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La città che (non) muore

18 novembre 2021

La città che (non) muore

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Come da tradizione, l’offerta formativa del collegio Nuovo Joanneum si è aperta con un viaggio che lo scorso 23 ottobre ha portato i collegiali alla scoperta di uno dei borghi più belli d’Italia, Civita di Bagnoregio, e del tanto spettacolare quanto misterioso “Sacro Bosco” di Bomarzo. Il viaggio, organizzato dalla direzione del collegio, si inserisce all’interno del progetto formativo, che quest’anno, vede come filo conduttore il tema della “Fraternità”.

Nota anche come “la città che muore”, Civita di Bagnoregio deve questo soprannome al meraviglioso spettacolo offerto dall’erosione dello sperone tufaceo sul quale sorge. Nei secoli, infatti, il vento, le intemperie, i torrenti e le frane (a quest’ultime è persino dedicato un museo) hanno isolato questo piccolissimo borgo, mettendone a rischio la stessa sopravvivenza, ma rendendolo, al contempo, un luogo unico al mondo.

Raggiungibile soltanto tramite un ponte pedonale costruito nel 1965, Civita sembra sospesa tra cielo e terra. Il piccolo borgo, di appena 11 abitanti, posto in una posizione strategica che domina la “Valle dei Calanchi”, nasconde una storia millenaria. Fondato dagli etruschi 2.500 anni fa, ancora serba testimonianze del passato glorioso, come una piccola necropoli.

La storia di Civita è legata indissolubilmente a San Bonaventura da Bagnoregio, padre della Chiesa e figura centrale nel Medioevo, autore della biografia sulla vita di San Francesco d’Assisi, la Legenda Maior. È a Civita che il santo ebbe i natali e, secondo la tradizione, è qui che, da fanciullo, gravemente malato, fu miracolosamente guarito dal Santo di d’Assisi. La madre del futuro santo, immensamente grata per il miracolo, promise al Poverello d’Assisi che avrebbe consacrato la vita del proprio figlio al servizio di Dio.

Terminato questo salto nel passato, nel pomeriggio i collegiali si sono recati in un luogo ancor più ‘oscuro’, magico e ricco di simbolismo; meraviglia dell’architettura manierista: il “Sacro Bosco” o “Parco dei Mostri” di Bomarzo.

Realizzato nel 1547 dall’architetto partenopeo Pirro Ligorio su commissione del principe Pier Francesco Orsini, il “Parco dei Mostri” rappresenta un unico nel suo genere: la foresta di conifere e latifoglie fa da cornice naturale ad un complesso monumentale di colossali sculture raffiguranti mostri, animali esotici, personaggi della mitologia classica, alternate a costruzioni singolari come tempietti dalle stravaganti forme e case inclinate.

Qui i collegiali sono stati proiettati in un’altra dimensione, alla scoperta dei misteri nascosti tra i tortuosi sentieri del labirintico bosco, dove i colossi di basalto guidano lo spettatore verso un viaggio iniziatico ricco di simbolismo e di segreti, molti dei quali rimangono, ancora oggi, avvolti dal mistero.

Dopo aver visto la maestosa gigantomachia, la mostruosa Orca, lo spaventoso drago, le enigmatiche sfingi, la casa inclinata (che sembra violare ogni legge fisica, grazie all’illusione generata dal pavimento non ortogonale alle pareti) e mille altre bizzarrie, si conclude questa giornata di convivialità, fraternità.

Il viaggio è stato, senza dubbio, un’occasione per rafforzare l’unità che contraddistingue l’esperienza collegiale, per vivere a pieno il progetto formativo, ma anche di scoperta di alcune delle meraviglie nascoste della nostra penisola.

Il racconto di

Daniele Traini

Daniele Traini

Collegio "Nuovo Joanneum"

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