Domenica 22 settembre 2024 si è spento serenamente, circondato dall’affetto dei suoi familiari, il Professor Mario Sina, dopo una lunga malattia. Laureatosi in Università Cattolica con Sofia Vanni Rovighi negli anni che seguirono la chiusura del Concilio Vaticano II, vincitore di concorso nazionale nel 1980, dal 1984 al 2012 Mario Sina ha insegnato come professore ordinario di Storia della Filosofia presso la sede di Milano dell'Università Cattolica, dove ha anche ricoperto la carica di Direttore del Dipartimento di Filosofia e di Coordinatore del Corso di laurea in Filosofia della Facoltà di Lettere e Filosofia.
Studioso del pensiero filosofico e teologico del secondo Seicento e del primo Settecento, in ambiente inglese, francese, svizzero e olandese, fin dai suoi primi lavori Sina ha inteso sottolineare come anche dal punto di vista strettamente storico il fatto della rivelazione non è stato estraneo alla filosofia. Al contrario, l’annuncio cristiano ha profondamente inciso nell’intero arco della speculazione filosofica occidentale, anche in contesti apparentemente lontani dall’adesione al cristianesimo, tanto che misconoscerne l’incidenza conduce a cadere in una comprensione parziale e falsata della elaborazione culturale europea.
In un saggio del 1976 dal sapore programmatico, intitolato Illuminismo e cultura cristiana, il giovane Sina rimetteva in questione il luogo comune che faceva dell’Illuminismo il periodo ‘anticristiano’ per eccellenza e invitava a condurre un esame approfondito di questo movimento storico nella trama ricca e complessa dei suoi dibattiti scientifici, teologici, politici e filosofici, così da misurarne con precisione vicinanza e lontananza, convergenza e specificità rispetto al cristianesimo. Nel volume di quello stesso anno, L’avvento della Ragione. “Reason” e “above Reason” dal razionalismo teologico inglese al deismo (Vita e Pensiero 1976), Sina svolgeva questa indagine e, attraverso un’attenta lettura delle opere dei latitudinari e dei deisti inglesi, mostrava che il deismo non fu ‘anti-teologia’, ma piuttosto «espressione di una conseguente e radicale applicazione delle conclusioni di una certa teologia razionalistica» (p. XII). Due capitoli de L’avvento della Ragione erano da Sina dedicati al rapporto tra fede e ragione nel pensiero di John Locke. L’edizione pionieristica dei Testi teologico-filosofici lockiani, dal Ms. c 27 della Lovelace Collection (1972) aveva già presentato un volto inedito del Locke padre dell’Illuminismo inglese, anticipando di parecchi anni una tendenza storiografica ormai riconosciuta anche nel mondo anglosassone. Al Locke pensatore religioso e tollerante, convinto che la ragione umana sia rivelazione naturale e la rivelazione divina sia ragione naturale estesa, Sina ha in seguito dedicato vari lavori: oltre alla fortunata Introduzione a Locke, per i tipi di Laterza (prima edizione 1982), è utile ricordare il volume Utet degli Scritti etico-religiosi (Torino, 2000) e i numerosi saggi confluiti nella raccolta di Studi su John Locke e su altri pensatori cristiani agli albori del secolo dei Lumi (Vita e Pensiero, 2015), presentata in Università Cattolica in occasione del suo settantesimo compleanno.
L’incontro con Locke ha condotto poi Sina alla riscoperta di Jean Le Clerc, filosofo, teologo e giornalista ginevrino trapiantato in Olanda, che di Locke fu corrispondente e amico. I quattro volumi dell’Epistolario di Jean Le Clerc, editi con la collaborazione di Maria Grazia Zaccone, studiosa dell’aetas cartesiana e sua sposa (Olschki 1987-1997), aprono la serie prestigiosa de «Le corrispondenze letterarie, scientifiche ed erudite dal Rinascimento all’Età Moderna», inaugurata da Luigi De Nardis e poi proseguita da Tullio Gregory. Questo monumentale lavoro di scavo restituiva, con la freschezza che caratterizza le corrispondenze, il volto dell’Europa tra Sei e Settecento e apriva le porte a nuove ricerche su figure e tematiche poco frequentate. I saggi su metafisica e teologia in Isaac Papin, sulla libertà divina in Claude Pajon, su Le Clerc e Pierre Bayle nascono da questo contesto, come pure la successiva edizione della Corrispondenza di Jean-Robert Chouet (Olschki 2008), cartesiano ginevrino che di Le Clerc e Bayle era stato maestro. Questo epistolario, insieme alla pubblicazione degli inediti Corsi di filosofia di Chouet (Olschki 2010, in collaborazione con Marco Ballardin e Elena Rapetti) offriva a Sina l’opportunità di riproporre la questione dei rapporti tra aristotelismo e cartesianismo nel Seicento, andando anche in questo caso a scardinare letture semplificatrici. L’operazione di innesto della filosofia di Descartes sul tronco della sistemazione filosofica della tradizione aristotelica, compiuta da Chouet nel suo insegnamento a Saumur e a Ginevra, non andava a contrapporre una nuova autorità ad un’antica, ma si poneva piuttosto in serena continuità con il metodo d’insegnamento già seguito dai maestri di Chouet: Wyss, Derodon e Heereboord. Alla base del loro aristotelismo ouvert stava un Aristotele «che aveva condotto il suo discorso secondo l'evidenza delle ragioni e non, come molti scolastici aristotelici, sulla base del pregiudizio e dell'autorità»: quella stessa evidenza spingeva perciò Chouet ad abbandonare il tracciato aristotelico per abbracciare quelle dottrine cartesiane che meglio potevano rispondere all’esigenza di razionalità del reale.
L’interesse per pensatori di area cartesiana, come il maurino Mabillon, ha guidato infine Sina all’ultima importante edizione: Sull’Eucaristia. Scritti benedettini inediti negli anni del ‘Traité de physique’ di Rohault (Olschki 2013), preziosa raccolta di testi dei benedettini cartesiani Robert Desgabets e Antoine Le Gallois, condotta nuovamente con la collaborazione di Maria Grazia Zaccone e presentata all’Accademia dei Lincei il 4 ottobre 2013. Ancora una volta questo lavoro mette a disposizione degli studiosi i testi poco conosciuti, dispersi in vari fondi d’archivio, di autori cristiani impegnati ad appianare la via all’incontro tra nuova scienza e fede, nella salda convinzione della ragionevolezza del cristianesimo.
L’itinerario scientifico di Mario Sina, qui brevemente ricapitolato, testimonia dell’esercizio spregiudicato di quella libertà intellettuale che la sua amata maestra, Sofia Vanni Rovighi, aveva sempre rivendicato per sé e trasmesso ai suoi allievi. Dice di una vita di studio operosa e coerente, alimentata da quella fede che fa dire – a Pascal come a Sina – che l’ultimo passo della ragione è il riconoscimento che un’infinità di cose la superano. Parafrasando la dedica a sua madre, che egli volle apporre al primo volume dell’Epistolario di Le Clerc, ora Mario Sina vive in quella luce che, con ardente pazienza, ha cercato nella sua vita di studioso e di cristiano.