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La giustizia della bilancia va cambiata

14 giugno 2022

La giustizia della bilancia va cambiata

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Ex magistrato, giudice, sostituto procuratore, giurista e saggista, impegnato a diffondere i concetti di legalità e giustizia. Gherardo Colombo è intervenuto a Brescia, venerdì 10 giugno, in occasione della presentazione del nuovo master su Giustizia riparativa e Mediazione penale, proposto dall’Alta scuola di Psicologia, che vedrà anche la sua partecipazione.

«C’è bisogno di umanizzare il diritto penale, serve più rispetto per la persona anche se ha fatto cose orribili perché siamo uguali davanti alla legge. Abbiamo in vigore un codice penale pensato nel 1930, durante un periodo ben particolare. I dati ci dicono che la pena non è una forma preventiva: il 70% di chi va in carcere ci ritorna per lo stesso reato.

Per questo la giustizia riparativa può essere un’alternativa per rieducare il comportamento; per ristabilire di nuovo una relazione con l’altro. Per farlo, serve mettersi in un atteggiamento mentale dove la risposta alla trasgressione non sia solo la sofferenza».

Si innesca in questa prospettiva il master sulla giustizia riparativa dell’Università Cattolica; un’opportunità di formazione per futuri operatori nell’ambito delle procedure di mediazione penale che la legge delega Cartabia per la riforma del processo e delle sanzioni penali intende fortemente promuovere.

L’obiettivo è quello di preparare persone in grado nei diversi settori della vita sociale di promuovere un modo diverso di concepire la giustizia. «Non più secondo la giustizia della bilancia – precisa Luciano Eusebi, co-coordinatore del master, che da secoli caratterizza la nostra cultura, in base alla quale se al bene deve corrispondere il bene, al giudizio negativo che si dia dell’altro può corrispondere un agire corrispettivo nei suoi confronti, implicante il suo danno. Ma, al contrario, un modello della giustizia che alle fratture intercorrenti nei rapporti umani sappia rispondere in modo progettuale, onde tornare a rendere giusti, rispetto a tutte le parti coinvolte, rapporti che non lo siano stati. Un modello, del resto, che può esigere notevole impegno umano, in termini riparativi e perfino, se possibile, riconciliativi, superando l’equivoco per cui ritorcere il male sarebbe in grado di ristabilire il bene».

Nell’ambito particolarmente delicato del diritto penale si sta diffondendo in tutto il  mondo l’idea della restorative justice per promuovere modalità sanzionatorie consistenti un fare costruttivo, piuttosto che in un subire passivo, e, dall’altro lato, a creare le condizioni perché, anche di fronte a un reato, sia possibile, con opportuna preparazione dei mediatori, promuovere percorsi di responsabilizzazione sui fatti offensivi posti in essere: fino a un confronto diretto tra imputato e parti offese. 

Percorsi dei quali possa essere data relazione al giudice, senza inficiare i diritti difensivi, di modo che, come auspica la riforma Cartabia, se ne possa tenere conto sia ai fini della conclusione di un processo, sia nella fase di esecuzione della pena, ma anche, auspicabilmente, in una fase anteriore al processo.

Un articolo di

Antonella Olivari

Antonella Olivari

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