Capacità operative, correttezza nell’agire, passione per l’impresa, attenzione al benessere dei dipendenti. Sono i principi che dovrebbero contraddistinguere l’imprenditore del nostro tempo chiamato a rispondere alle sfide di un mondo complesso. Precetti che già nel 1458 Benedetto Cotrugli aveva indicato nel suo trattato dell’arte della mercatura, descrivendo il buon mercante “un uomo di azione ma anche di studio” e di norma dotato di “intelletto perspicace, sangue vivo e animo coraggioso”. È l’aver anticipato sei secoli prima alcuni principi che sono alla base della responsabilità sociale d’impresa a rendere particolarmente attuale il mercante rinascimentale, nato a Ragusa di Dalmazia (oggi Dubrovnik) e formatosi in legge e filosofia all’Università di Bologna. Un pioniere, dunque.
L’originalità della sua opera - a lungo dimenticata forse perché poco in linea con il comune sentire dell’epoca – è stata riproposta mercoledì 8 febbraio durante la presentazione della nuova edizione de “Il libro dell’arte di mercatura” di Benedetto Cotrugli, pubblicato da Guerini Next, a cura di Vera Ribaudo e contenente sia il testo originale in volgare sia la versione in italiano contemporaneo.
A rendere particolarmente attuale un testo del passato che possiamo definire un classico perché «suscita interrogativi utili a comprendere e interpretare il presente» è la «convergenza tra etica e utilitarismo», ha detto il rettore dell’Università Cattolica Franco Anelli, introducendo i lavori del dibattito. Allora come oggi quello che conta nel fare imprese è «una capacità operativa sorretta dalla consapevolezza della dimensione etica dell’agire».
Quattro i capitoli in cui si articola il libro -: il primo dedicato alle regole mercantili; il secondo alla religione; il terzo alle virtù morali; il quarto alla gestione della famiglia, arricchito dall’introduzione di Marco Vitale e dagli scritti di Carlo Carraro, Tiziana Lippiello, Fabio L. Sattin e il cui tema principale resta l’orgoglio dell’attività imprenditoriale. Ma non solo. C’è una forte assonanza tra i principi enunciati da Cotrugli con quelli della dottrina sociale della Chiesa. Ne è convinta Anna Maria Tarantola, presidente della Fondazione Centesimus Annus Pro Pontefice, tra i promotori dell’iniziativa. «Mi ha particolarmente colpito l’intero capitolo dedicato all’osservanza della religione. Ne emerge la figura di un mercante competente, responsabile e che sa coniugare il perseguimento del suo giusto guadagno con la cura del benessere degli altri. Questa è esattamente la definizione del bene comune», ha detto Tarantola. Professionalità, interdisciplinarità, tematiche sostenibili, principi etici: sono tutti aspetti che ritornano nel volume e che in un certo senso richiamano alla mente anche alcune affermazioni di Papa Francesco.