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Il patrimonio di un museo deve rifletterne l'anima

08 febbraio 2021

Il patrimonio di un museo deve rifletterne l'anima

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Il mondo della cultura ha già vinto. La sfida, sulla carta impossibile, di far vivere gli spazi culturali nonostante lo stop imposto dalla pandemia, ha stimolato iniziative e campagne. Una vera e propria fucina di idee e visioni su cui costruire un nuovo modo di vivere, di crescere, di essere comunità, in cui sono riscritti i ruoli di tutti i giocatori. Una partita che ci sta già preparando alla sfida del domani quando la ripartenza dovrà puntare soprattutto da politiche pubbliche  che mirino alla promozione, attraverso la digitalizzazione, del patrimonio culturale.

Cattolicaper la Pubblica Amministrazione continua a scommettere sul futuro della Pubblica amministrazione e delle politiche pubbliche. Dopo la nascita dell’Osservatorio FuturAP (in uscita il primo Rapporto annuale), il percorso prosegue con un progetto innovativo che ha visto gli studenti della laurea magistrale in Politiche pubbliche curriculum MOST (coordinato dal prof. Gianpaolo Barbetta) intervistare i protagonisti del futuro: ovvero chi lavora ogni giorno, nella PA, per costruire le politiche pubbliche. Domande e risposte che svelano, in un ciclo di interviste, il cambiamento in atto in alcuni settori chiave: un modo concreto e condiviso di fare esperienza di futuro. A condurci in questo mondo, con le loro domande, sono Marcella Esposito, Carola Pampuri e Marta Stoppato con il coordinamento della prof.ssa Barbara Boschetti.


Un viaggio che parte dalla Pinacoteca di Brera, il museo più celebre di Milano, che come spiega il direttore James Bradburne, «è una città forte, che resiste e reagisce alle tragedie, come ai bombardamenti subiti e alla riapertura post-fascismo. L’oggi non fa eccezione, chiede ancora ai suoi cittadini di essere uniti in questo momento senza precedenti nella storia recente, proprio per questo, la Pinacoteca invita i cittadini ad essere partecipi e ad attivarsi».

Ed è proprio da questo spirito che nasce Brera On Air?
«Già a marzo, durante la prima ondata della pandemia, la Pinacoteca ha dialogato con il proprio pubblico scegliendo canali diversi ma sempre coinvolgenti: in primis Brera Stories, un progetto di scrittura e lettura; con “C’era una volta nelle biblioteche” per raccontare le proprie storie; tramite Brera Ascolta, che racconta storie ai più piccoli. Queste iniziative presuppongono una risposta dei cittadini. Infatti, essi vengono chiamati a collaborare con il museo in prima persona e non ad essere solamente degli spettatori, ma attivi protagonisti dell’esperienza museale. Con Brera On Air, iniziativa lanciata in occasione della seconda ondata (quindi chiusura museale), siamo rimasti fedeli a questa filosofia: coinvolgiamo i nostri membri con interviste ai curatori delle mostre, mostriamo i “dietro le quinte”, i depositi e la restaurazione dei nostri capolavori. Il museo è un museo visibile. Questi progetti saranno tutti disponibili gratuitamente sul sito della Pinacoteca, in maniera tale che tutti i cittadini possano usufruirne».

«Ma, per offrire un’esperienza davvero immersiva nell’universo Brera, offriamo anche Brera Plus: ogni mese viene fatta una presentazione speciale, un documentario o un’esperienza autonoma del museo. Il lancio è avvenuto con la presentazione di Raffaello e un concerto di musica ispirato a Rodari. Ogni mese vi saranno poi delle esperienze diverse, a cui potranno accedere esclusivamente i soci del museo. Questo è un tema fondamentale: si diventa membri e non solo visitatori, il socio è parte di Brera e ha il diritto di prendere parte al dibattito sulle iniziative e alla costruzione del futuro stesso della Pinacoteca».

