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La buona amministrazione, una grande scommessa per il futuro del Paese

01 dicembre 2022

La buona amministrazione, una grande scommessa per il futuro del Paese

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La buona amministrazione rappresenta, per il nostro Paese, una scommessa per costruire un futuro post-pandemico equo, inclusivo e sostenibile, in una parola “resiliente” e, soprattutto, distante dalla cattiva amministrazione, generata dall’incompetenza, dalla lentezza e dalla difficoltà delle procedure.

Quali sono, però, le caratteristiche di una buona amministrazione?

Per rispondere a questa domanda essenziale, Laboratorio Futuro dell’Istituto Toniolo ha commissionato a IPSOS un’indagine rappresentativa circa le opinioni e le aspettative degli italiani sulla pubblica amministrazione. Le principali evidenze emerse dall’indagine sono state poi analizzate nel paper “La buona amministrazione” a cura di Barbara Boschetti e Benedetta Celati, pubblicato sul sito www.laboratoriofuturo.it e oggetto di un seminario dal titolo La buona amministrazione, che si è tenuto lo scorso 10 novembre, dove ha avuto luogo un confronto a partire dal libro di Aldo Travi, “Pubblica amministrazione. Burocrazia o servizio al cittadino?” (Vita e Pensiero, 2022).

I dati emersi dall’indagine hanno descritto come i cittadini siano in uno stato di “fiducia sospesa”. Infatti, nel rispondere alla domanda “Quanta fiducia ha nella pubblica amministrazione?”, un 21% assegna valore 5 e un 23% valore 6 (in una scala da 1 a 10). Solo il 17% si spinge a un indice di fiducia di valore 7. Pertanto, se da un lato non manifestano una completa fiducia, dall’altro sono disposti a ricredersi qualora ci sia un miglioramento del sistema.

 «Il rapporto si muove su un duplice piano, ha spiegato una delle autrici del paper, Barbara Boschetti, docente di Diritto amministrativo e coordinatrice del Recovery Lab dell’Università Cattolica. «Dapprima cerca di comprendere cosa sia la buona amministrazione nel diritto, a partire dalle regole e dai principi costituzionali che si sono andati stratificando nel tempo, anche grazie all’apporto del diritto europeo e internazionale; dall’altro, grazie ai dati dell’indagine Ipsos, cerca di comprendere cosa sia la buona amministrazione percepita, o desiderata, dai cittadini e quanto questa sia lontana dall’amministrazione reale». Inoltre «i dati dell’indagine consentono di rilevare, in parallelo ad una diffusa consapevolezza della necessità di riformare la pubblica amministrazione, l’esistenza di una persistente fiducia nelle riforme, che prescinde dalla conoscenza del Pnrr».

Nel corso del dibattito, introdotto dal rettore dell’Ateneo Franco Anelli e moderato dalla giornalista Mariarosa Marchesano, sono state molteplici le proposte per un’inversione di rotta verso un sistema basato su competenze, qualità e trasparenza. Una particolare attenzione è stata rivolta alla gestione delle risorse del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), e alla difficoltà nel gestirle considerate le criticità presenti all’interno dell’amministrazione pubblica.

E infatti, tra le molteplici proposte volte a un radicale cambiamento, vi è stata quella di Paola Coletti: «Il processo di redistribuzione dei fondi del Pnrr andrebbe riallineato con gli obiettivi che si vogliono raggiungere, coerentemente a una logica multilivello, ripensare cioè la governance secondo obiettivi che mirano a una maggiore efficienza ed efficacia, piuttosto che a una distribuzione “a pioggia” dei fondi».

Secondo Marcello Clarich, ordinario di Diritto amministrativo all’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, risulta poi fondamentale investire nelle competenze che, ha fatto eco la preside della Facoltà di Economia e Giurisprudenza del campus di Piacenza Annamaria Fellegara, devono essere verificate al momento dell’assunzione e inserite in un’ottica di formazione continua, valorizzando il merito di coloro che realizzano le operazioni con cura e qualità, al fine di stabilire un “nuovo contratto sociale”.

Per il docente dell’Università degli studi di Perugia Francesco Merloni è fondamentale reclutare il personale per un’amministrazione nuova e moderna; tale obiettivo può rendersi realizzabile soprattutto grazie all’assunzione di un personale giovane ed investendo nella formazione di esso, come ha dichiarato l’amministrativista dell’Università degli Studi di Palermo Riccardo Ursi.

Per un coerente progetto di “riqualificazione” dell’amministrazione pubblica, risulta necessario investire nella digitalizzazione che, se da un lato rappresenta una sfida per il nostro Paese, dall’altro svolge un ruolo essenziale per il miglioramento dei servizi e la semplificazione delle procedure amministrative. In quest’ottica il professor Alessandro Rosina ha evidenziato l’importanza del feedback dell’opinione pubblica, essenziale per comprendere quanto la società civile sia coinvolta e soddisfatta nei confronti di questo progetto di rinascita. Il demografo della Cattolica ha poi evidenziato che i servizi necessitano inderogabilmente di una valutazione e che, spesso, i migliori giudici sono coloro i quali sono sottoposti quotidianamente ad un confronto con l’amministrazione.

Da parte sua, il docente di Diritto amministrativo Mauro Renna ha richiamato l’attenzione sulla fondamentale esigenza di un mutamento culturale e politico: «Non ci sono state cattive attuazioni di riforme, bensì cattive riforme», citando in seguito uno stralcio del libro del professore Aldo Travi “Le previsioni del PNRR non sono dirette a stabilire regole nuove indirizzate agli apparati pubblici per la loro attività, ma sono dirette soprattutto a sancire alcuni obiettivi prioritari nei confronti dei vertici degli apparati chiamati ad attuarli, sono cioè indirizzati principalmente a livello politico. Viene così da chiederci se le previsioni del PNRR non abbiano come obiettivo reale più che la modifica di alcune regole sostanziali, il superamento di una cattiva politica dell’amministrazione.”

Per invertire la rotta è, dunque, necessario costruire un’amministrazione fondata sulla competenza, intesa non solo come amministrazione dotata di conoscenze ma capace di interpretare i bisogni e le aspettative, di accompagnare cittadini e imprese nel loro progetto di futuro, ancor più, di produrre beni e servizi comunitari, relazionali, con l’obiettivo di vincere la scommessa della buona amministrazione.

A concludere il dibattito, un intervento dell’autore Aldo Travi, il quale ha incisivamente ricordato come «non è cambiando le norme che si cambia l’amministrazione».

 

 


Photo by Ryoji Iwata on Unsplash

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Redazione

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