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In Cattolica il futuro delle lingue antiche

10 maggio 2023

In Cattolica il futuro delle lingue antiche

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Non esiste un’unica parola per dire ‘padre’ nelle lingue del mondo: in italiano diciamo padre, in inglese father, in ebraico abba e in hindi pitā. Questo perché, come riconosceva già Dante nel De Vulgari Eloquentia (I, 9), “ogni lingua non può avere né durata (nel tempo) né continuità (nello spazio), ma proprio come le altre cose di noi (esseri umani), ad esempio costumi e mode, deve necessariamente variare per distanza di luoghi e di tempi”. La diversità tra le lingue del mondo e il loro mutare col passare del tempo sono due tra i tratti universali del linguaggio umano, e da tempo la linguistica (la disciplina che studia il linguaggio in tutte le sue manifestazioni) se ne occupa, cercando di svelarne i meccanismi nascosti.

Proprio tenere presente la tendenza di ciascuna lingua a variare nello spazio e nel tempo permette, paradossalmente, di spiegare alcuni casi in cui lingue diverse e lontane tra loro presentano impressionanti corrispondenze, come nel caso di tre parole citate all’inizio di questo articolo – italiano padre, inglese father e hindi pitā –, paralleli che aumentano esponenzialmente se prendiamo in considerazione gli antenati conosciuti di queste forme – latino pater, inglese antico fæder e indiano antico (“sanscrito”) pitā –, nonché se aggiungiamo all’equazione altre lingue  anticamente parlate nell’area compresa tra Europa e India – come greco antico patḗr e persiano medievale pidar.

L’opinione condivisa dalla stragrande maggioranza dei linguisti (e corroborata recentemente anche da inequivocabili dati archeologici) è che questi paralleli riflettano un’origine comune di questi idiomi – parte della cosiddetta “famiglia linguistica indoeuropea” –, i quali si sarebbero diversificati nel tempo e nello spazio a partire da uno stesso antenato preistorico – convenzionalmente noto come “protoindoeuropeo” –, probabilmente parlato più di 5000 anni fa nelle steppe tra Europa e Asia. Lo studio di corrispondenze e differenze tra le diverse lingue indoeuropee e la ricostruzione del loro passato preistorico prende il nome di “indoeuropeistica”, ed è parte del grande settore noto in Italia come “glottologia” o “linguistica storica e comparativa”.

Dal 26 al 28 aprile scorsi si è svolta presso l’Università Cattolica, sede di Milano – e per la prima volta presso un’università italiana – la settima edizione dell’Indo-European Research Colloquium (anche noto in tedesco come Indogermanisches Forschungskolloquium), un convegno itinerante che funge da vetrina del presente di questa disciplina – o piuttosto da finestra sul suo futuro: sin dalla sua prima edizione, nel 2015 presso l’Università di Erlangen in Germania, il suo scopo è stato fornire un palco per discutere idee innovative insieme a giovani ricercatrici e ricercatori nel campo dell’indoeuropeistica all’inizio della loro carriera, in particolare durante il dottorato e negli anni immediatamente successivi ad esso (“postdoc”). Grazie al supporto del Dipartimento di Filologia classica, Papirologia e Linguistica storica e della Società internazionale di indoeuropeistica (Society for Indo-European Studies), l’evento è stato organizzato da un comitato composto da due laureate dell’Università Cattolica in Scienze dell’Antichità (Erica Fratellini ed Elisa Migliaretti), attualmente dottorande in linguistica in Italia e USA (rispettivamente all'Università per Stranieri di Siena e all'UCLA-University of California Los Angeles), e da due studiosi postdoc delle Facoltà di Economia (Elena Langella) e di Lettere e filosofia (chi scrive) dell’Università Cattolica.

Il convegno ha visto susseguirsi ventiquattro interventi (distribuiti tematicamente in otto sessioni) in cui ventisei relatrici e relatori da numerose università italiane ed europee (troppe per elencarle qui), e persino americane (Harvard e UCLA), hanno esposto le proprie ricerche e interagito sia tra loro che con i membri del pubblico (molti giunti appositamente dall’estero per l’occasione) su una impressionante varietà di temi, che hanno spaziato dall’interpretazione di iscrizioni greche alla ricostruzione della flessione verbale del protoindoeuropeo, dallo studio storico-comparativo di formule poetiche a questioni di sintassi storica delle lingue antiche. Anche grazie al continuo streaming in diretta dell’evento (che ha permesso la partecipazione da remoto di un relatore e di un discreto pubblico online), il convegno ha collocato per tre intensi giorni l’Università Cattolica al centro non solo dell’odierna comunità internazionale dell’indoeuropeistica, ma soprattutto di quella del futuro.

Un articolo di

Riccardo Ginevra

Riccardo Ginevra

Ricercatore in Glottologia e Linguistica e docente dei corsi di Glottologia e Lingua e letteratura sanscrita - Dip. di Filologia classica, Papirologia e Linguistica storica, Università Cattolica

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