La digitalizzazione fa cadere molte barriere, un immenso patrimonio a portata di click: è questa la nuova frontiera della fruizione del patrimonio culturale?
«La pandemia deve farci riflettere e, se vogliamo trovare un lato positivo, è un’occasione di l’innovazione nel campo culturale. L’esperienza fisica museale è imprescindibile, ma è importante prendere parte a questa transizione che sta attraversando il mondo della cultura. Questi progetti online sono apprezzabili perché accompagnano i cittadini ogni giorno, dimostrando che il museo non è solo una mostra, ma è anche parte della loro cultura e della loro quotidianità. Brera è come un treno, non porta un drastico cambiamento, ma si concentra ad ogni fermata, come stiamo facendo con Brera Plus e Brera On Air. Quello che però dobbiamo portare online non sono quelle attività che sprigionano i migliori effetti dal vivo, che online risulterebbero una brutta copia, ma attività che in formato digitali apportano un valore aggiunto».

Cosa pensa ci lascerà questa esperienza straordinaria? Every cloud has a silver lining…
«Un insegnamento molto importante che ci sta lasciando la pandemia è che il museo non si valuta in base al numero di visitatori, ma in base alla partecipazione. Certo i biglietti sono importanti, ma quello che Brera cerca e cercherà nel futuro è un turismo di prossimità, la territorialità è una parola chiave per descrivere ciò che sarà il museo del futuro. Non servono turisti né spettatori, è necessaria una vera e propria membership. È importante che i fruitori della cultura facciano sapere ai direttori dei musei cosa vorrebbero e cosa si aspettano di trovare nel museo».

«Il concetto di partecipazione è ampio, può attuarsi anche con azioni quotidiane, tramite oggetti presenti nelle nostre case, che forse ci possono sembrare insignificanti, ma che invece sono inestimabili per costruire una memoria collettiva: si pensi ai giochi di quando eravamo bambini, non sono gli stessi usati dai bambini di oggi e, purtroppo, col tempo svaniranno se non vengono ricordati. Ecco, penso si possa parlare di Alzheimer sociale, perché gli oggetti comuni, così come le azioni che per noi sono quotidiane, non vengono portate avanti e ricordate. Il museo deve essere anche questo, deve tramandare le culture, la quotidianità del passato. Per questo vi consiglio di parlare con le vostre nonne, chiedendo loro a cosa giocassero da piccole. Attraverso la memoria possiamo evitare che questi preziosi ricordi svaniscano».

Come immagina il museo del futuro?
«L’approccio che deve essere attuato nel futuro per i musei è quello dell’accoglienza. Il museo deve diventare una casa per i cittadini, entrare a far parte della loro routine. Per questo Brera cerca degli iscritti, che tramite l’espressione dei loro desiderata, sappiano apportare valore e aiutarci a raggiungere il cambiamento e il miglioramento che tutti noi desideriamo. Dobbiamo ascoltare le domande che vengono dal basso per mettere in atto dei cambiamenti che siano in linea con quello che gli iscritti alla comunità della Pinacoteca si aspettano. Brera deve essere il museo di Milano. Il museo non si definisce solo a partire dalla collezione che possiede e, come detto, dai biglietti o dal numero dei visitatori. Il museo ha una missione culturale, deve impegnarsi e aiutare la città a svilupparsi e a crescere. Il museo è molto di più delle collezioni/cose che possiede, il museo è quello che fa con le cose d’arte che possiede».

Cattolicaper la Pubblica Amministrazione per la digitalizzazione del patrimonio culturale

Interviste a Marco Edoardo Minoja (DG cultura del Comune di Milano), Anna Maria Montaldo, (Direttore del Museo del 900), Nadia Righi, direttore del Museo diocesano, Laura Moro, (Istituto centrale per la digitalizzazione del patrimonio culturale), Claudio Gamba (Direttore della struttura per il patrimonio culturale e immateriale Regione Lombardia), Lucia Ronchetti (Ministero per i beni culturali-Sovrintendenza archivistica regionale) e Pierluigi Ledda (Direttore dell’Archivio storico Ricordi).

Un articolo di

Marcella Esposito, Carola Pampuri e Marta Stoppato. Coordinamento prof.ssa Barbara Boschetti

Cattolica per la Pubblica Amministrazione

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