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In Tanzania per la Vita nascente

23 ottobre 2024

In Tanzania per la Vita nascente

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«È la caratteristica principale di questi progetti, strutturati e duraturi nel tempo: essi sono, soprattutto, un aiuto e un sostegno vicendevole. Non siamo solo noi a offrire contributi e competenze, ma noi stessi riceviamo molto in termini di supporto, confronto, valori e solidarietà» - così S. E. Mons. Claudio Giuliodori, Assistente Ecclesiastico generale dell’Università Cattolica, aprendo l’incontro sul Progetto Ospedale Santa Gemma di Dodoma (Tanzania) che si è tenuto al Policlinico Gemelli il 21 ottobre, sottolineando il concetto della reciprocità e dello scambio continuo di conoscenze ed esperienze, risuonato in tutti gli interventi.

Nello scorso mese di gennaio una delegazione dell’Università Cattolica e della Fondazione Gemelli, guidata dal Vescovo Giuliodori - che ha seguito fin dall’inizio, dai primi anni Duemila, i progetti di realizzazione e di progressivo sviluppo del St. Gemma Hospital, grazie al sostegno della CEI - ha visitato le strutture di Dodoma per accompagnare la quarta tappa del Progetto di sostegno, collaborazione e sviluppo delle attività e delle strutture sociosanitarie del Paese dell’Africa orientale, nell’ambito delle iniziative di solidarietà e di volontariato internazionale di Fondazione e Ateneo.

Questa nuova missione è nata, in particolare, con l’obiettivo di rafforzare e sostenere le attività del St. Gemma Hospital di Dodoma attraverso tutte le fasi del progetto, grazie a un’attività di consulenza e formazione, accompagnando l’intera realizzazione di nuove strutture: un nuovo edificio per il reparto Maternità con l’organizzazione della Sala Operatoria e della Sala Parto, grazie all’expertise del personale medico e sanitario dell’Area di Ginecologia e Ostetricia della Fondazione Gemelli.

Nell’incontro dello scorso lunedì - introdotto dal Prof. Alessandro Sgambato, Vice Preside della Facoltà di Medicina e chirurgia, e dal Prof. Massimo Antonelli, Ordinario di Anestesiologia - sono stati condivisi sviluppi e prospettive del Progetto con gli interventi del Dott. Erick Mbunga e di Sr. Fabiola Mgeni, rispettivamente Direttore dell’Ospedale e Responsabile dell’Area analisi: «Un grande ringraziamento a tutti voi – hanno esordito il Dott. Mbunga e Sr. Mgeni – per il continuo confronto e per mettere in comune le vostre conoscenze ed esperienze, fino alla preziosa visita che abbiamo fatto in questi giorni al Policlinico Gemelli dove abbiamo potuto vedere macchinari ad alta tecnologia, assenti nei nostri reparti e nei nostri ospedali, un’efficace divisione dei compiti e del lavoro, e protocolli e procedure cliniche e sanitarie da cui certamente trarremo insegnamento”. “Quando torneremo nel nostro Paese – hanno concluso – sapremo ancor di più che cosa potremo fare e di che cosa abbiamo bisogno per migliorare la salute dei nostri pazienti».

Un articolo di

Federica Mancinelli

Federica Mancinelli

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Significative e importanti le testimonianze dei membri della delegazione di Ateneo e Fondazione, la Dott.ssa Annamaria Merola, Dirigente medico della UOC di Ginecologia e Ostetricia del Policlinico Gemelli, la Dott.ssa Maria Francesca Brutto, Specializzanda in Ginecologia e Ostetricia, la Dott.ssa Letizia Baratta, Ostetrica, e il Geom. Raffaele Cardamone, della UOC Progetti, Manutenzioni e Realizzazioni Edilizie della Fondazione Gemelli: «Una vita semplice, ma felice. Non ci è mancato mai nulla e spero di tornarci presto per un nuovo stage di esperienza e scambio»; «Strade dissestate, territorio , difficile viabilità: dobbiamo pensare anche a questo quando immaginiamo una puerpera che deve trasferirsi, magari in urgenza, dalla sua casa all’ospedale»; «Le patologie che abbiamo incontrato in Tanzania non sono quelle che vediamo nei nostri ospedali, a causa anzitutto delle condizioni igieniche, pensiamo ad esempio alla malaria»; «Alta incidenza di tagli cesarei, assenza di assistenza neonatale, alta mortalità materna». Questi alcuni dei principali concetti ed esperienze condivisi, ma una su tutte è risuonata con convinzione e sempre: «Lo scambio professionale che abbiamo vissuto è stato molto importante: l’arricchimento è assolutamente reciproco. E la Tanzania ci ha accolto in maniera davvero straordinaria».

L’incontro è proseguito con gli auspici, la visione e le prospettive per il futuro del Progetto presentati dai docenti della Facoltà di Medicina e chirurgia, gli Ordinari di Ginecologia e Ostetricia Prof. Antonio Lanzone e Prof. Tullio Ghi, e il Prof. Maurizio Sanguinetti, Ordinario di Microbiologia e Microbiologia clinica: «La formazione universitaria non può più prescindere dall'”interiorizzazione” del valore della solidarietà: l’apprendimento in questi progetti, lo abbiamo ascoltato, è davvero reciproco, e con esso la crescita culturale e umana».

«Certamente  - hanno continuato i docenti – è necessario ponderare il miglior modo di introdurre tecnologie in un ambiente sociosanitario molto diverso dal nostro e introdurre anche procedure di assistenza neonatale, ma molto si può già fare, concretamente: organizzare lezioni formative a distanza, creare percorsi di aggiornamento reciproco, anche in presenza, corsi pratici che possano offrire fin da subito nuove conoscenze e possibilità, definire insieme protocolli e percorsi clinici calati nella realtà di Dodoma, interagendo e calibrando le varie esigenze».

Quali i primi obiettivi raggiungibili del Progetto, da ora?

Condivisi da tutti i presenti, i principali sono stati individuati nel miglioramento delle condizioni igienico-sanitarie, nell’implementazione di un sistema di refertazione ecografica, nel miglioramento dell’assistenza al travaglio, in una presenza costante di Medici specializzandi con la supervisione di Specialisti senior, nell'accoglienza periodica in Italia del personale sanitario.

«Per passare dai sogni ai progetti occorrono tecnologie e organizzazione, competenze e professionalità, programmazione e sostenibilità economica, particolarmente in situazioni e condizioni molto diverse dalle nostre – ha concluso Mons. Giuliodori – Ma questo progetto, che seguo da decenni e che ora coinvolge anche l’Università Cattolica e il Policlinico Gemelli, dimostra che l’incontro tra competenze e solidarietà, in uno spirito di profonda condivisione, produce sempre buoni frutti».

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