Come per la maggior parte dei cattolici del suo tempo, l’Università Cattolica era per Elio Sgreccia un “luogo del cuore”. Cresciuto nelle fila dell’Azione Cattolica dei primi decenni del Novecento, egli vedeva nell’Ateneo un dono del Sacro Cuore, per la cui fondazione personalità quali Gemelli, Necchi, Olgiati, Lombardo, la Beata Armida Barelli avevano infuso le loro energie e, soprattutto, la loro fede. Negli anni ‘70 fu chiamato a servire questa grande Istituzione per la quale mise a sua volta a disposizione la fede, le forze e le competenze del suo sacerdozio che, in Diocesi, si era arricchito dell’esperienza educativa di Vice Rettore e Rettore del Seminario regionale di Fano.
Iniziò il servizio in Cattolica come pastore e rimase sempre pastore - “don Elio” - anche quando impegni e cariche accademiche sarebbero bastati ad assorbire tempo ed energie. Ma proprio per questo coltivò con cura lo studio e la ricerca, consapevole che la scienza, quando si nutre dello sguardo di verità, è sempre un servizio alla dignità della persona e all’intangibilità della vita umana. Su questi valori Sgreccia elaborò e promosse la sua bioetica, basata sul personalismo ontologicamente fondato e sempre proiettata all’attenzione alla persona concreta da servire, educare, accompagnare, proprio come fa un pastore; tanto che, negli ultimi tempi, segnati peraltro dal servizio alla Santa Sede – presso il Pontificio Consiglio per la Famiglia e la Pontificia Accademia per la Vita -, egli mise a punto la «pastorale della vita», affidandone la cura all’Associazione "Donum Vitae".
«Elio Sgreccia. Una vita con la scienza, per amore di Cristo e dell’uomo»: il titolo dell’evento del 6 giugno, giorno del suo compleanno, richiama proprio il binomio tra Bioetica e Pastorale della vita, che il convegno ha messo a fuoco, specialmente con le relazioni di S. E. Mons. Alberto Bochatey, vescovo di La Plata e Direttore dell’Istituto di Bioetica dell’Università Cattolica di Argentina, e di Gabriella Gambino, Sottosegretario del Dicastero per i laici, la famiglia e la vita. A queste si sono unite testimonianze a più voci: dall’Università Cattolica i professori Gennaro Nuzzo e Maria Luisa Di Pietro, il dottor Giovanni Manganiello e don Paolo Bonini; dalla sua terra d’origine S. E. Mons. Andrea Andreozzi vescovo di Fano, Fossombrone, Cagli, Pergola; infine Rossella D’Ambra, sua segretaria negli ultimi anni.
Assieme ai saluti istituzionali dell’Assistente Ecclesiastico generale dell’Università Cattolica S. E. Mons. Claudio Giuliodori, del Vice Preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia prof.essor Alessandro Sgambato, di Monsignor Andrea Manto in rappresentanza della Diocesi di Roma, sono stati proiettati in video i messaggi del professor Antonio Spagnolo e dell’On. Alfredo Mantovano, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Il tutto, moderato dal giornalista di Avvenire Francesco Ognibene, ha contribuito a tracciare un ricordo, a far rivivere una storia ma anche a riproporre l’insegnamento di Elio Sgreccia, prezioso e straordinariamente attuale: per l’Università Cattolica, chiamata a rispondere a sfide sempre nuove che agitano le acque della scienza, tenendo fermo il timone di una ricerca e di una clinica rispettosi della dignità della vita, della corporeità, della sofferenza, della morte; per la nostra Associazione, a cui don Elio ha chiesto di diffondere il Vangelo della vita essendo ponte tra l’ambito scientifico e la cura pastorale.
E l’attualità del messaggio ha risuonato nel corso del convegno dal Centro Congressi della Sede di Roma dove egli tante volte aveva parlato, anche attraverso il “Premio Elio Sgreccia per la Pastorale della vita”, indetto dalla Donum Vitae e conferito per la prima edizione a Sara Gramaccioni: mamma di tre figli, di cui due bimbe accolte e accompagnate in Cielo per una malformazione diagnosticata in gravidanza; infermiera dei piccoli presso il Bambino Gesù e collaboratrice del Centro Studi e ricerche per la regolazione naturale della fertilità.
L’Eucaristia, presieduta dal vescovo di Fano, ha concluso l’iniziativa con un ringraziamento a Dio per don Elio e i semi che egli ha sparso e affidando alla Provvidenza i frutti che ancora ne verranno, dei quali siamo certi perché, come gli amava ripetere, «il meglio sta sempre dinanzi ed è sempre possibile!».