (sia quelli relativi agli impatti fisici dei cambiamenti climatici che quelli connessi alla transizione verso un'economia a basse emissioni di carbonio), urge la messa a fuoco di stabilità finanziaria, il calcolo dei rischi assicurabili connessi agli effetti del riscaldamento globale e la creazione di una cultura del rischio che sappia coinvolgere tutti gli attori della filiera nel processo di transizione verso un’economia green.

Tradotto: in un futuro non troppo lontano i cambiamenti climatici richiederanno numerosi investimenti, elaborazione di strategie e la presenza di risorse umane competenti.  Ma come dovrebbero prepararsi le piccole e medie imprese, ossia la maggior parte di quelle presenti in territorio italiano, per affrontare il rischio climatico?

I temi cardine da considerare sono contenuti nel progetto d’Ateneo PMI RISK ADAPT: ADATtarsi al RISchio climatico nelle Piccole e Medie Imprese Italiane: formare risorse umane e gestire i rischi fisici, finanziari e da transizione verso uno sviluppo sostenibile. Una ricerca transdisciplinare condotta dall'Alta Scuola per l'Ambiente (ASA) e coordinata dal responsabile scientifico Pierluigi Malavasi, strutturata in cinque fasi che fanno capo ad altrettanti gruppi di lavoro afferenti alle diverse facoltà, e finalizzata a fornire alle Pmi indicazioni operative replicabili per l’inclusione del rischio climatico nelle scelte di pianificazione .

Un punto di vista privilegiato su ciò che attende le imprese nel medio-lungo periodo è quello di Francesca Mazzarella, direttrice di Fondazione Utilitatis, realtà che fornisce servizi consulenza alle Pmi. «Il climate change modifica le variabili su cui i sistemi aziendali sono costruiti e gli effetti si riscontrano a livello reddituale, patrimoniale e finanziario, sulla struttura dei ricavi. Pensiamo ai costi per la dotazione di nuovi impianti e tecnologie, o per l’adeguamento della struttura esistente. Le strategie d’impresa del futuro dovranno preventivare nuovi investimenti in un’ottica di transizione e questo può comportare la sostituzione parziale o integrale delle forme approvvigionamento e degli asset aziendali».

Voce alle industrie bresciane con l'intervento di Giancarlo Turati, vicepresidente per il Welfare e le Relazioni industriali, Piccola Industria di Confindustria. «Fino a qualche anno fa l’industria, sia locale che nazionale, a differenza dell’agricoltura, non era particolarmente toccata da queste problematiche. Ora non è più così: cambiamenti climatici, rischi connessi alla cyber security, aumento dei costi delle materie prime, la pandemia…hanno stimolato un pensiero più ampio rispetto al solo rischio operativo. Un danno ad un’azienda alluvionata in altra regione d’Italia può fermare anche la mia produzione, per questo si sta facendo strada la cultura del rischio, intesa come strumento per prevenire e fronteggiare eventi sempre più frequenti e disastrosi».

A proposito di agricoltura, alcuni dei rappresentati del fronte bancario-assicurativo hanno posto l’attenzione sugli enormi rischi agricoli connessi agli eventi atmosferici.

Per Daniele Caceffo, responsabile Line of business Agricoltura Italia, Cattolica Assicurazioni «l’intensificazione degli eventi metereologici avversi è una questione molto seria per il settore, costantemente colpito da uragani, siccità, terremoti, alluvioni e incendi boschivi. Il fenomeno sempre più frequente delle gelate primaverili provoca danni ingenti alle colture: nel 2017 in alcune aree d’Italia come la Val di Non, Verona, la Romagna e Cuneo sono andate perse l’80-90-100% delle produzioni, mentre nel 2021 si stimano almeno 50 milioni di danni sul Sangiovese toscano. Attualmente abbiamo circa 100milioni di euro di cereali assicurati poiché le grandi ondate di calore estive riducono i cicli di crescita delle piante. Le richieste di interventi irrigui straordinari sono sempre più frequenti ed aggravano i costi, i danni sono tali che rischiamo di non avere coperture sulle polizze assicurative».

Discorso ripreso da Renzo Giovanni Avesani, amministratore delegato Leithà (Gruppo Unipol), secondo cui «L'economia italiana è strutturalmente sotto-assicurata su tutto ciò che riguarda il mondo degli eventi naturali e dell’agricoltura. Ciò significa che non abbiamo esperienza sufficiente a livello di storicità, mappatura e ampiezza di sinistri accaduti e quindi ci mancano le coordinate e open data fruibili. Un passo, in questo senso, è stato fatto col programma Sentinel-2 dell’ESA, l’agenzia Spaziale Europea che monitora le aree verdi del pianeta per supportare la gestione di disastri naturali e fornisce dati attendibili, ma c’è moltissimo lavoro da fare per la costruzione di mappe e indicatori di rischio in grado di guidarci all’elaborazione di un prezzo assicurativo corretto».

Un articolo di

Bianca Martinelli

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