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L'insegnamento di Don Milani per una società più giusta

27 maggio 2023

L'insegnamento di Don Milani per una società più giusta

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Cento anni li avrebbe compiuti il 27 maggio, don Lorenzo Milani. «Uomo capace di scuotere le coscienze» lo definisce Pierpaolo Triani, coordinatore della laurea magistrale in Scienze della formazione primaria dell’Università Cattolica, che ravvede nel messaggio dell’educatore nato un secolo fa a Firenze una grande attualità.

«Per don Milani - spiega il docente - una società giusta è una società capace di garantire a tutti, a partire dai più poveri e fragili, la capacità di esercitare la propria libertà e la responsabilità».

Anche mossi da questo messaggio, prima di Pasqua gli studenti di Scienze della formazione hanno visitato la Scuola di Barbiana del Mugello, dove don Milani è stato confinato nel 1954 e dove ha aperto la sua scuola sperimentale. «Abbiamo incontrato alcuni suoi allievi - racconta Triani - è stato emozionante e istruttivo. La sua scuola fu un riferimento e una sollecitazione per spingere verso una cultura educativa personalizzata, partecipativa e capace di cambiare le strutture. È anche il nostro obiettivo: rendere questi concetti parte del cammino formativo degli studenti». La scuola di Barbiana, dice il docente della Cattolica, aveva una struttura difficilmente replicabile. «Ma i messaggi che ha veicolato ci interpellano ancora oggi».

Triani ha conosciuto don Milani per la prima volta leggendo il suo libro “Lettere a una professoressa” quando era studente universitario, da allora è ritornato più volte su quel testo. «Come per tanti altri, la lettura di “Lettera a una professoressa” mi ha consentito di leggere con occhi nuovi il mondo della scuola, inoltrandomi nella sua vocazione sociale e formativa. Mi ha permesso di recuperarne il senso più profondo, la scuola è uno strumento indispensabile al servizio del diritto a imparare che è proprio di ognuno. Don Milani è stato accusato di avere pensato a una scuola facile, ma chi legge quel libro capisce semmai il contrario. Non avrebbe mai accettato di rendere standard un intervento educativo».

Il nucleo centrale dell’insegnamento di don Milani risiedeva nella lingua. E nel 2023 è proprio nella centralità della parola che Triani ravvede la grande attualità di quell’esperienza formativa. «Per lui l’uomo cresce nella sua umanità e identità di uomo libero nella misura in cui acquisisce il possesso della parola - dice il professore - non ci si riferisce soltanto alla capacità di parlare, ma anche di capire i termini che si stanno usando. Dare a tutti la possibilità di capire la parola, questo è l’obiettivo, perché per affrontare la realtà è importante acquisire competenze culturali e linguistiche. Serve un uso riflessivo della parola, meno emotivo e superficiale».

Ma oltre all’educatore, don Milani è stato prete provocatorio e obiettore. «La mia generazione l’ha incontrato anche fuori dalle scuole - dice Triani - penso al tema dell’obiezione di coscienza, al concetto di servire la patria mettendo a disposizione il tempo».

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Redazione

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