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Il rischio finanziario correlato al clima è globale, ma non è uguale ovunque

17 dicembre 2024

Il rischio finanziario correlato al clima è globale, ma non è uguale ovunque

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Per avere accesso al credito le imprese dovranno dimostrare di aderire ai criteri ESG, sui tassi d’interesse influirà il rischio idrogeologico, mentre per i gruppi bancari la formazione, rivolta sia al personale interno che agli stakeholder esterni, pare essere già l’asset chiave per affrontare il tema della transizione.

Se ne è discusso in “Rischio climatico, rischio finanziario. Impatti e prospettive degli indicatori ESG”: la lezione aperta del master Master in Rischio climatico e governance per l'ambiente. Adattamento e formazione per l'ecologia integrale che, tra l’introduzione di Ilaria Beretta, direttrice del Master, e le conclusioni di Roberto Zoboli, Presidente uscente di ASA, ha racchiuso gli interventi di alcuni rappresentanti di gruppi bancari del territorio.

La premessa: nel 2024 le perdite assicurative globali dovute a catastrofi naturali hanno raggiunto quota 135 miliardi di dollari (McKinsey), mentre nel 2049, in uno scenario plausibile di emissioni di gas serra nella media, i danni economici causati dal cambiamento climatico potrebbero ammontare annualmente a 38 trilioni di dollari (Nature).

«Importi sei volte superiori al costo che avrebbero le misure di mitigazione per mantenere il riscaldamento del pianeta sotto i 2°C rispetto alla media preindustriale» secondo Anna Monticelli Trend Analysis and Applied Research Intesa San Paolo.

Perché allora non attuare tali misure? «Investire su tecnologie o trasformazioni di paradigma ha un costo di capitale molto alto. Si crea così un circolo vizioso: ad investimenti minori corrispondere una diminuzione di CO2 più bassa rispetto a quella che servirebbe, l’impatto sul clima aumenta e la produzione diminuisce (con anche tutta una serie di effetti sociali). Risultato? Un ulteriore rialzo dei tassi e dei premi assicurativi per il rischio e quindi dispendio di capitale».

Già, perché se banche e aziende, da anni, hanno aumentato l’attenzione verso i criteri ESG anche in virtù del crescente interesse di clienti ed investitori, «concedono tassi di interesse agevolato su mutui e prestiti a fronte di impegni di condotte virtuose» ricorda Monticelli.

Il concetto è stato rimarcato da Alberto Comini Responsabile Ufficio Relazioni Esterne e Soci e Referente ESG, BTL Banca del Territorio Lombardo. «Il merito creditizio e il pricing dei finanziamenti tiene conto del rispetto dei criteri e delle normative ESG, anche a livello di piccola e media impresa. Ogni banca di credito ha infatti una cabina di regia specifica valuta, coordina e monitora l’adesione alla cultura ESG» spiega Comini.

Anche i rischi climatici sono considerati nel processo di credito. Quello idrogeologico, diverso per area geografica e misure di tutela adottate, impatta sia sui mutui retail del settore immobiliare che sulla resa produttiva di aree agricole o industriali.

Lo stress test viene sul portafoglio di landing grazie al quale si valutano concessione e tassi, è infatti connesso al rischio “fisico” e al rischio “di transizione”.Il rischio fisico si manifesta quando fenomeni naturali, sia acuti sia cronici, influenzano la capacità di produrre reddito o danneggiano le strutture e il capitale di famiglie e imprese. Il rischio di transizione è invece associato a una svalutazione degli asset (produttivi e finanziari) delle imprese che operano nei settori legati allo sfruttamento delle fonti fossili.

«Il problema a livello europeo è quindi costruire un sistema finanziario in grado di sostenendole le imprese, rendendole efficienti dal punto di vista energetico per continuare ad avere accesso al credito» nota Comini.

Per Laura Venturi, Consigliera di Amministrazione con delega ESG per BCC GARDA la parola chiave è formazione, rivolta al personale interno prima ancora che ai clienti esterni.

«Serve un percorso di formazione sul tema prima di illustrare le novità ai clienti. Formare non solo il Dna della direzione operativa ma anche i responsabili di filiale che sono gli intermediari chiamati a ragionare (e formare a loro a volta) i clienti, non mandando un questionario via email bensì sedendo al loro fianco, spiegando l’utilità e analizzando assieme le criticità».

La sfida futura? Secondo Venturi «per le banche di piccole dimensioni sarà mantenere caratteristiche di unicità e restituzione ai territori, accettando al contempo le sfide enormi che stanno cambiando il mondo».

Un articolo di

Bianca Martinelli

Bianca Martinelli

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