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Anziani più digitali dopo la pandemia da Covid-19

31 gennaio 2025

Anziani più digitali dopo la pandemia da Covid-19

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Anziani digitali rinforzati, o resilienti, o resistenti. Queste tre tipologie di persone tra i 65 e gli 80 anni sono state definite dal ILQA-19 “The Longitudinal Study on Older People’s Quality of Life During the Covid-19 Pandemic” (2020 – 2024) che indaga le conseguenze dell’epidemia di COVID-19 nella vita quotidiana degli anziani, esplorando in particolare l’uso delle risorse digitali e le trasformazioni intervenute nel tempo delle reti familiari e sociali. 

La ricerca è stata finanziata dalla Fondazione Cariplo nell’ambito del progetto “ACTIVE-IT. Active ageing in changing societies. Older people’s social and digital resources in pandemic and post-pandemic Italy”. Capofila del progetto è l’Università Milano Bicocca, responsabili della III e IV indagine ILQA sono i ricercatori dell’Università Cattolica del Sacro Cuore Simone Carlo, Sara Nanetti, Francesco Diodati, e sono coinvolte anche l’Università di Pavia e la Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana. 

La ricerca, cominciata nel maggio 2020, prevedeva interviste a distanza di un anno a un panel di 40 anziani e anziane residenti in dieci borghi della provincia di Lodi, al centro dell'emergenza COVID-19 nel marzo 2020 (prima zona rossa europea). 

Arrivato alla IV rilevazione (2023/2024), e con un approccio longitudinale, lo studio sta esplorando nel tempo le conseguenze del COVID-19 sulla qualità della vita delle persone anziane e sulle pratiche di vita quotidiana, concentrandosi sulle risorse attivate e sulle strategie adottate per reagire alle sfide poste dall'epidemia. Nello specifico si stanno esplorando nel tempo i rischi e le opportunità connessi alla crescente digitalizzazione nei servizi per le persone anziane.

 

A distanza di quattro anni dalla prima rilevazione, emergono alcuni risultati interessanti che permettono di individuare profili diversi di anziani digitali a seconda del precedente background tecnologico. 

Il primo gruppo è costituito dagli “anziani digitali rinforzati”, vale a dire attrezzati digitalmente già prima del Covid-19. Si tratta di fruitori consapevoli delle tecnologie che hanno incrementato il loro uso durante e dopo la fase emergenziale. 

Sono stati poi identificati gli “anziani digitali resilienti”, ovvero i soggetti in fase di acquisizione delle competenze digitali che al termine dell’emergenza hanno in parte continuato a utilizzare alcuni servizi digitali (SPID, eGov), abbandonandone altri (videochiamate, ecommerce) in una logica di scelte e opportunità e di desiderio di tornare alla normalità. 

Infine, gli “anziani digitali resistenti” sono rimasti estranei al mondo delle tecnologie anche durante l’emergenza. Tali anziani senza competenze digitali possono comunque fare affidamento su reti familiari strette. Gli intervistati inquadrano questo aiuto all’interno di un modello culturale non individualista e basato su tradizionali forme di reciprocità fra le generazioni. D’altro canto, però, altri interlocutori lamentano la perdita della propria indipendenza a causa della recente digitalizzazione dei servizi. In questi casi, la dipendenza dal supporto dei figli e delle nuove generazioni è vista come un impoverimento del proprio status individuale e come una forma di controllo che limita la realizzazione personale.

L’emergenza Covid-19 ha notevolmente aumentato l’offerta di servizi digitali (pubblici ma anche di comunicazione e intrattenimento) ma non si è notato il corrispettivo aumento dell’uso da parte delle diverse fasce della popolazione. In particolare, la diffusione dell’uso dei servizi digitali è stata più lenta nelle fasce di popolazione più anziane. 

Il rapido processo di digitalizzazione durante la pandemia di COVID-19 non ha colmato il divario tra utenti anziani digitalizzati e non, ma lo ha piuttosto ampliato. Se da un lato ha avvantaggiato chi ha una rete di supporto, dall'altro tende ad emarginare ancora di più gli anziani isolati che devono affrontare un processo di digitalizzazione dei servizi (pubblici) senza avere l’aiuto necessario e rischiando così di essere ulteriormente svantaggiati.
 

Un articolo di

Sara Nanetti

Sara Nanetti

ricercatrice in Sociologia dei processi culturali e comunicativi

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