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La matematica smaschera il gioco d’azzardo

17 dicembre 2020

La matematica smaschera il gioco d’azzardo

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Al gioco non si vince mai. Lo conferma il calcolo delle probabilità, inventato nel 1650 dal Cavalier de Méré, assiduo giocatore di dadi, e successivamente perfezionato dal matematico e amico Blaise Pascal.

Lo ha spiegato Alessandro Musesti, docente di Matematica, a più di 700 studenti di scuola superiore che si sono collegati per la lezione di educazione civica, parlando del gioco d’azzardo, declinato secondo una prospettiva che mixa logica e calcoli matematici.

Ne è un esempio il semplicissimo gioco del lancio della moneta “testa o croce” che tutti noi abbiamo sperimentato una volta nella vita. Supponendo di giocare in due persone che scommettono una su testa e una su croce, il banco ha infatti il doppio delle possibilità di vincere rispetto ai due contendenti. Come? Semplicemente perché la possibilità che il verdetto sia testa per due volte consecutive o croce per due volte consecutive, è esattamente la metà rispetto al fatto che il risultato dei lanci sia testa/croce o croce/testa. I giocatori - è bene ricordarlo - non sono mai due, bensì tre: giocatore 1, giocatore 2 e il banco.

Non va meglio alla Roulette, ruota numerata da 0 a 36, dove la probabilità che noi abbiamo di individuare il numero vincente è di 1 su 37.

Diverso e più complesso è il gioco del lotto, dove ho 5 possibilità su 90 di azzeccare un numero. Questo significata che ho 1/18° di possibilità di vincita e 17/18’’ di perdita che, tradotto in valore economico, equivale a perdere 32 centesimi per ogni euro giocato. Le sorti, peraltro, non migliorano affatto nell’ipotesi di tentare una cinquina: il valore atteso di vincita è dello -86, il che equivale a perdere praticamente quasi tutto quel che ho investito giocando.

Vale dunque ora la pena di illustrare il significato di “valore atteso” «che è legato alla probabilità degli eventi e si calcola moltiplicando il guadagno di un evento per la relativa probabilità e sommando tutti gli eventi. Se davanti al risultato del valore atteso si trova il segno + allora abbiamo qualche possibilità di guadagno, viceversa no - ha spiegato il prof. Musesti agli oltre 700 studenti collegati da remoto - Guadagno che, tuttavia, è da considerare tale se giocando una volta sola vinciamo, poiché sulle giocate reiterate sul medio e lungo periodo il banco vincerà sempre».

Tuttavia, se al lotto o alla roulette, molto di rado, il banco può “saltare” grazie ad un colpo di fortuna, esistono giochi strutturati affinché il banco non salti mai. Ne sono un esempio le scommesse sportive o il Superenalotto.

In quest’ultimo, ad esempio, il gestore guadagna sempre il 40% della puntata e senza rischio, mentre il valore atteso per il giocatore che tenta di indovinare la sestina vincente è di 1 su 622 milioni. Se a ciò aggiungiamo il fatto che, ad oggi, il premio più alto di sempre è stato di 209 milioni di euro (nel 2019) ma che di norma è molto più basso, è evidente come il valore atteso sarà dunque sempre negativo, rendendo il Superenalotto un gioco in grande perdita per chi decide di cimentarvisi.

È questo il secondo incontro organizzato dalla Facoltà di Scienze matematiche, fisiche e naturali per raccogliere l’appello di docenti ed insegnanti di licei ed istituti scolastici con l’iniziativa “Cittadini consapevoli nell'era digitale - Itinerari di educazione civica”. 

Il primo appuntamento, a cura dei docenti dal corso di laurea in Fisica, ha riguardato il ruolo delle fonti rinnovabili nella lotta ai cambiamenti climatici, evidenziando il ruolo delle diverse tecnologie di produzione energetica sul medio (2030) e lungo termine (2050), per scoprire come quelle ad oggi meno diffuse siano in realtà quelle che potrebbero fare la differenza nella lotta ai cambiamenti climatici in corso sul Pianeta.
 

Un articolo di

Bianca Martinelli

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