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Autonomia sindacale e democrazia pluralista

13 maggio 2025

Autonomia sindacale e democrazia pluralista

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Il tema del sindacato e della democrazia, tra autonomia e pluralismo, interseca le norme costituzionali e un vissuto esperienziale particolarmente sentito in Italia negli anni Settanta e Ottanta. Questi temi si ritrovano nel volume di Salvatore Vento, “Carniti e Berlinguer: due sinistre a confronto” (Franco Angeli, 2025), una ricerca storico-sociologica che analizza la crisi dei rapporti sindacali negli anni Ottanta attraverso gli eventi di quel periodo caratterizzato dal referendum sulla scala mobile, dalla solidarietà nazionale, dal compromesso storico, dagli accordi di concertazione del 1992-1993, alla luce del vissuto dell’autore, sindacalista della Cisl e ricercatore dei fenomeni sociali. Sullo sfondo di tali vicende si contrapponevano le diverse visioni politiche di Pierre Carniti, fautore di un sindacato inteso quale soggetto politico autonomo, e di Enrico Berlinguer, che considerava il PCI prioritario rispetto al sindacato dato che propugnava le istanze della classe operaia.

Su questi temi l’Archivio per la storia del movimento sociale cattolica in Italia e il Dipartimento di storia dell’economia, della società e di scienze del territorio “Mario Romani” hanno organizzato il 9 maggio un seminario di studio moderato dal giornalista Dario Di Vico (Corriere della Sera) e introdotto dal saluto del direttore dell’Archivio Andrea Maria Locatelli e dal presidente dell’Associazione culturale “Vera Nocentini” Enzo Pappalettera, i quali hanno evidenziato la capacità riformistica dei soggetti coinvolti e la lunga genesi del volume, ricco e articolato, che illustra un periodo significativo per la storia del sindacato in Italia, con collegamenti ai nostri giorni.

A dare la cornice al tema in discussione, “Autonomia sindacale e democrazia pluralista”, è stato Andrea Michieli, giovane studioso di Diritto costituzionale dell’Università degli Studi di Padova, che ha illustrato la prospettiva di fondo dei costituenti, l’idea di democrazia di cui si fecero carico, dal punto di vista politico, economico e sociale, tra l’articolo 1 della Costituzione relativo al fondamento lavoristico e al lavoro come identificativo della persona, e gli articoli 45 e 46 sull’organizzazione dell’impresa e la partecipazione dei lavoratori che prevedono un processo di democratizzazione nella libera attività economica, realtà che – a detta del relatore – non si è realizzato.

Una testimonianza concreta è venuta dalla tavola rotonda alla quale hanno partecipato Gian Primo Cella, già docente di Sociologia economica e attivo nella Cisl, Anna Catasta, già parlamentare europea e attiva nella Cgil, Fiorenzo Colombo, sindacalista Cisl come Sandro Antoniazzi, che ha inviato un messaggio scritto.

I loro interventi hanno illustrato il rapporto dei partiti con le tre principali sigle sindacali, le politiche di concertazione e di centralizzazione, le relazioni tra sindacati e PCI per la valorizzazione della classe operaia, la difficile autonomia sindacale a causa della debolezza dell’offerta politica dei partiti e anche dal governo, la battaglia per l’autonomia dei corpi sociali che diventa battaglia per la sussidiarietà.

Nelle parole conclusive dell’autore Salvatore Vento è emersa l’importanza di un ambiente di pluralismo culturale per il sindacato al fine di comprendere la realtà sociale: oggi sono iscritti al sindacato il 35% dei lavoratori dipendenti in servizio, una percentuale significativa che sottolinea come i corpi intermedi siano di fondamentale importanza in relazione al loro radicamento nei luoghi di lavoro e nei territori.

Tale radicamento rappresenta il punto di forza dei sindacati per la tutela del mondo del lavoro e la sua attualità soprattutto in questo periodo di grandi cambiamenti tecnologici.

Un articolo di

Agostino Picicco

Agostino Picicco

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