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L'epurazione mancata: presentato il volume in Cattolica

26 novembre 2022

L'epurazione mancata: presentato il volume in Cattolica

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"L’epurazione mancata. La magistratura tra fascismo e Repubblica" è il volume presentato lo scorso 22 novembre all’Università Cattolica di Piacenza. Si è trattato di un’occasione di riflessione circa un tornante particolarmente decisivo per la storia - non semplicemente giuridica - del nostro Paese ovvero il passaggio dal regime fascista alla Repubblica - dalla dittatura alla libertà - avuto riguardo alle complesse dinamiche di epurazione relative a quel comparto dell’amministrazione dello Stato costituito, in particolare, dall’alta magistratura.

Dopo i saluti dei professori Marco Allena, Presidente del Consiglio di Corso di Laurea Magistrale in Giurisprudenza, e Saverio Gentile, titolare dei Corsi di Storia del diritto nella Facoltà di Economia e Giurisprudenza, i lavori, moderati dal prof. Antonio Chizzoniti, Direttore del Dipartimento di Scienze Giuridiche, si sono sviluppati lungo un ricco e articolato percorso di studio. Ad offrire le loro riflessioni sono stati Carla Antonini, Direttrice dell’Istituto di storia contemporanea di Piacenza, Maria Bocci e Roberto Isotton, studiosi di storia contemporanea e storia del diritto presso la sede milanese dell’Università Cattolica, nonché Stefano Brusati e Salvatore Dattilo, rispettivamente Presidente del Tribunale di Piacenza e avvocato.

Gli interventi hanno messo in luce come il tema dell’epurazione dei magistrati si sia rivelato particolarmente complesso e ambiguo, rivelandosi un tassello rilevante della più ampia questione della transizione dal fascismo al nuovo ordine democratico. Numerosi risultarono i togati sottoposti ai giudizi delle Commissioni di epurazione appositamente istituite al fine di stabilirne l’idoneità a servire le novelle istituzioni democratiche. In particolare, i procedimenti riguardarono in misura preminente i magistrati maggiormente compromessi con il Ventennio e quindi quelli posti ai vertici dell’ordine giudiziario, nel Tribunale speciale per la difesa dello Stato, nel Tribunale della razza o operanti nella Repubblica sociale italiana. Ebbene, la stragrande maggioranza di essi riuscì a non subire provvedimenti a proprio carico e non solo transitò indenne nelle rinnovate istituzioni democratiche ma si ritrovò ai vertici delle Corti di Appello, della Corte di Cassazione o, addirittura, della Corte Costituzionale. Da questo punto di vista non può che destare sconcerto la circostanza per cui addirittura tre membri su quattro del Tribunale della razza - a partire dal suo Presidente, il ben noto Gaetano Azzariti - si ritrovarono proprio quali membri autorevoli della Corte Costituzionale.   

Da ultimo, Antonella Meniconi, docente all’Università Sapienza di Roma, Presidente della Società per gli Studi di Storia delle istituzioni  e cocuratrice del volume insieme al Prof. Guido Neppi Modona, dopo aver ricordato che lo studio si è inserito in un filone storiografico inaugurato oltre venti anni fa dagli studi di Pietro Saraceno, ha rimarcato come la mancata epurazione abbia determinato che la neonata Repubblica inaugurò il proprio cammino, e la propria storia, gravata dal pesante fardello delle pregressa eredità autoritaria. Una eredità che non avrebbe mancato di produrre i propri effetti nei decenni a venire.  

Un articolo di

Redazione

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