Esiste un “effetto senza” capace di influenzare i nostri acquisti di alimenti? «Certamente sì, ed è un meccanismo puramente psicologico, molto democratico, che impatta in modo deciso sulla propensione all’acquisto, indipendentemente dal livello culturale e dal potere d’acquisto del consumatore». Non ha dubbi la professoressa Guendalina Graffigna, psicologa dei consumi della facoltà di Scienze agrarie alimentari e ambientali ed autrice della ricerca presentata a Cremona durante l’evento "I consumi 'senza': tra false credenze e paure degli italiani", coordinato da Roberta Villa, medico e giornalista scientifica, a cui hanno partecipato tra gli altri i Presidi della facoltà di Scienze agrarie Marco Trevisan e di Psicologia Alessandro Antonietti.
«Questi risultati sono frutto di un esperimento di psicologia dei consumi – sottolinea la professoressa Guendalina Graffigna-. L’etichetta “senza” determina una forte distorsione cognitiva nella valutazione dei prodotti alimentari. Tanto da indurre i consumatori a pensare che quel prodotto sia anche di maggiore qualità, più salutare e più rispettoso dell’ambiente indipendentemente dal tipo di ingrediente eliminato poiché ciò che guida la valutazione è l’etichetta “senza” e non l’ingrediente escluso. Come EngageMinds Hub – conclude Graffigna – ci occupiamo da anni di queste tematiche, un lavoro che stiamo sviluppando grazie al laboratorio di psicologia dei consumi nel nuovo campus dell’Università Cattolica di Cremona».