«Girando per il Paese e, soprattutto, assaggiando - ha sottolineato Colombo -, Artusi si accorse che l’Italia non c’era: i siciliani non conoscevano il risotto, i milanesi ignoravano cosa fossero gli spaghetti. Le barbabietole erano utilizzate solo dalle comunità ebraiche». Fu così che nacque l’idea di “fare gli italiani” cominciando dalla cucina. Si trattava, in definitiva, di rendere noto agli uni quello che non sapevano degli altri, utilizzando l’italiano come lingua comune.
Il ricettario, “La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene”, ebbe una vicenda editoriale travagliata, ma oggi è semplicemente “l’Artusi”, un punto di riferimento per la gastronomia e, secondo Colombo, «una metafora della fucina della nostra identità nazionale», da sempre composita e multiforme.
Un altro snodo importante, messo in luce in un discorso ricchissimo anche di aneddoti e retroscena su 150 anni di industria culturale e dello spettacolo, riguarda “L’Inferno di Topolino”, storia a fumetti pubblicata da Arnoldo Mondadori a partire dal 1949. Scritta da Guido Martina e disegnata da Angelo Bioletto, quest’opera - ha evidenziato il professore - è diversissima da quelle prodotte dalla Disney in America, perché recupera elementi grafici peculiari della nostra tradizione nazionale per educare intrattenendo attraverso la parodia di un testo colto. Ma, soprattutto, in quelle vignette miscela perfetta dell’intero immaginario disneyano, emergono l’amore e l’ammirazione per l’America da parte dei due autori. Questo sentimento, che è il tratto caratteristico dell’Italia degasperiana, è come uno specchio nel quale si riflette l’immagine di un Paese che vedeva oltreoceano un modello per risollevarsi dalla guerra.
Le ricette, i fumetti, le canzoni di Gaber e de “I Gufi”, le trasmissioni radiofoniche nell’Italia fascista, come “I Quattro Moschettieri”, gli eccessi di uno spettacolo televisivo quale “Indietro tutta!” di Renzo Arbore, i film di Sergio Leone e i Gialli Mondadori, l’eterna nostalgia per gli anni Sessanta del film “Sapore di mare” uscito all’inizio degli Ottanta, le infinite serie televisive delle piattaforme: tutti questi prodotti di ieri e di oggi che cosa raccontano del nostro Paese?
Cultura popolare e cultura delle élite, alto e basso sono, in realtà, le correnti di un unico grande flusso in cui tutti siamo immersi. Dentro questo fiume, in questi anni, Fausto Colombo ha insegnato a nuotare per scoprire chi siamo per davvero.